“Cronaca di un banner sbagliato, di una polemica annunciata ( e necessaria) e della tragicomica replica istituzionale” questo è il titolo che avevo scelto per l’articolo che state leggendo ma capisco che in redazione subirà quasi certamente delle modifiche a causa della lunghezza; bene, ci tenevo che voi lo sapeste, ma adesso andiamo avanti, ne leggerete delle belle.
Nella giornata di martedì 24, all’ingresso di via Giovanni Amendola, viene appeso un banner per promuovere l’attività dello “Sportello di Ascolto e Antiviolenza “Diana” di Salemi, un servizio encomiabile che “si avvale della consulenza gratuita di professionisti quali psicologi e assistenti sociali al fine di contrastare il terribile fenomeno della violenza”. Tutto normale fino a questo punto, no?
Nella stessa giornata è la pagina Facebook “Salemi 2024- Domenico Venuti Sindaco” a presentare il banner alla cittadinanza e non, attraverso un post che recita così “In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle Donne” l’assessorato alle Politiche Sociali ha installato un banner a sostegno della causa […]”. Gli occhi di tutti si concentrano però sulla scritta e la grafica del banner e l’incredulità è tanta.
“No alla Violenza. Non sei Solo!” una scritta a dir poco errata che si attira una scia di aspre critiche, da parte di donne che si sono sentite offese e di giovani nel 2020 non pensavano più si potesse arrivare a tanto (lo ammetto, sono uno di quelli). Per giustificare quell’errore, che non è solo grammaticale, ma soprattutto sociale e culturale, si pensa ad un possibile errore tipografico e più persone chiedono la rimozione del banner per il giorno seguente, il 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle Donne.
A molti da fastidio quell’aggettivo “Solo” al singolare maschile tanto da non capire a chi possa rivolgersi visto che ai lati della scritta troviamo due nastri rossi, simbolo della lotta contro la violenza sulle donne.
Insomma è sotto gli occhi di tutti che chiunque abbia realizzato la grafica di quel banner ha sbagliato e pure tanto.
Basta leggere la polemica che di ora in ora infuria sui social, ci si aspettano chiarimenti istituzionali che, come ormai solito, arriveranno solo tardi e su canali certamente non istituzionali, ma di quello parleremo più avanti.
Più che sterili critiche, all’amministrazione si rivolgono proposte, spesso condivise con l’intenzione di lanciare un segnale in una giornata in cui si dovrebbe ricordare esclusivamente la violenza sulle donne (considerato il fatto che altri tipi di violenze hanno giornate dedicate differenti).
Il giovane Francesco Russo sempre su Facebook scrive “oggi basterebbe staccare quello striscione e porre delle rose sui due lati dell’ingresso di via Amendola. Non servirebbero slogan, manifestazioni, sfilate, panchine abbandonate ecc basterebbe un semplice gesto. In silenzio.” E invece? Al via le commemorazioni, l’omaggio floreale sulla panchina, le presenze istituzionali, mentre indisturbato, il banner sbagliato giganteggia sulla piazza.
Finalmente arriva la replica tanto attesa dell’assessore ai Servizi Sociali e Pari opportunità Gandolfo, non di certo attraverso un comunicato istituzionale, ma attraverso una dichiarazione rilasciata in un articolo giornalistico. Se l’intervento poteva servire per fare chiarezza (in fondo bastava ammettere un errore riconosciuto da tanti) il tutto assume connotati tragicomici. Ma come? C’è una cittadinanza in rivolta, donne e giovani che chiedono più rispetto, più attenzione e dall’amministrazione si rivendica fieri e orgogliosi la scelta di aver adottato il singolare maschile, “solo”, perché la Violenza “si riferisce al genere umano”. Proprio il giorno dedicato alle donne? Proprio adesso che la cronaca ci racconta di altri due femminicidi?
E avanti tutta con le critiche e le contestazioni, si lancia l’hastag #nonseiSOLA, si chiede la correzione, la rimozione, l’utilizzo di un linguaggio inclusivo, fatto di “*” e “@”, siamo o no nel ventunesimo secolo?!
Eppure ancora tutto tace, l’amministrazione sembra non essere pervenuta, mentre anche deputati nazionali, come Marco Di Maio contattati, manifestano tutto il loro sdegno, “Mi sembra una vergogna assoluta” e la coordinatrice provinciale di Italia Viva, da sempre impegnata a favore dei più deboli e delle donne Francesca Incandela, commenta “E’ un errore grave e grossolano. Bastava che l’amministrazione rimediasse all’errore “tecnico” invece di addurre false giustificazioni in merito che sono inaccettabili.”
Insomma, la polemica non sembra placarsi, chiediamo però all’amministrazione di non barricarsi dietro verità assolute ed imparare ad ascoltare, accettare di sbagliare (sbagliamo tutti), fare più attenzione alle Parole e correggersi; è doveroso e poi non è mai troppo tardi per rimuovere quel banner.
Filippo Triolo