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25/08/2020 06:00:00

Migranti. Musumeci e lo scontro con Roma, ore decisive. La Chiesa condanna l'ordinanza

Nello Musumeci dice che non vuole andare allo scontro con lo Stato. Ma quella di ieri è stata la giornata in cui, di fatto, il governatore siciliano ha deciso di puntare i piedi e ricorrere, se necessario, alla magistratura sulla questione degli hotspot per i migranti.


L’ordinanza di Musumeci è valida da qualche ora.
Gli hotspot e i centri di accoglienza dovrebbero essere sgomberati, ma in che modo non si capisce. Il Viminale aveva fatto sapere che la competenza sui migranti non era della regione ma dello Stato. E Musumeci in conferenza stampa ieri è tornato all’attacco, con la premessa che non vuole lo scontro con Roma, ma è pronto ad andare in procura se non si fa come dice lui.


“Il Governo centrale la smetta di mostrare i muscoli e faccia il proprio dovere. Noi andiamo avanti consapevoli di essere dalla parte della ragione”. Ha detto il presidente della Regione Nello Musumeci sull’ordinanza che chiude gli hotspot e i centri di accoglienza in Sicilia.
“Ci hanno detto che non abbiamo competenza in materia di immigrazione. Ma la mia ordinanza è di carattere sanitario, io sono soggetto attuatore anti-covid e la situazione negli hotspot e nei centri di accoglienza è disastrosa. Non vengono rispettate le regole di distanziamento e c’è promiscuità che aumenta il rischio contagio”, ha detto ieri mattina Musumeci in conferenza stampa.

Governo arrogante

Musumeci ha attaccato il governo parlando di “atteggiamenti di arroganza, sufficienza, superficialità. Ai silenzi che servono a far perdere tempo per risolvere il problema noi rispondiamo con prontezza. Ma non c’è pregiudizio politico. Abbiamo rivendicato il diritto di tutelare la salute dei siciliani e dei turisti, e dei migranti stessi”. “Il Viminale ha risposto con un comunicato stampa che non abbiamo competenza in materia di migranti. Nessuno vuole contestare questo, adesso sanno i siciliani di chi è la colpa”, ha detto Musumeci.

Sono ore decisive. Il governo di Roma non ha ancora impugnato l’ordinanza di Musumeci, e probabilmente si tenterà un compromesso. “Il governo centrale può chiederci qualche giorno di tempo per ricollocare i migranti e mettere i sigilli ai centri dell’isola”, ha detto Musumeci spiegando che in base all’ordinanza dalla mezzanotte di ieri si sarebbero dovuti chiudere gli hotspot. “Ma è logico che non posso chiudere i centri con le persone dentro”, allora si aspetta una risposta da Roma.

 

 

 

 

Se Roma non interviene andiamo in procura
“Visto che è loro la competenza devono gestire loro i migranti. Se non lo fanno? Ci rivolgeremo alla magistratura per la palese omissione”. Aggiunge il governatore siciliano che “se il governo dovesse impugnare la nostra ordinanza faremo valere le nostre ragioni”.
Musumeci e Razza hanno annunciato di aver attivato una task force e impegnato le Asp provinciali a controllare i requisiti sanitari dei centri di accoglienza.

“Roma crea campi di concentramento”
Musumeci ha elencato alcuni numeri: 5 mila tamponi e 6 mila test sierologici sui migranti. “Da Roma è arrivato soltanto il silenzio. Siamo di fronte a numeri impressionanti, a luglio sono arrivati 7067 migranti, a metà agosto siamo a oltre 3 mila arrivi”. Lo scorso anno a luglio i migranti in Sicilia erano 1088. Invece di rispondere con atti concreti Roma crea dei campi di concentramento, che loro chiamano tendopoli. Da giugno chiediamo lo stato di emergenza per l’isola di Lampedusa, e ancora non abbiamo avuto risposta”.

La chiesa critica Musumeci
Anche la chiesa contro l’ordinanza sui migranti di Musumeci.
La Caritas diocesana di Palermo e l’Ufficio Migrantes hanno espresso “forte preoccupazione e fermo dissenso” nei confronti dell’ordinanza del presidente della Regione siciliana. In una nota gli appartenenti al mondo della chiesa si dicono preoccupati per “ciò che preoccupa nel testo del provvedimento, e nelle dichiarazioni rese alla stampa per presentarlo - spiegano - è l’argomentazione solo in apparenza logica ma in realtà deficitaria sul piano razionale, nonchè su quello umano ed evangelico. Il disagio, il dolore, la fatica vengono giustamente attribuiti agli abitanti delle nostre isole senza prendere però in considerazione anche lo stato e il destino di migliaia di donne, di bambini e di uomini in fuga dalla fame e dalle guerre, che concludono in Sicilia, in maniera indegna, un lungo esodo in cerca di libertà e di vita buona».

