Amore di zia. La sindaca di Erice Daniela Toscano si sarebbe interessata anche di aggiustare i voti a scuola del nipote, per alzare la media, e consentirgli di ottenere una borsa di studio di 800 euro.
Emerge anche questo dall'inchiesta che mette nei guai Daniela Toscano, sospesa dal Prefetto dopo essere stata raggiunta dal divieto di dimora a Trapani ed Erice.
La sindaca di Erice è accusata di abuso d’ufficio perchè avrebbe favorito, esercitando pressioni, la realizzazione di un parcheggio nella zona di San Giuliano, di cui socio occulto secondo la Procura di Trapani era il fratello Massimo, consigliere comunale a Trapani, a svantaggio di un’impresa concorrente.
Nel fascicolo però emergono anche altri fatti, che non hanno avuto seguito penale, ma che aiutano a ricostruire alcune dinamiche, certamente di interesse pubblico, che si sarebbero instaurate ad Erice durante l’amministrazione Toscano.
L’episodio che gli inquirenti definiscono “deplorevole, qualora fosse realmente attuato” evidenzierebbe da parte della Toscano “l’ennesima violazione attuata nell’ambito delle proprie mansioni amministrative”.
I fatti. L’uno giugno 2019 Daniela Toscano sente al telefono una sua amica, l’insegnante Angela Maria La Porta, con la quale chiacchierano di tutto e di più. La sindaca di Erice confida che in quel periodo stava seguendo il nipote, studente in un istituto superiore di Trapani, che si stava preparando alle ultime e decisive interrogazioni di fine anno scolastico. Toscano riferisce che il ragazzo avrebbe dovuto rimediare il prima possibile in alcune materie per migliorare la media scolastica. L’amica insegnante allora dà un suggerimento alla sindaca, di parlare direttamente con il dirigente scolastico “per intervenire sui professori e modificare in positivo i voti del nipote”, spiegano gli inquirenti in un rapporto contenuto nell’inchiesta su Erice.
Poi l’insegnante dice alla sindaca qualcosa di incredibile. “Ma tu martedì ti vedi con il preside o no? Ricordagliela questa cosa di tuo nipote .... guarda io gli ho visto lievitare voti da 5 a 8, perciò può fare quello che vuole”.
Sempre la signora La Porta, sapendo che il suo dirigente aveva richiesto all’amministrazione comunale di Erice un locale da utilizzare saltuariamente per gli studenti del suo plesso, si mostrava ancora più audace, suggerendo alla sindaca “di barattare l’assegnazione del locale con l’innalzamento dei voti al nipote utilizzando un’emblematica espressione latina - do ut des - che non lasciava alcun dubbio interpretativo”. Io ti do questo, tu quello. Infatti l’insegnante dice: “E tu in controparte, in controparte, do ut des la può prendere come vuole… a questo bambino gli devi fare mettere una media alta, perchè altrimenti non ti entra per andare là… sette è poco Daniela, te lo dico io, più che puoi…”.
E in effetti la media del ragazzo deve aumentare, lo sa la zia Daniela che così, con quei voti, non avrebbe potuto ottenere la borsa di studio di 800 euro, “almeno se li conserva…”. La sindaca ripensa a quello che le ha detto l’amica insegnante. E’ incredula davanti alla prospettiva di vedere modificati i voti in modo così sostanzioso: “Mi… da sei a otto… Regalati!”. L’amica insegnante rassicurava la sindaca di Erice sulla buona riuscita dell’operazione. “Si lo fa quando vuole --- quindi se tu sei con lui ... perchè io ti ho detto, facciamo anche un po’ do ut des, pazienza”.
Sull’episodio gli inquirenti non hanno riscontrato poi un seguito, non è stato accertato se l’intenzione di raccomandare il nipote e fargli aumentare la media sia stata concretizzata. Ma questo episodio, inserito all’interno dell’inchiesta che coinvolge la sindaca di Erice, aggiunge un altro elemento al racconto del contesto ericino, dove sarebbe stato normale pensare di chiedere di aggiustare dei voti a scuola per dare un locale in concessione...