Circa la metà dei contagiati dal Covid-19 dal 28 settembre all'11 ottobre è nella fascia d’età tra i 19 e i 50 anni. Il 91,2% dei positivi sta affrontando l'infezione a casa o in un'altra struttura, l'8,4% è stato ospedalizzato. Lo riporta l’Istituto superiore di sanità
Oltre sette su dieci dei contagiati dal coronavirus in Italia hanno pochi sintomi oppure nessun sintomo. I casi di Covid-19 più gravi sono circa il 7,3% del totale e quelli che hanno un quadro clinico critico lo 0,7%. È quanto emerge dal report aggiornato dell'Istituto superiore di sanità che ha analizzato le caratteristiche degli attuali malati nel nostro Paese.
I sintomi del contagio - Andando a leggere i numeri nel dettaglio è il 55,9% degli attuali positivi a risultare asintomatico. Il 15,7% è pauci-sintomatico, ovvero che ha scarsi sintomi, il 21,2% ha sintomi leggermente più lievi. È il 6,6% dei positivi al Covid-19 che invece lamenta sintomi più gravi, mentre come detto meno dell’1% presenta un quadro clinico preoccupante.
Isolamento e ospedalizzazione - Dove si trovano, e in quale percentuale, i contagiati in Italia? Quanti sono in ospedale e quanti in terapia intensiva? L’ultimo rapporto dell’Iss stabilisce che l’ampia maggioranza – si parla del 91,2% - dei positivi al coronavirus sta affrontando l'infezione presso il proprio domicilio o in un'altra struttura. L'8,4% dei pazienti è stato ospedalizzato e di questi il 9,2% è in terapia intensiva a causa del virus. A loro si devono aggiungere quelli che si trovano su una Nave Quarantena (lo 0,3%) e i ricoverati all'Ospedale Militare del Celio (lo 0,01%).
L’età dei contagiati - In riferimento al periodo che va dal 28 settembre all’11 ottobre, il report dell’Iss evidenza che circa la metà dei malati, il 47,1% è compreso della fascia d’età dai 19 ai 50 anni. Il 24,2% dei positivi ha tra i 51 e i 70, gli over 70 solo l'11,3%. Infine, i numeri dei bambini e ragazzi (la fascia 0-18) contagiati dal coronavirus sono stimabili nel 17,3% del totale.
Come sono stati individuati? - L’Istituto superiore di sanità riferisce che la rilevazione dei casi è equamente distribuita tra attività di screening (31,6%), da contact tracing (30,5%) e per il 30,6% a causa di pazienti con sintomi, rilevati quindi solo perché lamentavano disturbi, al di là della rete di tracciamento e controllo. Un dato che l’istituto definisce “preoccupante”. Del 7,3% non è nota l'origine. Decisamente ridimensionato il ruolo degli arrivi dall'estero: i casi importati sono appena il 2,4%, mentre l'88,7% è autoctono e l'1,1% proviene da una regione diversa da quella di notifica.