Daniele Nuccio, lei è stato uno dei fautori della candidatura a sindaco di Marsala di Andreana Patti, poi il ritiro. Il suo movimento convergerà su Alberto Di Girolamo o farà altre scelte?
Colgo l’occasione per smentire categoricamente quanto dichiarato di recente ai vostri microfoni da chi ha contribuito in maniera determinante alla negazione di qualsiasi tipo di confronto, come da noi richiesto in più occasioni. Non c’è alcuna interlocuzione in atto, non ci sono margini per convergere sulla candidatura del Sindaco uscente. C’è il pressing costante, al limite dello stalking, di chi evidentemente non ha ben compreso che il nostro modo di fare politica va oltre le postazioni di potere, le promesse sugli assessorati, i sottogoverni e quant’altro. Per quanto mi riguarda e per il movimento Città Futura che rappresento, per le donne e gli uomini coinvolti nella costruzione della lista in questi mesi, questa tornata elettorale ha un valore importante e che non si limita alle solite logiche di posizionamento. Noi vogliamo rappresentare non solo un’alternativa in termini elettorali, abbiamo il dovere di dimostrare alla cittadinanza ed a quanti ci hanno dimostrato fiducia e rispetto in questi anni, che non tutti hanno un prezzo. Che la coerenza è un valore imprescindibile per chi si candida a governare la cosa pubblica. Dalla nostra parte c’è un pezzo di società che non si rassegna allo stato di cose presente, alla mediocrità, agli ipocriti che dietro la stanca retorica e l’etichetta di maniera hanno dimenticato che la Politica è una cosa seria, fatta di confronto e partecipazione democratica. L’autoreferenzialità, la divisione in “buoni” e “cattivi”, le continue provocazioni e la fedeltà al “dogma” dell’infallibilità dell’Amministrazione uscente, sono alcuni dei punti che ci impongono di essere consequenziali a quanto abbiamo detto e fatto in questi anni.
Patti è stata lanciata nella mischia senza alcun tipo di accordo politico e quindi paracadute, quello che è accaduto era prevedibile a chi sa leggere la politica. Perché bruciare un nome e quali ostacoli hanno portato al ritiro della candidatura? Ed ancora, perché il Pd non ha voluto dialogare con voi?
E’ proprio questo il punto. La candidatura di Andreana Patti, che ringrazio per aver innescato l’entusiasmo fra la gente, un’onda che partiva dal basso e che ci invitava ad andare avanti, nasceva con una finalità ben precisa: la costruzione di un fronte aperto alle migliori energie del territorio, che mettesse al centro un progetto credibile fondato sui contenuti e che poneva un’unica condizione, l’unità. Andreana ha dimostrato grande coerenza. Il tempo ci darà ragione e questa non sarà, come tanti pensano, l’ennesima occasione mancata ma l’inizio di un percorso nuovo. Evidentemente la possibilità che la Città di Marsala si emancipasse e per una volta decidesse di sovvertire equilibri cristallizzati nel tempo, destinati a cambiare le sorti del centro-sinistra, ha messo in allarme quanti invece hanno tutto l’interesse a mantenere lo status quo. Il PD, fatte salve diverse componenti che ci hanno accompagnato in questo percorso, ha dimostrato di essere un partito commissariato. Assoggettato totalmente ai desiderata dell’On. Baldo Gucciardi e di quanti scommettono sul disastro. La candidatura di Di Girolamo è considerata troppo debole, per questo va bene. Il Partito Democratico marsalese, come d’altronde in questi anni, non esprimerà alcuna candidatura nelle prossime tornate elettorali, in grado di mettere in crisi l’influenza dell’area che fa capo al deputato di Salemi. Nessun paracadute, perché la nostra proposta voleva essere davvero e sinceramente “altro”.
Il movimento “Città Futura” di cui lei è portavoce ha raggruppato espressioni diverse che sembrano tutte orientate a non sostenere il sindaco Di Girolamo. Spaccando il centrosinistra si andrà alla sconfitta, ne è consapevole?
