Il patron del Trapani calcio è pronto a fare un passo indietro e a cedere il 100 per 100 delle quote della società granata.
Nel corso di un incontro a Palazzo d’Alì, alla presenza del sindaco Giacomo Tranchida, ha posto delle condizioni: la sostituzione delle fideiussioni, approntate da Allivision, e il recupero del 50 per cento degli investimenti fatti.
0“Garanzie – ha detto – necessarie per assicurare la continuità societaria”.
Qualora non si trovassero acquirenti – in questa direzione il comitato “C’è chi ama il Trapani Calciodovrà lavorare sodo per reperire i compratori – Petroni avverte: “la squadra è stata iscritta al campionato, stiamo cercando di reperire le risorse per affrontare gli impegni calcistici, ma non siamo in grado organizzativamente di continuare questa stagione”. E parla di “chiavi dello spogliatoio che spariscono e di penalizzazioni perché il segretario si distrae”.
E a proposito della penalizzazione che ha condannato il Trapani in serie C, rivela un retroscena: “Abbiamo chiesto a dirigenti e giocatori di rinunciare a parte degli stipendi, come hanno fatto altre società in seguito al diffondersi della pandemia, ma la risposta è stata negativa”. E a dire “no” sarebbe stato il capitano Pagliarulo “a nome – dice Petroni – di tutti i tesserati. Lui ha messo solo la faccia”.
Nel mirino anche i dipendenti del Trapani calcio: “Venti sono troppi e il fair play non lo consente”.
Nel raccontare, nella sala dedicata al prefetto Fulvio Sodano,la sua verità Petroni ne ha per tutti. Anche per gli sponsor che “non hanno più pagato”. Poi parla di “truffe subite”, di “infedeltà dei vertici apicali della società” e di “strumentalizzazioni alimentate dagli uomini dello spogliatoio”.
Difende, invece, a spada tratta l’operato di Allivision “al Trapani ha dato e dal Trapani non ha preso. Noi abbiamo portato risorse, senza fare giochi sporchi”. I “giochi sporchi”, a suo dire, gli avrebbero fatto gli altri. Ma chi?