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16/11/2020 13:40:00

Omicidio Indelicato, il papà di Margareta: “Se mia figlia è colpevole è giusto che paghi. Ma io voglio la verità

 “Se mia figlia è colpevole è giusto che paghi. Ma io voglio la verità”. Incalzato dalle domande di Daniela Troja, presidente della Corte d’Assise di Trapani, Giacomo Buffa si è lasciato andare a questa, pesante, esternazione.
Questa mattina, il teste è stato ascoltato nell’ambito del processo a carico della figlia Margareta Buffa, chiamata a rispondere dell’omicidio di Nicoletta Indelicato.

“Margareta e Nicoletta – ha detto – erano come sorelle. Erano sempre insieme. Talmente legate che ricordo che il Natale del 2018, Nicoletta lo ha trascorso a casa mia. I suoi genitori erano fuori e suo fratello era stato invitato da un amico”.

Giacomo Buffa adottò Margareta nel 1993 “affidandomi ad un avvocato di Bucarest. Non ho altri figli. Quando Margareta arrivò a casa mia aveva tre anni e mezzo. Si è sempre comportata bene sia con me sia con mia moglie e quando la mamma venne ricoverata al Cervello di Palermo perché affetta da tumore lei l’ha assistita fino alla sua morte”.

Dopo la perdita della mamma, Margareta ha continuato a vivere con il padre adottivo. “Quando io iniziai a frequentare una signora, lei era d’accordo. Anche Nicoletta conosceva quella persona con cui aveva allacciato una relazione”.

Giacomo Buffa conosceva anche Carmelo Bonetta, già condannato per l’omicidio Indelicato. “Me lo ha presentato mia figlia. A me non è piaciuto ed ho invitato Margareta ad allontanarsi da lui. Non era il suo fidanzato. Erano solo amici”. Nonostante il buon rapporto con la figlia, Giacomo Buffa di Margareta, però, sapeva ben poco: “So che lavorava come segretaria in un ufficio, ma non conoscevo il suo datore di lavoro. Così come non conoscevo, ad eccezione di Nicoletta, i suoi amici. E lei ne aveva tanti”. Non sapeva nemmeno delle gravidanze e dei successivi aborti della figlia: “I giovani d’ oggi non sono come quelli di un tempo”. Poi ha rivelato un particolare inquietante: “Un giorno Margareta mi disse che mi aveva salvato il culo, perché mi volevano ammazzare. In quella circostanza mi fece anche il nome di Marino”.

Secondo la versione del padre, qualcuno avrebbe chiesto a Margareta 7mila euro, la somma che la ragazza avrebbe sborsato, ricorrendo ad un prestito, perché ricattata: tuo padre ha molestato una bambina. “Papà ci ricattano e ci controllano”. Ma chi? Giacomo Buffa non ha saputo fornire alcuna spiegazione.  Su uno dei coltelli spariti dal set custodito in cucina, il testimone ha detto: “L’ho buttato io perché mentre stavo lavorando ad un tavolo si è rotta la punta”.

Nel corso dell’udienza è stato conferito l’incarico al perito fonico romano Marco Zonaro che dovrà eseguire un accertamento strumentale su alcuni passaggi di una intercettazione – Margareta Buffa e Carmelo Bonetta parlano mentre sono nella sala d’attesa dei carabinieri – sulla quale l’avvocato Ornella Cialona, che assiste l’imputata, ha sollevato dei dubbi sulla parzialità di quella conversazione, chiedendo, di conseguenza, una integrazione. La prossima udienza è stata fissata per il 14 dicembre.



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