Se questo dovesse accadere sono consapevole che mi addosseranno ogni responsabilità, incapaci come sono di elaborare il più elementare concetto che abbia anche lontanamente le sembianze di un’autocritica. Però penso, quand’è che abbiamo determinato la divisione? Nel chiedere più di un anno fa in Consiglio ed a mezzo stampa al Sindaco di sciogliere la riserva, cosa avvenuta dopo due mesi dalla scadenza del mandato naturale? Nell’aver accettato un confronto con Agostino Licari che tre mesi fa risultò essere il candidato lanciato dall’Amministrazione salvo essere scaricato dalla stessa qualche tempo dopo? Nell’aver richiesto le primarie di coalizione, strumento che con ogni probabilità avrebbe contribuito al superamento delle diverse opinioni e dei diversi punti di vista su un terreno di confronto nei contenuti? Se non è chiaro il problema vero non è l’attribuzione della responsabilità dell’eventuale sconfitta, cosa peraltro tutta da dimostrare. Dal mio punto di vista ricercherei le responsabilità del mancato confronto ed i mandanti di questo. Da quando, giovane militante dei movimenti della sinistra giovanile a Marsala, non ho mai, e dico mai, assistito alla scientifica negazione di un incontro dell’area di centro-sinistra. La spaccatura all’interno del PD è evidente ed è il frutto dell’arroganza di quanti non tollerano il dissenso. Se un partito vuole essere credibile deve prendere posizione se, in assenza di un deliberato dei propri organi di governo, consiglieri comunali ed assessori promuovono pubblicamente la ricandidatura di un Sindaco uscente. La partecipazione democratica, il confronto interno e la definizione di una linea comune erano i capisaldi dei partiti di massa. Oggi siamo davanti a degli improvvisati che non hanno ancora ben compreso che questo modo di fare rischierà di consegnare la Città ad un cartello elettorale che al proprio interno vede tutto ed il contrario di tutto, riciclati della politica e volta gabbana buoni per tutte le stagioni. E questa volta non basterà puntare tutto sulle generalizzazioni su chi ha fatto del clientelismo, guardandosi bene però dal denunciare nomi e responsabili. Non basterà appellarsi alla “questione morale” perché a ben guardare diverse componenti che oggi hanno saltato il fosso e sostengono la candidatura del centro-destra, solo cinque anni fa erano nella coalizione che ha sostenuto Di Girolamo. L’unico deputato arrestato per mafia, Paolo Ruggirello andava bene al Partito Democratico del tempo ed era un alleato a tutti gli effetti, perché “l’importante è vincere”. Vede Rossana, vorrei per una volta che fosse chiaro un aspetto, quando diciamo che la coerenza per noi è un valore allo stesso tempo lanciamo un appello a quanti sono stanchi, delusi, amareggiati da un atteggiamento intollerante rispetto alle critiche costruttive, che ha determinato lo scollamento del palazzo dalla Città. Cosa assai evidente, peraltro. La nostra battaglia non si esaurirà il giorno dopo le elezioni ed è per questo che non cederemo di un centimetro alle lusinghe che ci pervengono dall’una e dall’altra parte. Perché la Politica è altra cosa, non può ridursi al “potere per il potere”. Dobbiamo rifondare il centro-sinistra a Marsala partendo dalle sue fondamenta. Siamo consapevoli di uno spazio elettorale ed un pezzo di società che ci chiede rappresentanza, perché è importante essere all’interno delle Istituzioni. Per vigilare sul buon funzionamento della macchina amministrativa, per portare nell’assemblea le istanze, le battaglie ed un punto di vista che non vuole omologarsi. Per questo serve uno scatto di generosità ed anche un pizzico di coraggio.
Il suo percorso in consiglio comunale è stato chiaro: da maggioranza ad opposizione, senza sconti per l’amministrazione uscente. Potrebbe ricompattare questo rapporto con l’amministrazione? Quali fallimenti addebita a Di Girolamo per la condizione cittadina in cui si versa?
Un altro aspetto che delle volte mi fa arrabbiare riguarda il dover premettere sempre che “Alberto Di Girolamo ha fatto delle cose buone”. E sa perché? Perché abbiamo sempre riconosciuto quanto di buono prodotto dall’Amministrazione e personalmente ho sempre votato gli atti che ritenevo giusti, che avrebbero avuto un impatto positivo per la crescita della Città. Questo non vuol dire che un consigliere eletto liberamente debba appiattirsi sulle posizioni del Sindaco perché la sua “benevolenza” può significare l’elargizione di contributi alle associazioni di riferimento, asfaltare qualche buca, diventare riferimento per la propria contrada. Perché anche questo dal mio punto di vista è qualcosa di molto simile al clientelismo. E sa perché personalmente credo di poter fare appello all’onestà intellettuale che ci ha accompagnato in questi anni quando dico che non ci sono i margini per un’alleanza? Perché non abbiamo chiesto niente. Un giorno Alberto Di Girolamo, che personalmente continuo a rispettare convinto come sono che su molti aspetti meriterà l’onore delle armi avendo profuso un impegno importante nella gestione della cosa pubblica, dovrà dirci per quale ragione tutti gli atti votati all’unanimità dal Consiglio Comunale, presentati dal sottoscritto, sono rimasti lettera morta. Perché non abbiamo acquisito al patrimonio comunale la laguna dello Stagnone, perché non è stata riqualificata l’Isola di Schola, perché abbiamo lasciato marcire i pontili, perché i manufatti ormai abusivi del lido “Le due Torri” a San Teodoro, battaglia che ha caratterizzato parte del mio mandato, sono