Una donna è stata condannata dal Tribunale di Trapani a sei mesi di reclusione per lesioni personali aggravate, mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice, violazione degli obblighi di assistenza familiare e sottrazione di minore.
Tutti reati commessi in danno dell’ex marito. “Oggetto” del contendere il bambino della coppia, che lei non voleva far vedere al marito, nonostante un provvedimento del giudice civile glielo imponesse. Ed è, questa, già la seconda condanna subita dalla donna per lo stesso motivo.
La prima, infatti, l’ha subita perché impediva anche ai suoceri di vedere il bambino. In questo secondo processo, è emerso che l’ex marito, quando doveva esercitare il suo diritto di visita al bambino, veniva aggredito dall’ex moglie, che in un’occasione gli sfondò, con un bastone, anche il lunotto posteriore dell’auto, all’interno della quale c’erano il piccolo e una parente. Per questi e altri fatti, in sede civile, il bambino è già stato collocato nel contesto paterno e adesso la sezione penale del Tribunale di Trapani (giudice Francesco Giarrusso) ha condannato la donna. Anche al risarcimento dei danni in sede civile. Al padre, per parecchio tempo, è stato negato di vedere il figlio con comportamenti violenti e ostruzionistici. Sul fronte civile, ad assistere il padre è l’avvocato Laura Errera, che ha dichiarato: “Si registra un sempre crescente aumento della cosiddetta alimentazione genitoriale, ossia il comportamento del collocatario che vieta ogni contatto con l’altro genitore con comportamenti omissivi e commissivi.
Anche questa è una forma di violenza molto subdola. In questo caso, dopo false accuse al padre e nessuna collaborazione con lui, la madre ha iniziato a usare violenza. Ma spesso si tratta di comportamenti più subdoli e difficili da provare”. Nel processo penale, ad assistere l’uomo, costituitosi parte civile, sono stati gli avvocati Stefano Pellegrino e Carlo Ferreri.