10 anni dopo, alla fine, possiamo dire che aveva ragione D'Alì. L'ex senatore trapanese, infatti, ha vinto la causa contro due giornalisti, il trapanese Rino Giacalone, e Sandra Amurri, che in un articolo del Fatto Quotidiano del 5 giugno 2010, lo accostarono a Matteo Messina Denaro.
Per l'articolo, dal titolo "Un fiume di denaro per chi trova Denaro" D'Alì fece causa anche al giornale, e al direttore di allora, Antonio Padellaro. Adesso, la Corte di Appello di Roma ha messo fine alla vicenda, riconoscendo le ragioni di Antonio D'Alì, che avrà diritto ad un risarcimento (25.000 euro, più le spese legali).
Per lo stesso articolo Sandra Amurri era stata pure censurata dall'Ordine dei giornalisti della regione di appartenenza.
L'articolo oltre ad accostare pesantemente il nome di D'Alì a quello di Messina Denaro, conteneva alcune forzature. Ad esempio si cita la storia del mafioso Giovanni Risalvato, che aveva fatto sapere a Matteo Messina Denaro di essere a sua disposizione e di volerlo raggiungere. E Messina Denaro in un pizzino gli aveva risposto: "Grazie, ma mi puoi aiutare più da lì". Solo che nell'articolo la frase era diventata "Mi può aiutare più D'Alì"...