L'ex deputato regionale di Castelvetrano, Giovanni Lo Sciuto, ai primi di luglio è andato agli arresti domiciliari. Da peculato a truffa aggravata così i giudici del riesame hanno derubricato il reato contestato all'ex deputato Giovanni Lo Sciuto con l'operazione "Artemisia".
L'ordinanza è stata eseguita dai carabinieri sempre nell'ambito di un'inchiesta, Artemisia, appunto, che ha avuto un percorso tortuoso e fatto di ricorsi e scontri tra accusa e difesa. L'indagine verte su un sistema fatto di favori, corruzione, che coinvolge esponenti politici, professionisti.
I giudici nelle motivazioni depositate qualche settimana fa, hanno spiegato, perché hanno riarrestato Lo Sciuto, sottoposto ai domiciliari e non in carcere come era accaduto nella prima fase delle indagini. La misura cautelare degli arresti in un primo momento era stata revocata, tranne poi sopraggiungere la decisione della Cassazione che ha accolto il ricorso dei pm.
L'operazione Artemisia scattò all'alba del 21 marzo del 2019 e ha visto smantellare a Castelvetrano una superloggia segreta formata da massoni, politici, funzionari pubblici dell'Inps, soggetti legati a Cosa nostra e massoneria e professionisti che riuscivano ad orientare le scelte del Comune, ma anche nomine e finanziamenti a livello regionale. Una loggia in grado di ottenere persino notizie riservate sulle indagini in corso della magistratura. Ecco ciò che emergeva dall'inchiesta Artemisia.
27 le persone coinvolte - Furono 27 le persone arrestate dai carabinieri del nucleo investigativo di Trapani, altre dieci indagate a piede libero: a capo del gruppo ci sarebbe stato l’ex deputato regionale di Forza Italia Giovanni Lo Sciuto; dell’associazione segreta avrebbe fatto parte anche l’ex sindaco di Castelvetrano, Felice Errante, finito all’epoca ai domiciliari. Stessa misura cautelare per l’ex deputato di Forza Italia Francesco Cascio, accusato di aver favorito il gruppo di Lo Sciuto. Sarebbero state circa 70 i casi di pensioni di invalidità, concesse a cittadini "sponsorizzati" da Giovanni Lo Sciuto. Ricordiamo che tra i 27 arrestati c’erano anche tre poliziotti che avrebbero rivelato notizie riservate in cambio di favori, come assunzioni o trattamenti economici in favore di mogli e parenti. A finire in manette erano stati Salvatore Passanante, ispettore al Commissariato di Castelvetrano, Salvatore Virgilio, assistente capo in servizio alla Dia di Trapani, Salvatore Giacobbe, assistente capo alla Questura di Palermo.
Il cerchio magico - Era un "cerchio magico", un sistema di potere che utilizza le regole simili alla massoneria segreta, con una vera e propria loggia e con un tempio massonico in un palazzo di Castelvetrano. Secondo la Procura di Trapani che rimane competente per l'inchiesta Artemisia, Lo Sciuto è "l’ispiratore di ogni cosa". Lo Sciuto, ex deputato regionale, secondo gli investigatori godeva inoltre del rapporto privilegiato con il presidente dell'ente di formazione professionale Anfe (Associazione Nazionale Famiglie Emigrati), Paolo Genco, anch'egli arrestato, con il quale avrebbe creato "uno stabile accordo corruttivo". Il parlamentare sarebbe riuscito infatti ad ottenere assunzioni per persone da lui segnalate oltre che appoggio elettorale e anche finanziario, in cambio avrebbe agevolato la concessione dei finanziamenti a favore dell'Anfe. La loggia massonica segreta sarebbe stata collusa con esponenti di rilievo del mondo politico, delle forze dell'ordine, delle istituzioni e degli enti di governo del territorio, del comparto sanità e dell'imprenditoria.
Posti di lavoro all'Anfe in cambio di voti - Nel corso di alcune telefonate intercettate si parla della presentazione di una lista unica per le elezioni comunali, nel corso delle telefonate “veniva fatto riferimento alla promessa di posti di lavoro in seno all’ANFE in cambio di consensi elettorali”. Nello specifico il fatto riguarda l'assunzione di Maria Luisa Mortillaro quale consulente-collaboratrice parlamentare di Lo Sciuto. Nomina solo sulla carta il cui compenso viene rimborsato al politico. In un primo momento è stato configurato l’episodio come peculato, adesso la nuova qualificazione in truffa aggravata. Cade così la tesi del Tribunale del riesame che a suo tempo riconoscendo che il reato era stato commesso a Palermo, ha sostenuto la incompetenza della magistratura trapanese. Adesso dopo le decisioni della Cassazione, che hanno riguardato quasi tutti gli indagati, che si sono visti dare torto con l’annullamento delle decisioni assunte dai giudici del riesame, l’indagine torna completamente nelle mani della Procura di Trapani.
Lo stop all'operazione per competenza territoriale - Ricordiamo infatti che l’intera operazione Artemisia era stata annullata, per un difetto di competenza territoriale. Erano infatti tornati totalmente liberi, tra gli altri, lo stesso ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto, e l'ex Sindaco Felice Errante. Libero anche Luciano Perricone. L'annullamento dell'ordinanza, che secondo il Tribunale del Riesame è di competenza della procura di Palermo e non di quella di Trapani, non cancella tuttavia le indagini, nè l'impianto accusatorio. Tra qualche giorno potrebbe essere la procura di Palermo a riemettere un'altra ordinanza. In precedenza sono stati scarcerati i poliziotti Passanante e Virgilio, l'ex vicesindaco Vincenzo Chiofalo, il massone Giuseppe Berlino, il salemitano Arturo Corso, anche lui ritenuto appartenente alla massoneria.
Artemisia bis - Sono 28 gli indagati a Castelvetrano e Trapani nell'ambito di un'inchiesta su un giro di mazzette per avere la pensione di invalidità. L'operazione si chiama Artemisia-bis. Sono ben 162 le pensioni di invalidità erogate senza che ci fossero i diritti. I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Trapani e della compagnia di Castelvetrano stanno notificando l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, emesso dalla Procura della Repubblica di Trapani nei confronti di 28 indagati, tra medici, assistenti socio-sanitari, membri delle Commissioni Mediche per l’Accertamento dell’Invalidità Civile e delle Commissioni mediche per l’accertamento dell’Handicap dell’INPS-Ufficio di Trapani, poiché ritenuti responsabili dei reati di falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.
Le indagini all’epoca svolte permettevano di accertare che Lo Sciuto Giovanni, ex Deputato Regionale, aveva creato uno stabile accordo corruttivo con Orlando Rosario – già responsabile del Centro Medico Legale dell’INPS e poi collaboratore esterno dello stesso ente quale “medico rappresentante di categoria in seno alle commissioni invalidità civili”- che riusciva a corrompere, attraverso regalie ed altre utilità.
Da Orlando, inoltre, l’ex deputato regionale otteneva la concessione di numerose pensioni di invalidità, anche in assenza dei presupposti previsti dalla legge, a favore di persone da lui segnalate, garantendosi così l’ampiamento della base di voti per le varie tornate elettorali.