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12/10/2020 20:20:00

Padre Maurizio Damiani, cultore del sapere

 Scrivere su Padre Maurizio Damiani (al secolo Giuseppe), confidenzialmente chiamato da tutti “u Monacu”, è come ricordare un’istituzione dalla quale non ci si può distaccare poiché la sua figura e personalità nel XX secolo ha impregnato la società salemitana, e non solo, ma l’intera Sicilia, soprattutto occidentale.

Non fa parte delle personalità nate a Salemi ma, in quanto cittadino onorario, ha dato il suo contributo fattibile alla Città perché questa fosse arricchita in maggior misura. Di lui si può scrivere tanto, sia come frate cappuccino, come presbitero, teologo, cultore di Lettere classiche, preside, uomo di ampie relazioni, sia nel campo “politico” e sociale; si possono tratteggiare le peculiarità della sua vivace personalità. Si racconta l’aneddoto che, venuto a Salemi il Ministro delle Poste, fu invitato a dare il saluto ufficiale. Finito il discorso, il ministro si avvicinò e stese la mano per salutarlo, P. Maurizio si voltò dall’altra parte pronunciando la frase dialettale: “Acqua davanti e ventu darrè” (Acqua davanti e vento dietro, sarcastico invito a chi infastidisce e si desidera far andare via il prima possibile). Mi soffermo su alcune caratteristiche, tacendo il resto e demandando il compito ad altri che vorranno approfondire la sua biografia e, durante la vita, l’hanno esaltato e, forse, adulato.


Era nato a Monreale (PA) il 6 gennaio 1907 da Giuseppe e Maria Semilia. Dopo gli studi ginnasiali, compiuti nel Seminario arcivescovile di Monreale, entrò tra i Cappuccini e iniziò il noviziato a Caccamo vestendo l’abito cappuccino l’8 ottobre 1922; emise la professione semplice l’11 ottobre 1923, quella solenne il 27 luglio 1929. Compì gli studi di Filosofia nell’Istituto Internazionale delle Missioni all’Estero dei Frati Cappuccini di Palermo. Nell’ottobre del 1927 fu inviato a Roma al Collegio Internazionale dei Cappuccini per frequentare la Pontificia Università Gregoriana e nel 1931 conseguì la Laurea in Teologia. Il 15 marzo 1930 ricevette l’ordinazione presbiterale. Dal 1933 frequentò l’Università Statale di Palermo e il 10 novembre 1936 si laureò in Lettere Classiche con una tesi su “Il prologo di A. Persio Flacco”, relatore il chiarissimo professore Ferruccio Calonghi, insigne filologo, il quale desiderava averlo successore nella cattedra di latino. La notorietà l’acquisì da quando i superiori, di ritorno da Roma, lo inviarono a insegnare nel convento di Salemi ove si trovava lo studentato dei chierici cappuccini che si preparavano al sacerdozio (lo diresse dal 1931 fino al 1945 e vi insegnò, oltre alle Materie Classiche, anche Storia dell’Arte); dal 1935 al 1938 fu Professore di Lettere e Direttore dello Studio Interprovinciale dei Cappuccini a Napoli. Nell’anno scolastico 1938/39 il prof. Vito Spedale che aveva appena fondato il Liceo Classico di Salemi (all’inizio le poche classi furono allocate nell’ultimo piano della sua abitazione di Via Francesco d’Aguirre, appartenuta in precedenza a Ferdinando De Monroy, Principe di Pandolfina, separate da divisori avventizi), allora riconosciuto legalmente come Istituto comunale, lo invitò a insegnare Latino e Greco, assieme al cappuccino Padre Tommaso Bonomo per la Filosofia, al farmacista Antonino Sirchia per le materie Scientifiche e alla sorella Maria Sirchia per le materie Letterarie.
Il solo insegnamento durò fino al 1947, da questa data ne assunse anche la presidenza, fino all’a. s. 1978/79, anno in cui il liceo passò da parificato (lo era divenuto nel 1963, 25° dalla fondazione) a statale. È doveroso affermare che il “D’Aguirre”, durante la sua gestione, ebbe uno sviluppo notevole in tutta la Sicilia. Salemi riprese a essere (lo era stato con gli Agostiniani e soprattutto con i Gesuiti) centro di trasmissione del sapere e luogo dal quale la cultura s’irradiava, spargendo buon seme nella società del tempo: vi s’iscrivevano alunni provenienti da qualsiasi parte e, anche se la conduzione era personale e assolutistica, la formazione era solida e la preparazione che fornì a parecchi studenti permise loro di assumere ruoli di notevole responsabilità nel mondo sociale, politico e culturale di tutto rispetto. Se oggi il “D’Aguirre” continua a essere uno dei migliori Licei in campo nazionale, lo deve al ruolo che ha assunto sempre più nella storia, dalla sua fondazione in poi, grazie ai presidi che si sono succeduti e guidato con competenza direzionale e passione amorevole per la cultura e la formazione dei futuri giovani. L’Istituto ha oggi una struttura di nuova realizzazione, possiede una biblioteca con circa 5.000 testi di valore, aule e laboratori con ampi spazi di aggregazione ed è aperto a diversi lavori di ricerca (anche esterna), di drammatizzazione, di mostre d’arte e di attività interculturali.
Il 2 giugno 1960 il Capo dello Stato gli conferì, per meriti scolastici, l’Onorificenza di Cavaliere Ufficiale al merito della Repubblica.


