Nel momento stesso in cui i fari inquisitori della Commissione Regionale Antimafia sembravano affievolirsi, un’inaspettata carica deflagra su Paolo Borrometi dal Tribunale di Ragusa, questa volta. Iscritto nel registro degli indagati, il giornalista dovrà rispondere del reato di diffamazione. La persona offesa è Franco Mormina, accusato da Paolo Borrometi di essere ‘capomafia di Scicli’ in una serie di articoli di cui il Mormina è protagonista.
Tutto ha origine con l’articolo pubblicato l’1 dicembre 2018 su LaSpia.it dal titolo: “Il capomafia di Scicli inaugura le sale scommesse in Città”. Borrometi puntava il dito contro Franco Mormina presente all’inaugurazione di una sala scommesse e “tornato in libertà dopo una condanna a 11 anni riformata in appello a oltre 7 anni perché per la Corte d’Appello era ‘incompatibile con le condizioni carcerarie’ per i suoi problemi di ipertensione”, scriveva.
Il giorno dopo seguì un secondo articolo in cui si informava dell’interrogazione annunciata dal sen. Mario Michele Giarrusso che dichiarava: «Un capomafia che inaugura una sala giochi come se fosse una star, nel cuore di Scicli, città nota a tutti per essere il set a cielo aperto del Commissario Montalbano, è un segnale sociale che le Istituzioni del nostro Paese non possono accettare. Bisogna intervenire subito facendo comprendere che in Italia non ci sono delle zone franche dello Stato». Giarrusso non è iscritto in questa vicenda nel registro degli indagati.
Infine, il 4 dicembre dicembre 2018 Paolo Borrometi titolava: “Chiuso il centro scommesse inaugurato dal boss di Scicli Franco Mormina”.
«All’epoca dei fatti - ricorda l’avv. Michele Savarese - ero il difensore del titolare della sala scommesse sottoposta a sequestro. Dopo il riesame la sala fu dissequestrata», e precisa: «Franco Mormina, che era un mero ospite presente all’inaugurazione di questa sala scommesse, mi diede mandato di redigere una querela nei confronti del giornalista Paolo Borrometi per diffamazione perché lo accusò più volte di essere un capomafia della città di Scicli. In realtà, Franco Mormina non ha mai ricevuto alcuna condanna per associazione a delinquere di stampo mafioso. La vicenda narrata da Borrometi arrivò pure alla cronaca nazionale, precisamente al TG1. Tuttavia, Borrometi non diede sul suo sito on line la notizia del dissequestro della sala scommesse».
Nel primo articolo oggetto di indagine a carico di Paolo Borrometi, si fa riferimento a relazioni della Direzione Nazionale Antimafia e della Direzione Investigativa Antimafia che sembrerebbero confermare il ruolo di capomafia di Franco Mormina. A quali documenti fa riferimento Borrometi? «Di questo non ne sono a conoscenza, ma nell’articolo successivo non fa riferimento alle istituzioni di Polizia Giudiziaria. Semplicemente - precisa l’avv. Michele Savarese - il giornalista Paolo Borrometi accusa Franco Mormina di essere un esponente della criminalità organizzata di stampo mafioso. Ripeto: Franco Mormina è un soggetto che ha avuto in passato delle condanne per altri reati, ha scontato la sua pena per estorsione ma non c’era nessun tipo di collegamento all’associazione a delinquere di stampo mafioso».
Nessuna rettifica, e, soprattutto, nessun aggiornamento alla notizia sono gli elementi chiave che potrebbero nuovamente indispettire l'Ordine dei Giornalisti di Sicilia circa la possibile violazione dell'articolo 8 del Testo Unico del doveri del giornalista. D’altronde, per fatti analoghi, in riferimento all’inchiesta sullo scioglimento del Comune di Scicli, la Commissione Regionale Antimafia e l’Ordine dei Giornalisti di Sicilia appuravano una condotta non esattamente in linea con i principi deontologici da parte del giornalista.
«Il procedimento penale - ribadisce l’avvocato - ci induce a riflettere anche sui recenti avvenimenti per quanto riguarda la più grande diffamazione che si è consumata nei confronti della città di Scicli. Come sappiamo, la città di Scicli nel 2015 subì l’onta dello scioglimento cui seguì il commissariamento per presunte infiltrazioni mafiose che si sono rivelate del tutto infondate e che sono state oggetto della famosa diatriba tra il Presidente della Commissione regionale Antimafia, Claudio Fava e il giornalista Paolo Borrometi che si è consumata la scorsa estate».
Le accuse di Paolo Borrometi a Franco Mormina non sono rimaste relegate al giornale on line: per stessa ammissione di Paolo Borrometi, sono finite anche nel libro “Un morto ogni tanto”. «Di questo ne sono a conoscenza per quanto ha dichiarato lui perché il libro non l’ho letto», ammette l’avv. Savarese.
«Tutti possiamo sbagliare. Però, Franco Mormina avrebbe gradito che a seguito del dissequestro della sala scommesse disposto dal Tribunale di Ragusa, e anche in considerazione del fatto che lui non ha mai avuto una condanna ex art. 416-bis, che ci fosse stata una smentita. Anche perché è legittimo, sacrosanto e dovere di ogni cittadino combattere la mafia: su questo non ci deve essere il benché minimo dubbio. Ma bisogna combatterla dicendo la verità perché altrimenti si fa un favore all’organizzazione criminale stessa. Nel momento in cui poi si perde di credibilità allora il cittadino è indotto a non capire più dove effettivamente risiede la verità, se vengono accusate persone di appartenere a organizzazioni criminali e poi non rispondere al vero. Quindi, bisogna stare molto attenti da questo punto di vista. Difendere Franco Mormina - conclude l’avvocato - significa anche cercare la verità su quello che è effettivamente successo, anche in relazione alla diffamazione della città di Scicli».
L'udienza preliminare è fissata alle ore 9:00 del 22 gennaio 2021 al Palazzo di Giustizia di Ragusa.