Il signor “nessuno”, così fu definito da alcune testate nazionali, il ragioniere di Castelvetrano Giovanni Savalle, in occasione del sequestro del suo patrimonio nell’agosto del 2018. Un signor "nessuno," la cui società Mediterannea Spa, titolare del “Giardino di Costanza”, il resort di lusso di Mazara del Vallo ex Kempinski, costruito grazie a 6 milioni di euro di aiuti pubblici, è sprofondata in un buco da 42 milioni di euro.
Il sequestro - All’imprenditore castelvetranese, la Finanza e il Ros hanno sequestrato un patrimonio da 62.922.867 euro milioni, non proprio da signor “Nessuno”, costituito da 22 complessi aziendali, 12 pacchetti di partecipazione al capitale di altrettante società, 28 rapporti bancari, 47 fabbricati, 8 autoveicoli e la struttura dell'ex Kempinski. Un patrimonio quello sequestrato a Savalle che cozza contro la sua vita tributaria, fatta di dichiarazioni di reddito tra i 15mila e i 30mila euro nel trentennio 1985-2015, in alcuni casi prossime allo zero. La sproporzione tra il patrimonio e i redditi dichiarati fu alla base del provvedimento di sequestro.
Il resort "Giardino di Costanza" - E' il complesso turistico di lusso tra i piu importanti del territorio e della Sicilia, attorno al quale giravano gli affari di Savalle. Si trova a Mazara del Vallo, ha un centro termale, e prima era entrato nel prestigioso circuito internazionale Kempiski. Sorge in un baglio dell’Ottocento con 99 stanze. La struttura contiene due penthouse suite con piscina privata, due ristoranti, un centro congressi da 260 posti e la beauty farm più grande della Sicilia e tra le maggiori d`Europa: 2.100 metri quadri, progettata da Reza Rahmanian, l’architetto con studio a Londra che ha firmato il centro benessere del Royal Mirage di Dubai. Costruito nel 2004 grazie a 6 milioni di euro di contributi comunitari a fondo perduto, ha visto la società Mediterranea Spa, presieduta da Giovanni Savalle, dichiarata fallita dal tribunale di Marsala con un ammontare di debiti per 42 milioni di euro.
Per gli inquirenti vicino a Messina Denaro - Per i magistrati inquirenti e gli investigatori, Savalle è un imprenditore strettamente collegato al boss castelvetranese Matteo Messina Denaro. E a conferma di ciò, ci sono le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Marcello Fondacaro che racconta ai magistrati dei rapporti tra i due e in particolare che il contatto che unisce Savalle a Messina Denaro, è il commercialista Michele Alagna, fratello di Francesca Alagna, la compagna del boss e madre di sua figlia Lorenza. Secondo gli investigatori “Savalle ha commesso numerosi reati di bancarotta fraudolenta, evasione fiscale, truffa ai danni dell’UE, distraendo risorse economiche alle attività che gestiva. Sicuramente i soldi che ha investito sono del tutto sproporzionati rispetto alle sue fonti lecite di reddito”.
Rapporti con il cognato di Messina Denaro, Filippo Guttadauro - Savalle secondo gli inquirenti ha sfruttato per anni le conoscenze con esponenti mafiosi di rilievo (tra cui Filippo Guttadauro, cognato di Matteo Messina Denaro). Rapporti che hanno consentito di qualificare la pericolosità sociale del “signor Nessuno” e ad avvalorare l’ipotesi che i beni sequestrati siano frutto di attività criminali dell’organizzazione mafiosa. Tra gli episodi svelati dall’indagine quello dell’assunzione della figlia di Guttadauro subito dopo il suo arresto. Due giorni prima che Filippo Guttadauro, cognato di Matteo Messina Denaro, sposato con Rosalia Messina Denaro, fosse arrestato dai carabinieri, Giovanni Savalle ha, infatti, invitato a cena la figlia Maria al “Kempiski Hotel Giardino di Costanza & C s.p.a. Resort”. Dopo l’arresto, avvenuto il 17 luglio del 2006 Savalle ha assunto in una società la figlia di Guttadauro. Altro fatto riportato dagli inquirenti, invece, riguarda il genero di Guttadauro, Girolamo Bellomo al quale Savalle ha garantito delle commesse.
Dal mercatino rionale alla gestione di milioni di euro – Savalle ha origini umili, come un altro castelvetranese diventato uno degli imprenditori più importanti d’Italia, Carmelo Patti. E come Patti, cui è legato dallo stesso commercialista, Michele Alagna, è un uomo che si è fatto da solo, o quasi, dato che per gli inquirenti invece è stato sostenuto da Cosa nostra. Con il padre da giovane andava in giro per i mercatini della Sicilia a vendere stoffe e biancheria. Ma nel giro di pochi anni, passa dai mercatini rionali ad essere un imprenditore che gestisce e sposta decine di milioni di euro, avendo ottimi rapporti con il mondo della politica, con il mondo finanziario e con esponenti di Cosa nostra, tra i quali, secondo gli investigatori, personaggi come Filippo Guttadauro anticipato prima, Rosario Cascio “Re del cemento e degli appalti”, già condannato per associazione mafiosa e a cui è stato sequestrato un patrimonio di oltre 400milioni di euro, Giovani Franco Becchina, mercante d’arte, imprenditore e accusato di essere vicino a Messina Denaro ed ancora Giovanni Risalvato e Giuseppe Grigoli, quest’ultimo, “re dei supermercati” e considerato, come Rosario Cascio, interfaccia economica di Matteo Messina Denaro.
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