Fu amante della sapienza: il 15 ottobre 1962 fu nominato dal Rettore della Pontificia Università Lateranense, Mons. Antonio Piolanti, professore consociato dell’Istituto Leoniano di Alta Letteratura nella Pontificia Università Lateranense, socio del Movimento Europeo per la difesa del latino. Il 12 settembre 1963 il Capo dello Stato, su proposta del Ministro della Pubblica istruzione, S. E. Luigi Gui, gli attribuì il Diploma di Prima Classe e la Medaglia d’oro quale benemerito della Scuola, della Cultura e dell’Arte. Il 25 marzo 1963 gli fu assegnato dalla Società “Dante Alighieri” il Diploma di Benemerenza per l’opera d’italianità svolta. Membro delle Accademie Internazionali di Potzen, degli Abruzzi e Tiberina, socio aderente alla Legione d’oro.

Nel XXV d’istituzione del Liceo il Consiglio Comunale gli conferì il 29 marzo 1963 la cittadinanza onoraria salemitana “Per essersi egli superbamente distinto nel campo dell’insegnamento e nella Direzione del Liceo Classico Comunale “Francesco D’Aguirre” di Salemi che per suo merito è divenuto una vera fucina classica e umanistica” (Delibera n. 174 approvata all’unanimità).

La sua condotta come docente e preside non è stata sempre pervasa da allori, molte spine ha incontrato sul suo cammino unite a opposizioni interne ed esterne (una fra tutte quella di aver impedito la nascita a Salemi di altri Istituti Superiori).
Fu eletto Provinciale nel Capitolo dei frati e diresse la Provincia cappuccina di Palermo nel triennio 1968-1971, visitando il sabato e la domenica le singole fraternità; si dedicò, forse meno, a creare quella comunione che è segno della spiritualità che promana dall’Amore di Dio ed è alla base della carità francescana. Si preoccupò della formazione culturale dei frati incitandoli allo studio e dei giovani studenti. Anche come religioso trovò ostacoli d’ogni genere dovuti, in parte, alla strumentalizzazione deplorevole che ne fecero alcuni frati, contrariamente al suo carattere esuberante e alla sua personalità forte (ne pianse, comunque, le conseguenze che furono pesanti).

Aggravato da infermità, morì a Salemi il 13 dicembre 1994 all’età di 87 anni e 71 di vita religiosa; Mons. Emanuele Catarinicchia, vescovo di Mazara del Vallo, che lo aveva scelto come suo confessore, presiedette alle esequie. È sepolto nella Cappella del TOF del Cimitero di Salemi. È il caso di dire con l’Autore dell’Imitazione di Cristo: “Sic transit gloria mundi” (Così passa la gloria di questo mondo); analogo è il senso della locuzione giovannea: “Mundus transit et concupiscentia eius” (Il mondo passa e così la sua concupiscenza) (1Gv 2,17), quasi a ricordare a ciascun mortale che le persone e le cose del mondo sono transitorie, importante è il bene che siamo stati capaci di diffondere con gratuità, l’unico che produrrà i suoi frutti.

A cinque mesi dalla morte, l’Osservatore Romano del 6 maggio 1995, a firma del confratello Giovanni Spagnolo, gli dedicò un articolo: “Un’intensa opera di formazione culturale a sostegno dei giovani” (pag. 6).
La Cittadinanza gli intitolò una strada del viario cittadino, in prossimità del Convento dei Cappuccini.


A lui è dedicata anche la Biblioteca del Convento dei Frati Cappuccini. Nata nel 1990, grazie all’idea, all’impegno personale e sociale della professoressa Rosa Pumilia, docente presso la locale Scuola Media che, di concerto con il superiore-parroco di allora, Padre Vincenzo Di Rocco, diede vita a una biblioteca per ragazzi: i primi libri furono i suoi e quelli di narrativa della professoressa Marianna Robino, poi anche di altri che li donarono. Dopo la morte del Padre Maurizio, nell’anno 1995 con Padre Vincenzo Di Rocco, in parte, e poi nel 1996/97, mentre era parroco e guardiano il Padre Giammaria Miceli (1927-2004), i libri della biblioteca personale di Padre Maurizio, nonostante la richiesta di donarne alcuni alla Biblioteca del Liceo, furono donati tutti a quella dei ragazzi, da qui l’idea della Pumilia di intestare la stessa al Cappuccino (oggi fa parte dell’opac di Trapani con una sua e-mail: bidamianisalemi@opactrapani.it).

Nel 1996/97, durante la sindacatura del dott. Fortunato Bivona (1994-98), su proposta della prof.ssa Marianna Robino, Assessore alla Pubblica Istruzione, Beni Culturali e Solidarietà Sociale, fu istituita una Borsa di studio in memoria di P. Maurizio, ma durò solo tre anni, fu abolita, infatti, con la sindacatura successiva di Luigi Crimi.


Scritti di: Il prologo di A. Persio Flacco, tesi di laurea, dattiloscritto, Biblioteca dei Cappuccini di Palermo.
Scritti su: S. Agueci, Vito Spedale Mistretta e il liceo “d’Aguirre”, in “Belice c’è”, Periodico di Opinioni, Politica, Attualità e Cultura, Salemi (TP), Anno XIII n°10, Novembre 2018, p. 17; In memoria di Padre Maurizio Damiani in “Belice c’è”, anno XIV n° 11, Dicembre 2019, p. 17; S. Agueci, Vito Spedale fondò il Liceo classico in “Belice c’è”, anno XV n° 1, Gennaio 2020, p. 17; Necrologio dei Frati Minori Cappuccini della Provincia di Palermo 1960-2010, Curia Provinciale dei Cappuccini, Palermo 2011, p. 168; S. Agueci, Personalità salemitane degne di memoria, Quick Edizioni, Trapani 2020, pp. 124-125; G. Spagnolo, Un’intensa opera di formazione culturale a sostegno dei giovani, in L’Osservatore Romano del 6 maggio 1995, p. 6; Carteggio personale presente nella Biblioteca dei Frati Cappuccini di Palermo.

Salvatore Agueci