Prime, parziali ammissioni. . L’ex direttore generale dell’Asp di Trapani, Fabio Damiani, arrestato nell’ambito dell’operazione Sorella Sanità e in carcere dallo scorso 21 maggio, avrebbe rivelato, ai Pm di Palermo, di aver ricevuto da Salvatore Manganaro 50 mila euro il 4 dicembre del 2018. Dalle indagini è emerso che lui aveva a disposizione un bancomat con il quale avrebbe fatto prelievi da 20 mila euro. Damiani ha detto di averlo restituito, ma a smentirlo i messaggi scambiati proprio con Manganaro, il faccendiere già sottoposto a tre interrogatori. Frattanto, il tribunale del Riesame ha respinto il ricorso con il quale la Procura del capoluogo siciliano chiedeva la custodia cautelare in carcere anche per un altro indagato: Antonio Candela, ex commissario anti-Covid che così resta ai “domiciliari”.
Damiani si è anche soffermato sui rapporti che aveva con il faccendiere: “Mi ha fatto alcuni favori, era sempre disponibile con me. Ma anche io l’ho aiutato, come nella primavera del 2019 quando abbiamo fatto una vacanza con le famiglie e Manganaro aveva finito i soldi”.
Nell’inchiesta emergerebbero una serie di favori che l’ex direttore e il faccendiere avrebbero fatto alla Siram, una società campana che si era aggiudicata l’appalto da 126 milioni per la fornitura dei vettori energetici e per la gestione degli impianti tecnologici dell’Asp di Palermo. In questa direzione, però, Damiani avrebbe ribadito di essere estraneo a questa vicenda. Secondo la sua tesi, infatti, sarebbe stato Manganaro ad aver fatto credere alla società che il merito di quell’appalto era dell’ex direttore dell’Azienda sanitaria trapanese. Sta di fatto, però, che per quell’aiuto, Damiani avrebbe intascato 37 mila euro.