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22/08/2020 06:00:00

"Ecco tutto quello che non va al Pronto Soccorso di Marsala" 

Un esposto di cinque pagine per denunciare tutta una serie di “magagne” nell’organizzazione sanitaria dell’ospedale “Borsellino” di Marsala in tempi di coronavirus. In calce ci sono le firme di tutto il personale medico e paramedico del Pronto soccorso, tranne quella del primario, Scuderi, recentemente andato in pensione.

L’atto d’accusa risale a fine giugno, ma se n’è avuta notizia soltanto adesso, ed è stato inviato ai vertici dell’Asp di Trapani e all’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza. Ad usare il termine “esposto” sono proprio coloro che hanno apposto le loro firme in calce al documento, che nell’oggetto parla di “criticità attualmente in essere presso l’Uoc di Mcau (Medicina e chirurgia d’accettazione e urgenza, ndr) del presidio ospedaliero di Marsala ed istanza di attuazione di misure urgenti per la tutela dell’utenza e la salvaguardia della salute e della professionalità del personale medico, paramedico e di assistenza ivi operante”.

Vengono, quindi, elencate e dettagliatamente descritte quelle falle nel sistema di accoglienza al Pronto soccorso e smistamento dei pazienti per l’espletamento dei necessari accertamenti diagnostici che non garantirebbero la sicurezza del non contagio da parte di eventuali affetti da Covid-19. “E in effetti, pensandoci bene – afferma, infatti, A.L., il paziente che nei giorni scorsi aveva scritto una lettera per lodare la professionalità e la cortesia di medici e infermieri che lo hanno assistito tra area d’emergenza e reparto Urologiami hanno fatto circolare tra vari locali per diversi accertamenti e analisi ancor prima di sapere l’esito del tampone anti-covid che mi è stato fatto all’ingresso. Se fossi stato positivo, avrei potuto contagiare tante persone. E chissà se non ha contagiate quel paziente per il quale si è dovuto rinviare un intervento proprio in Urologia perché risultato positivo al coronavirus”.

La risposta ospedaliera del Pronto soccorso dell’ospedale di Marsala, scrivono i firmatari dell’esposto (che, pare, non abbia ancora sortito sostanziali effetti e cambiamenti di rotta), “nonostante la vastità dell’area geografica di pertinenza, risulta ostacolata da una serie di problematicità riconducibili a: carenze tecnico-strutturali ed inadeguata gestione dei percorsi e insufficienza di personale medico e infermieristico”.

E la “distinzione nei locali del PS – si prosegue – tra l’area ‘pulita’ e l’area da destinare ai pazienti sospetti di covid-19 in attesa di tampone può essere garantita solo con adeguato impegno del personale e con la predisposizione di aree di vestizione e svestizione”.

Mancano, inoltre, “i luoghi in cui allocare chi attende gli esiti del tampone come ‘sospetto covid’ e “attualmente, un unico posto letto di area grigia per reparto crea assembramenti ingiustificati in Pronto soccorso”. Per questo, si sottolinea la “necessità di un maggior numero di posti”.

Ciò viene ritenuto “indispensabile e indifferibile poiché nella sala di attesa del PS, in seguito all’introduzione delle nuove disposizioni per fronteggiare l’emergenza Covid-19, è consentita la presenza di soli 9 pazienti, altri 8 all’interno delle stanze di visita, di cui 6 in zona pulita e 2 in area sporca”.

L’esposto evidenzia, poi, diverse altre “magagne” (alcune di quelle evidenziate nell’esposto potrebbero anche configurare la violazione della legge in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro), concludendo che al Pronto soccorso “occorrerebbero: 18 medici, 35 infermieri e 15 operatori sanitari”.

Intanto, al Pronto soccorso, è stato nominato primario il dottor Giuseppe Ribaudo (che rimane, comunque, primario anche in Chirurgia).

E a proposito della nomina di Ribaudo a primario del Pronto soccorso, c’è chi fa notare che sono stati licenziati in tronco (dallo scorso 1 agosto) due medici per i quali non c’è ancora condanna definitiva da parte della magistratura: Salvatore Pedone e Guglielmo Sirna Terranova. Per altro, tra i più apprezzati dell’ospedale marsalese per le loro qualità professionali. Il loro licenziamento è stato disposto dall’Asp dopo il loro coinvolgimento, nel marzo 2016, nell’inchiesta del Nas e della Procura di Palermo sulla clinica privata “Macchiarella”. Pedone e Sirna Terranova hanno pagato il fatto di essere stati trovati, al momento del blitz del Nas nella clinica Macchiarella, in sala operatoria durante un intervento di ricostruzione del seno. Pedone e Sirna Terranova, però, non avevano la liberatoria dell’Asp di Trapani. Cercarono di difendersi affermando che, comunque, in quelle ore erano liberi dal servizio.



Sanità | 2024-12-13 10:31:00
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