I vertici della Sanità trapanese e regionale si affannano a dire che va tutto bene, chi invece è in trincea, tra i reparti degli ospedali siciliani dice che così non è. I medici non reggono, sono pochi, i posti letto scarseggiano, gli ospedali sono allo stremo nella lunga lotta al Coronavirus.
A Marsala le sale operatorie verranno convertite in Terapie Intensive, questo significa che per le urgenze non ci sarà possibilità di operare nel nosocomio cittadino, che serve un bacino di circa 100 mila abitanti.
Le partorienti partoriranno al quinto piano.
Tutte le criticità verificate e portate a conoscenza della cittadinanza, perché i cittadini hanno il dovere di sapere cosa accadrà loro in caso di un malessere, vengono lette dalla politica come “polemiche” o “allarmismi”.
Nessuno ha mai detto che l’ospedale Paolo Borsellino non doveva essere convertito in Covid Hospital , semmai è sembrato pretestuale e anche imbarazzante convertirlo ad elezioni amministrative marsalesi concluse. Lo sapevano tutti, tacevano appositamente. Complici di una politica regionale che ha avuto mesi per prepararsi alla seconda ondata e invece ha preferito dedicarsi ai bonus vacanze, poi a quelli matrimoniali, e al far finta che tutto era finito.
Continuano a dire che va tutto bene, che la situazione è sotto controllo e che ogni reparto non sia in pressione. Come ha fatto proprio ieri il sindaco di Marsala, Massimo Grillo.
Accade però che un signore marsalese arriva in ospedale in condizioni serie, tanto da trattenerlo, si tratta di un cardiopatico con insufficienza respiratoria e altre complicanze. La notte stessa vengono allertati i familiari, il paziente deve essere dimesso, non c’è posto per lui in ospedale e in nessun altro della provincia. Dimesso in condizioni gravi, lo dice il referto. Inizia lo scarica barile delle responsabilità tra i medici e gli operatori del 118, secondo i primi i soccorritori non possono portare in ospedale a Marsala nessun soggetto in quelle condizioni, perché Covid Hospital. Atteso che per lo sbarellamento spesso si impiegano ore.
Ci sono persone che soffrono, familiari in ansia. Una speranza appesa ad un filo e la corda della fiducia spezzata.
È questo quello che accade quando non c’è più una regia seria e capillare in sanità. E nonostante si affannino a dire il contrario è innegabile: la sanità siciliana è allo sbando.
Poi c’è Massimo Grillo, sindaco di Marsala, soprattutto ex assessore regionale alla Sanità, che comunica i dati dei positivi a Marsala: “294 attualmente positivi, 91 guariti, 4 deceduti e 4 attualmente ricoverati presso strutture ospedaliere al di fuori del territorio provinciale”.
Si sta effettuando una azione di monitoraggio, in questo momento dedicato alla popolazione scolastica, con sistema drive in, questo dovrebbe permettere di adottare delle misure idonee a fronteggiare e limitare il contagio. Rimane solo una speranza.
C’è il vicino sindaco di Mazara del Vallo, Totò Quinci, che emette delle ordinanze per evitare assembramenti nelle zone della città, invece a Marsala il Primo Cittadino si limita, nonostante la crescita esponenziale dei positivi, ad apparire su Facebook con le sue dirette e i suoi messaggi in cui da solo si dice quanto sia bravo ad avere portato il reparto di Pneumologia a Marsala. Falso.
I medici del Paolo Borsellino hanno lottato con le loro forze per assicurare ai pazienti affetti da Covid tute le cure necessarie, che non possono assolutamente prescindere dalla Pneumologia. Battaglia che Tp24 ha sposato nell’unico interesse della collettività.
Il sindaco Grillo afferma di essere in contatto continuo con l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, del resto è la sua parte politica. L’obiettivo è quello di “Individuare possibili soluzioni aggiuntive rispetto al nostro nosocomio per far fronte all'emergenza nel caso in cui i numeri dovessero prendere il sopravvento”.
Ieri scadevano i termini, previsti dalla Regione, per i posti letto in Terapia Intensiva, a Marsala sono stati rispettati, ne erano previsti 12 e ne sono stati realizzati 12, la prossima scadenza è il 30 novembre dove i posti dovrebbero diventare 18, 90 i posti in Malattie Infettive, 10 i ricoveri in bassa complessità.
Nel dibattito è entrato Carmelo Miceli, deputato nazionale del Pd: “Ci aspettiamo che il Presidente annunci che il piano sia stato rispettato e che in ogni singolo presidio ospedaliero siano stati effettivamente realizzati i posti letto, sia di Terapia intensiva che non.
Quello che risulta evidente è che la curva di contagio continua a salire esponenzialmente. Non appare normale che abbiamo dovuto apprendere dalla stampa locale a che la Regione si sente serena e rassicurata dal fatto che due Fisici incaricati dalla stessa Regione abbiamo fatto uno studio e realizzato delle proiezioni di calcolo che rilevano la seguente situazione: il 18 novembre ci dovrebbero essere 44.550 contagiati e dopo 4 giorni, cioè il 22 novembre, r in Sicilia si arriverebbero ad avere più di 50.100 positivi! Ma come si fa ad essere sereni con questi dati? Cosa c’è che fa sentire sereno il presidente della Regione ?
Il 23 ottobre noi, con uno scenario che mostrava 9.136 contagi totali, chiedavamo un lockdown breve ma totale. Perché si è dovuti arrivare a tutto questo? E’ normale che il Presidente Musumeci a luglio presentava al governo un piano di organizzazione sanitaria che era un banale impegno di spesa? I piani inviati a luglio non avevano i dettagli operativi che consentissero di renderli cantierabili.
Dopo sollecitazioni da parte del governo nazionale il governo regionale ha presentato un piano, con data inizio lavori di riorganizzazione sanitaria al 31 ottobre, dando per di più la colpa del ritardo al governo centrale. In Sicilia, dunque, nessun intervento era stato posto in essere nei mesi addietro, solo uno scarica barile sulla pelle dei cittadini. Dove sono le misure di ristoro che la regione ha previsto per le categorie in crisi? Dove sono i fondi della Finanziaria? Dove sono i fondi ai Comuni?Ha speso tante energie però per fare battaglia su colore giallo o verde ma per i cittadini niente”.
Miceli, infine, entra nel merito dei soccorsi prestati dal 118: “ Le ambulanze restano in fila per ore e non possono andare a fare attività di primo soccorso, gli non ricevono le comunicazioni di dove ci sono posti liberi per accogliere i pazienti. Il Presidente Musumeci poteva e doveva agire prima ed oggi magari, avrebbe avuto una Regione con meno contagi, attività commerciali ristorate economicamente”.
A questo si aggiunga che i mezzi del 118 rimangono in attesa per ore prima di avere l’ambulanza sanificata e pronta per il riutilizzo, ci vogliono undici passaggi, per questo vengono utilizzati mezzi dei privati.