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05/08/2020 06:00:00

Abbiamo bisogno del teatro a scuola, non di scuole di teatro

 di Alessandro Ienzi

L’esperienza scolastica italiana costituisce oggi lo specchio del peso che la nostra comunità attribuisce alla formazione ideologica, cognitiva ed emotiva del cittadino, che non rappresenta più una priorità e non viene neanche considerata quale strumento di evoluzione o di risoluzione dei problemi di sostenibilità e vivibilità con cui dobbiamo costantemente confrontarci.

Purtuttavia, una differente organizzazione del sistema scolastico e una valorizzazione della figura degli insegnanti nonché una maggiore attenzione per le esigenze reali degli studenti, costituirebbe senz’altro una fertile via di cura dell’immobilismo, dell’indolenza e dell’assenza di idee e di ideali che ci attanagliano sin dalla prima pubertà.

Per comprendere quali squarci possa aprire un’ampia riflessione sulla scuola è necessario in prima battuta interrogarsi su quale sia la funzione della stessa e soprattutto riconoscerne il ruolo di massimo strumento di formazione per gli allievi che costituiranno i cittadini di domani.

La scuola, dunque, deve costituire la primaria risposta ad un sistema sociale fondato su una comunicazione frammentata, su una sospensione del rapporto con sé stessi e su di una eccessiva valorizzazione della propria immagine esteriore e della propria estetica fisica, tutti sintomi di una personalità che distingue e separa la mente dal corpo.

La scuola è chiamata allora a ricucire questa relazione e condurre i minori in un cammino di saldo radicamento in sé stessi.

Tale percorso trova, senza dubbio, i suoi fondamentali pilastri nella conoscenza della storia e della letteratura, delle leggi matematiche e della storia dell’arte ma non può più prescindere da uno stimolo costante per il corpo e per le sue capacità espressive e intuitive.

In una società che impone una vita sedentaria in cui il gioco per le strade o nelle piazze, gli sport di squadra in campi improvvisati, le passeggiate, sono stati drasticamente sostituiti da smartphones e tablets, in un’era in cui i colori a tempera e i gessetti sono stati rimpiazzati da programmi di progettazione che non sporcano e non hanno odore, è necessario che la scuola assuma la responsabilità di stimolare sensorialmente e cineticamente i propri allievi.

Le discipline sportive, le competizioni, la danza e il teatro rappresentano dunque attività necessarie e imprescindibili nel cammino di crescita dei minori.

Queste discipline sono capaci di apportare quell’entusiasmo che non ha costi e seminano nella persona la creatività e l’energia necessaria all’apertura di nuove prospettive e alla realizzazione dei propri progetti.

La presenza delle discipline creative tra le materie inserite nel piano di studi scolastici sin dalla più tenera età costituisce, dunque, un valore aggiunto che deve essere tenuto in buon conto dalle istituzioni e dai programmi politici.

Il teatro per sua costituzione è tra queste la disciplina che massimamente accoglie e si avvale di diverse discipline quali la danza, il movimento scenico, la pittura, la letteratura; è tutte queste discipline insieme ma al tempo stesso è una disciplina autonoma e indipendente. Per tale ragione il momento storico contemporaneo suggerisce l’inserimento del teatro tra le materie scolastiche, per proporre un risveglio dal torpore e dalla noia.

Ma di quale teatro ha bisogno la scuola?
È davvero possibile insegnare il teatro?

Il teatro è una pratica, un’osservazione che diventa narrazione e incontro, una coincidenza che ha luogo anche tra un solo spettatore e un solo attore che si studiano a vicenda, in uno spazio scenico che può essere ricavato attorno ad un albero, ad un pozzo o ad un falò, che diventano improvvisamente e per qualche minuto il luogo dell’immaginario.

Il teatro necessario alla formazione dei nuovi cittadini è, dunque, un teatro di intuizione, che rifugge l’intelligenza a fior di pelle, che rassomiglia ai giochi dei bambini in cui gli adulti rimangono impigliati se non si scrollano di dosso la razionalità più becera e il giudizio, di cui tutta la struttura della moderna società occidentale è intrisa, fondata sulla competizione e sulla preparazione e sulle attestazioni e che nega invece il valore dell’idea intuitiva e viva.

Il Teatro di cui la scuola ha bisogno non è dunque quello della maggior parte delle scuole di teatro, che rilasciano diplomi e attestati, che certificano la professionalità e la capacità di scandire la parola e di muovere un corpo asciutto e inappuntabile, il teatro di cui la scuola ha bisogno è un teatro dell’incontro con sé stessi, dell’accettazione e dell’accoglienza delle idee che spontanee nascono in ogni essere umano e lo rendono fecondo come un terreno pronto ad essere coltivato.
Per questo, quindi, c’è molto più bisogno di teatro nelle scuole che di scuole di teatro.



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