La situazione a Trapani

Sono sbarcati ieri mattina al porto di Trapani gli oltre 600 migranti che si trovavano a bordo della nave quarantena "Azzurra" della GNV.
Le operazioni di sbarco sono state gestite da Questura e Prefettura di Trapani e tutto si è svolto in maniera regolare.
I profughi hanno osservato i 15 giorni di quarantena obbligatoria a bordo della nave che dal 9 agosto si trovava in rada davanti al porto di Trapani.
Tutti i 603 migranti sono negativi al Coronavirus, come certificato dal doppio tampone effettuato al termine del periodo di quarantena. Erano rimasti 5 positivi al Covid sui quali è stato effettuato il doppio tampone risultato negativo.
I migranti sono in parte dell'Africa subsahariana e poi, quasi 500, tunisini. Per i primi ci sarà il trasferimento nei centri di accoglienza in attesa di riconoscere lo status di rifugiati. I tunisini invece saranno rimpatriati.
Quanto successo a Trapani, per il sindaco Giacomo Tranchida - che nei giorni scorsi ha tentato di fare da anticipatore alle intenzioni di Musumeci con l’ordinanza antisbarco - "è' la dimostrazione plastica che l'ordinanza di Musumeci, come ha già precisato il Viminale, è inapplicabile. Altrimenti non sarebbe stato possibile il loro sbarco. La Regione non ha poteri sulla gestione dei flussi migratori". Tranchida all'Adnkronos ha commentato l’ordinanza Musumeci dicendo che si tratta più che altro di "un modo per alzare il tiro, per chiedere attenzione". Il sindaco di Trapani, poi, con un video nella sua pagina Facebook ha detto quello che è già nei protocolli, ossia che i migranti che possono ottenere lo status di rifugiati devono essere accolti, mentre gli altri, i migranti economici, i tunisini, devono essere rimpatriati.


 

 Sulla questione migranti, intanto, è intervenuto il Circolo di Trapani del Partito Democratico che ribadisce "la vicinanza e la disponibilità all’accoglienza nei confronti di coloro che fuggono da persecuzioni, guerre, da ogni violenza e da condizioni di vita sub umane".

Ecco la nota:
Il Circolo di Trapani, Città che conosce le asprezze ed anche le tragedie del mare, chiede che non vengano lasciati alla sorte più crudele i destini di bambini, donne e uomini in pericolo di vita nel Canale di Sicilia.
Chiede, rappresentando massima solidarietà, allo Stato italiano, alla Comunità Europea ed alla intera Comunità Internazionale:
• di rafforzare l’intervento e, in particolare, i presidi umanitari e sanitari sulle coste libiche e tunisine affinché non sia consentito liberamente ai mercanti di uomini di fare strage e di commettere ogni abominio su popolazioni colpevoli soltanto della ricerca della propria dignità.
Chiede, agli stessi attori:
• che si fornisca supporto e aiuto alla popolazione tunisina, così vicina per storia e tradizioni alla gente trapanese, per superare la difficile fase emergenziale economica e sanitaria e che non si lasci, invece, il Governo di Tunisi, solo e privo di appoggi reali nel contesto magrebino e internazionale, alla mercé e in balia dei vicini “signori della guerra” e di boss di bande di disperati senza scrupoli, ma stipulando con lo stesso anche concreti e stringenti accordi bilaterali.
Chiede, ai propri rappresentanti nel Governo ed al Governo stesso,
• l’abrogazione del cd. Decreto Salvini e l’immediata riattivazione ed efficientizzazione del sistema degli SPRAR sull’intero territorio nazionale;
• l’adeguata predisposizione, senza ritardo, di strutture, mezzi e protocolli affinché l’eventuale accoglienza, nel pieno rispetto della dignità umana, avvenga nelle migliori condizioni di sicurezza possibile e contenimento dell’emergenza sanitaria sia per gli operatori sia per la cittadinanza.