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15/09/2020 06:00:00

Quei voti comprati tra Castelvetrano e Campobello di Mazara

 Quanto costa un voto alle amministrative? Dipende dall’annata, come il vino, ma anche dalle esigenze dell’acquirente.

E non sempre le cose vanno per il verso giusto.

Ecco, per esempio quella del 2014 sarebbe stata un annata sfortunata per Franco Martino, consigliere comunale già in carica con più di 400 voti al comune di Castelvetrano.

In occasione delle votazioni a Campobello di Mazara, secondo quanto dice Lillo Giambalvo (quello che in un’altra intercettazione si sarebbe fatto 30 anni di galera per proteggere Matteo Messina Denaro), Martino aveva puntato per un collega di “Articolo 4”, il suo stesso movimento, alle amministrative di Campobello di Mazara.

 

Il nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Trapani, intercetta Giambalvo che, con un amico commenta “il comportamento sconsiderato di Martino Francesco”.

Quest’ultimo – scrivono i militari – impegnato nella campagna elettorale in favore del candidato Basiricò Fabio Mario, nelle liste del movimento Articolo 4, era intento a comprare voti sulla pubblica piazza, non curante della massiccia presenza delle forze dell’ordine nel paese in virtù del particolare clima politico, trattandosi di un comune commissariato”.

 

… Ti dico che se ne va in piazza la… a Campobello… - dice Giambalvo - a chi è che eh… segnalato 150 euro… in piazza lo dice!... Ma tu handicappato sei… per adesso a Campobello ci sono… minchia mezzo paese di sbirri c’è”.

L’annata sarebbe stata sfortunata, dal momento che il pupillo di Martino alla fine non è stato eletto.

 

Invece, in un’intercettazione di poche settimane prima del voto del 2012 a Castelvetrano, Martino parla così della sua “campagna elettorale”:

Cinquemila euro l’uno, l’uno perché? Ora ti spiego perché. Perché quello ha ottanta voti, e anche se non ce l’ha 40 voti 50 voti ci vogliono a 150 euro, 7 mila e cinque, Peppe ha 25 voti e ci vogliono duemila e cinque e Rosario ne ha 40, 4 mila e chiudiamo”.

A differenza di Basiricò, Martino verrà eletto con più di 400 voti.

 

E sempre nello stesso periodo, si trova a parlare con Giambalvo dell’affidabilità dei “procacciatori”.

C’è un muratore, scrivono gli inquirenti, che aveva la disponibilità di diversi rumeni dai quali poteva attingere voti, ma ritenuto dai due poco affidabile nel mantenimento degli impegni.

Poi c’è un certo Peppe di Castelvetrano. E con lui, precisa Martino, i voti “affacciano tutti, te ne può mancare uno o due che possono sbagliare…”.

 

E poi ci sono i “procacciatori” che non stanno ai patti e si approfittano.

Dopo le elezioni, infatti, Giambalvo diceva al Martino che era venuto a sapere che quest’ultimo era stato eletto grazie ai voti di Selinunte che aveva “comprato” da un tizio a 150 euro l’uno.

All’elettore dovevano essere corrisposti 100 euro e 50 se li sarebbe tenuti il procacciatore come commissione.

Ma dalle intercettazioni emerge una cresta sul “compenso”. Il procacciatore, come commissione, si sarebbe invece tenuto 100 euro e all’elettore ne avrebbe dati soltanto 50.

Martino Francesco: 150 euro ci resi l’uno (gli ho dato per ogni voto ndr) (a bassa voce)… però drocu erano tutti segnalati hai capito? E non potevano scappare

Giambalvo Calogero: Dico, però fu minchia

Martino Francesco: E lui cos’ha fatto: gliene ha dati 50 anziché dargli…

Giambalvo Calogero: Anziché 100 gliene ha dati 50

Martino Francesco: E gli altri se l’è tirati lui 4 mila, lui anziché tenersene 2000 se n’è tenuto 4 mila (euro ndr)

Giambalvo Calogero: Minchia fu

Martino Francesco: Eh! E lui vuole, vuole, vuole impirugghiari (imbrogliare ndr)

E dato che il nutrito gruppo di elettori lo era venuto a sapere, secondo Giambalvo avrebbero preteso quanto sarebbe loro spettato: “Io dico che qualcuno ti viene a cercare”.

