I pescatori di Mazara non torneranno per Natale. Il vescovo: "Inviate corpi speciali per liberarli"
"Sembra di essere fermi al primo settembre. Sono trascorsi cento giorni e non abbiamo ancora notizie dei nostri pescatori. Dal Governo, dalla Farnesina non ci fanno sapere niente. Non ci danno alcuna speranza che per Natale i pescatori possano trascorrere le feste con i loro cari". A parlare con l'Adnkronos è Marco Marrone, armatore del peschereccio Medinea, che con l'altra imbarcazione, Antartide, è stato sequestrato dalle autorità libiche.
"Le notizie sono sempre uguali, a parte la telefonata dell'11 novembre con i familiari dei pescatori italiani", dice Marrone. "A noi dicono dal Governo che stanno lavorando sotto traccia, senza fare rumore, perché sono cose delicate e conviene usare un profilo basso. Intanto, sembra che non si muova niente".
Sul suo peschereccio ci sono due italiani e quattro tunisini. "Ma sono tunisini nati e vissuti sempre a Mazara - dice l'armatore - già da prima che io nascessi". E dice: "Io spero che vengano trattati tutti allo stesso modo i 18 pescatori sequestrati, gli italiani e gli stranieri" perché "a novembre la telefonata è arrivata solo per gli otto italiani". Ecco perché "da quella chiamata tutti hanno iniziato a chiedere, ma per noi sono 18 pescatori di Mazara del Vallo al di là della loro nazionalità". Marrone si augura che i pescatori "tornino a casa prima di Natale ma non ho nessuna certezza, né dal Governo mi hanno dato nessuna speranza. Sarebbe un bellissimo regalo per tutti noi", dice emozionato.
Nell'impotenza del governo, l'unico ad usare parole forti è il Vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero: " Quella che è stata compiuta è un’ingiustizia, perché non ci sono ragioni che giustificano questo durissimo e gravissimo atto di ostilità”.
Per monsignor Mogavero il “caso” dei 18 pescatori riporta alla luce l’annosa questione delle acque internazionali: “Chi ha la responsabilità deve impegnarsi affinché questi episodi non si ripetano più; in altri tempi abbiamo tollerato episodi simili che si sono conclusi in tempi molto più ravvicinati. Adesso diciamo che è stata superata ogni misura”.
La Diocesi guidata da monsignor Mogavero sin dalle prime settimane dopo il sequestro è stata a fianco i familiari dei 18 pescatori (cattolici e musulmani), pagando le utenze domestiche e sostenendo anche l’acquisto di beni di prima necessità per i bambini delle coppie giovani i cui mariti sono sequestrati in Libia.
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