Salvatore Spagnolo, cardiochirurgo, autore di uno studio che sta facendo un po’ discutere sul Coronavirus. Il Covid è un nemico nuovo, che conosciamo poco e impariamo a conoscere con il tempo. Lei ha una competenza specifica nel trattamento dell’embolia polmonare invasiva. A Marzo lei ha avanzato un’ipotesi sulle cause di morte da Covid 19. Ce la può spiegare?
Sì, osservando l’andamento clinico dei pazienti ricoverati nel mese di marzo, sembrava che la patologia più che a una polmonite somigliasse a un embolia. Cioè i pazienti venivano ricoverati, non riuscivano ad essere controllati nella loro saturazione, molte volte neanche rispondevano ai respiratori. Questo mi dava più l’impressione che fosse come un’embolia che come una polmonite. Ho esposto il tutto alle autorità sanitarie ma all’inizio nessuno prese in considerazione questa ipotesi, alcuni la dichiararono apertamente come una bufala addirittura. Ovviamente per acquisire la paternità di questa ipotesi pubblicai il mio studio su un giornale scientifico americano. Il mese successivo a Bergamo fecero delle autopsie dalle quali emergeva che nei polmoni dei pazienti deceduti per Covid erano presenti dei grossi trombi nelle arterie principali e dei piccoli trombi in quelle periferiche, confermando così l’ipotesi di embolia. La cosa strana è che gli stessi medici che avevano dichiarato la mia ipotesi una bufala poi hanno tentato di impadronirsi della paternità della mia tesi.
Lo scontro all’interno del mondo scientifico assume toni molto accesi. Fu così che l’Eparina è stata introdotta nella terapia dei pazienti in terapia intensiva, con dei miglioramenti clinici. Cos’è l’Eparina?
E’ un farmaco che utilizziamo ogni giorno in cardiochirurgia per tenere fluido il sangue. Se non l’avessimo non potremmo operare. E’ un farmaco che usiamo quotidianamente. Se abbiamo un malato ortopedico, con una protesi, viene dimesso a casa con l’Eparina. Somministriamo l’eparina per evitare le trombosi. E contrasta la caratteristica principale di questi virus. Abbiamo capito che il Coronavirus non è per niente assimilabile al virus dell’influenza.
Perchè?
Mentre il virus dell’influenza se entra nel nostro corpo si blocca nei polmoni e fa venire al massimo una polmonite, il virus del Covid ha un meccanismo diverso. Cioè entra nei polmoni e da lì passa ai capillari sanguigni che circondano gli alveoli e qui entra nelle cellule degli endoteli. La rottura degli endoteli scatena la reazione di questi trombi, da qui l’utilità dell’Eparina.
L’idea quindi quale sarebbe?
Quella di somministrare Eparina e cortisone anche a domicilio per evitare l’aggravarsi del paziente. Noi utilizziamo i farmaci nella fase avanzata. Quando abbiamo un paziente positivo al Covid si mette in quarantena e si aspetta per vedere cosa succede. Fortunatamente la maggior parte guarisce autonomamente. Una piccola percentuale invece si ammala, e non vengono curati subito, si aspetta che peggiorino e che la malattia diventi una polmonite e dopodichè li ricoveriamo e li trattiamo. Ma i farmaci dati a una persona nel cui organismo il virus si è già moltiplicato considerevolmente possono essere insufficienti. Il virus una volta nel nostro corpo non sta fermo, viaggia. E per bilanciare, l’idea è quella di anticipare queste terapie. Anzichè cominciare le cure quando il paziente è ricoverate, occorre abbattere la capacità patologica del virus subito, cioè che se una persona ha febbre per un paio di giorni anzichè aspettare che arrivi la polmonite somministrare subito Eparina. Ovviamente non è che si può andare autonomamente in farmacia e assumere questi farmaci. Ma quello che bisogna fare è riorganizzare la sanità familiare, in modo che il medico di base si prenda carico di questi pazienti, anche per diminuire la pressione negli ospedali. Questo per noi sarebbe una fortuna. Gli ospedali sono pienissimi, e bisogna limitare questi ricoveri.
Quello che dice lei è frutto di diversi studi ed è previsto anche nel piano terapeutico a domicilio di diverse Asl. Ecco, non è una tesi sperimentale. Il problema è che molti pazienti non sanno di questa ipotesi terapeutica.
Noi dovremmo ottenere due fini. Il primo e riorganizzare la sanità di famiglia. Il secondo è di informare la gente che c’è questa possibilità. Qualche anno fa c’erano i farmaci per prevenire l’infarto, ma nessuno lo sapeva. Abbiamo dovuto fare un’informazione capillare alle persone, partendo col dire che il dolore al petto era avvisaglia di un infarto e che bisognava andare dal medico. Una volta passato questo messaggio la mortalità è crollata. Il messaggio è che il Covid-19 è una patologia gravissima se non la curiamo, ma se la affrontiamo all’inizio è curabile. Loro devono sapere che possono andare dal medico di famiglia che ha la disposizione da parte delle autorità sanitarie di distribuire questi farmaci.