 

Dopo un proficuo brainstorming però ecco la soluzione.

 

Martino Francesco: “Vuole impirugghiari (implicare ndr) a me, invece lui a me non mi impirugghia perché gli dico: io non so niente di tutte queste cose… gli ho fatto una cosa grossa… una cortesia, perché se mi doveva dare soldi non c’erano soldi che poteva pagare

Giambalvo Calogero: E lui si è sentito obbligato oggi e mi ha fatto la campagna elettorale

Martino Francesco: Lui mi ha detto: appena è ora io ti porto un mare di voti, cosa ha combinato o cosa non ha combinato non so nulla, lo prendete e lo macellate, gli dico, a me non me ne fotte un cazzo, io gli impegni che prendo li mantengo e li ho sempre mantenuti nella mia vita, giusto o no? E non mi possono dire nulla…”.

 

D’altra parte, non sarebbe stata la prima volta che quel procacciatore si sarebbe approfittato.

 

Martino Francesco: “Gli ha fottuto pure… altri 2 mila e 200 euro a Filippo Catalano

Giambalvo Calogero: “Uncà

Martino Francesco: “E non gli ha portato neanche un voto, gliene ha portato due o tre su 22. Minchia, quello (Filippo Catalano, ndr) è venuto da me e mi ha detto, minchia pure a me ha preso in giro”.

Si tratta del Catalano, precisano i carabinieri, consigliere comunale dal 2001 al 2007 nell’Udc – Biancofiore.

 

Certo, in altri casi però il procaccatore si sarebbe “comportato bene”. Come, per esempio, nei confronti di Roberto Guarino, già consigliere comunale nel 2008, ricandidato alle amministrative del 2012 e non eletto.

Martino Francesco: “…Si incimà per… due anni prima, un anno prima si incimau (si era adoperato ndr) per Guarino e gli sono risultati tutti (i voti ndr)”.

D’altra parte all’epoca Martino appoggiava Guarino, ecco perché lo avrebbe indirizzato da uno dei suoi procacciatori.

 

Però questa cosa delle 50 euro “sottratte” agli elettori, finì per rompere il rapporto di fiducia che c’era tra committente e procacciatore, visto che una discussione verbale era culminata con un intervento disposto dallo stesso Martino, che aveva incaricato terze persone per “tirargli le orecchie”.

Io gli ho fatto tirare le orecchie – spiega all’amico Giambalvo – e si è zittito così come un cagnolino, lo hanno preso e lo hanno messo sopra la macchina e gli hanno detto di non andare più da Ciccio (Martino ndr) e neanche è venuto più da me, non mi ha parlato più di niente, non devi parlare più di niente con Franco di queste cose… ha chiuso… ha finito… ti ha completato tutte cose? Dice, sì! Allora a posto! Un danno di stronzate ha combinato, Lillo, non è buono”.

 

Si dirà che ormai è acqua passata. Però, al di là delle rilevanze penali, queste sono storie che quanto meno dovrebbero far riflettere.

E a spiegarne il perché è proprio Francesco Martino. Una sua nota scritta nel 2015 insieme al collega di Articolo 4 Tommaso Bertolino, si conclude infatti così:

Vorremmo ricordare che la storia è la politica del passato e la politica è la storia del presente, o almeno di quella che dobbiamo ancora scrivere”.

Ecco, intanto qualcosina l’abbiamo scritta noi.

Nel nostro piccolo.

E forse ci è servita a capire perché, nonostante le pressioni di tutti  i politici, nel 2016 Giambalvo non si dimise.

 

Egidio Morici



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