ancora lì? E perché quando il mondo della cooperazione malata, in mano a prestanome e faccendieri di dubbia credibilità levavano gli scudi contro l’opera di approfondimento che stavamo portando avanti sui Servizi Sociali, dal Comune non è pervenuto un solo segnale di sostegno, considerando questa esclusivamente quale volontà di apparire del Consigliere Nuccio? A quel tempo avrei gradito un confronto… Perché, anche se la Corte Costituzionale ci ha dato ragione quando raccogliemmo circa duecento firme, coinvolgendo il mondo delle associazioni affinché si superasse il “decreto Salvini” relativamente alle iscrizioni anagrafiche dei migranti, il Sindaco oggi non si adegua? E perché non è stato mosso un dito per permettere ai cittadini di raggiungere il mare attraversando i sentieri oggi chiusi da una sentenza del TAR, quando votammo un atto specifico che forti della “pubblica utilità” dei terreni frutto di demolizioni (oggi proprietà comunale) potevamo permettere alla nostra comunità di fruire del bene comune? Perché non è stato predisposto il piano di “razionalizzazione” della rete di distribuzione del carburante, in osservanza delle normative vigenti come proposto dal sottoscritto, forse non si vuole urtare la sensibilità di certe lobbies? E perché l’Istituto Commerciale non è stato trasferito, forse non si vuole urtare la sensibilità della proprietà che da quarant’anni riceve dalle casse pubbliche ingenti somme per l’affitto? E’ perché è stato valutato con sufficienza il regolamento prodotto ed in discussione in commissione Affari Generali “Costruire Comunità”, il piano di rilancio della partecipazione democratica che istituisce le consulte territoriali, l’osservatorio sui quartieri popolari e la consulta delle minoranze etniche? Perché non è stata messa in campo una progettualità culturale degna della Città di Marsala ed ogni sollecitazione in tal senso ha finito per irritare chi avrebbe invece dovuto con forza ricercare il dialogo con il meglio che il mondo della cultura marsalese ha prodotto e produce, “nonostante” l’Amministrazione? Potrei continuare a lungo, perché in questi anni abbiamo fatto Politica. Abbiamo controllato ed abbiamo proposto, abbiamo ascoltato, facendo leva sull’unico strumento a nostra disposizione, il voto democratico nell’assemblea rappresentativa dei cittadini. La verità, al netto della campagna di denigrazione che è in atto negli ambienti vicini al Sindaco, che difficilmente tuttavia credo abbia il suo avallo, le nostre strade si sono divise perché il “progetto” è andato in un’altra direzione. Sarò anche un eretico ma non mi adeguerò, non sarò mai fra gli “yes man” che hanno avuto la meglio in questi cinque anni.
Il consiglio comunale è stato spesso scomposto, molti suoi colleghi non hanno dato una buona prova di come si rappresentano le istituzioni. C’è malcontento anche tra i cittadini, verranno eletti i soliti noti?
Vede, io non sono nessuno per emettere giudizi di sorta. Da cittadino dico che dovremmo un po' tutti pretendere di più da quanti sono delegati a far parte del Consiglio Comunale. Vale anche per il sottoscritto ovviamente, non so se ho fatto bene o male ma so di aver dato tutto me stesso nelle azioni che ho portato avanti, cercando di far fede al giuramento di operare con “scrupolo e coscienza”. Abbiamo assistito a molteplici cambi di casacca, ad inchieste importanti che non hanno generato l’indignazione generale, quando in diverse occasioni ho introdotto il tema “mafia” non ho assistito ad alcun dibattito, salvo un po' di retorica stanca in occasione delle commemorazioni, a colleghi che non hanno sentito l’esigenza in cinque anni di accendere il microfono per esternare un pensiero che non fosse “aderisco alla corrente di X o di Y”. Ed è per questa ragione che la soluzione non può che essere la partecipazione democratica della gente alla vita pubblica. Perché piaccia o meno, ogni Consiglio Comunale, come ogni Parlamento è l’esatta rappresentanza della società. E la società italiana oggi è fatta per quota parte da gente arrabbiata, frustrata, incline a cedere alle paure alimentate da quanti soffiano sull’analfabetismo funzionale. Il degrado economico e sociale produce degrado morale e questo inevitabilmente trova cittadinanza nelle Istituzioni. Per questo facciamo appello alle migliori energie del territorio, al mondo del lavoro, dell’impresa, delle associazioni impegnate quotidianamente nel combattere le diseguaglianze, di quanti giornalmente si mettono in discussione ognuno per la propria piccola sfera di influenza, contro gli stereotipi, dimostrando che un pensiero “altro” è possibile. Agli studenti fuori sede che nella propria terra non troveranno mai il lavoro per il quale hanno studiato e fatto sacrifici, a quanti non si rassegnano all’idea che il destino cinico e baro abbia deciso che in provincia di Trapani debba avere la meglio il malaffare che genera arretratezza sociale ed economica. Di tanto in tanto penso a cosa direbbe oggi Mauro Rostagno nel prendere consapevolezza che “il potere” nella nostra terra è ancora appannaggio di consorterie politico-massoniche, contigue talvolta alla criminalità organizzata. Ed è per questo che le forze sane della società, forti degli insegnamenti di Rostagno e di quanti hanno dato la vita facendosi testimonianza di un’alternativa possibile, devono prendere consapevolezza che è il tempo di organizzarsi e battersi lanciando il cuore oltre l’ostacolo, oltre le solite logiche che hanno prodotto questo disastro. Dipende da noi.