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31/07/2020 06:00:00

L'incredibile storia dell'organo monumentale La Grassa

Nelle nostre vite c’è sempre una musica che ci segue. Un’inspiegabile melodia da cui cominciano le nostre giornate, e senza la quale tutto perderebbe senso. Capita, a volte, di fare al contrario. Non di farsi seguire da quel suono, ma di inseguirlo noi. E quando succede, si scoprono storie inattese, verità su di noi che non cercavamo e che ci permettono di conoscere meglio chi siamo.

È capitato a Giuseppe La Grassa che in questo modo ha scoperto di essere discendente di un certo Francesco La Grassa, vissuto tra il 1802 e il 1868, autore dell’organo monumentale della Chiesa di San Pietro di Trapani. Le indagini su questo personaggio siciliano poco noto lo conquistano: Francesco non è solo un geniale costruttore di organi, ma dà inizio a una tradizione familiare, i suoi figli e i suoi nipoti si dichiarano tutti organari o almeno organisti. Recentemente Giuseppe è venuto addirittura a sapere da alcuni suoi parenti americani che il suo bisnonno Salvatore andò in Tunisia a costruire un organo. Una vicenda ancora tutta da esplorare.

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<p style=Di tutto ciò, non esistono documenti diretti, tutte le informazioni che finora ha raccolto sulla sua genealogia sono tratte da libri o da voci di congiunti. I suoi genitori non erano a conoscenza di questo singolare passato musicale.

La fonte più importante è sicuramente il volume di Vincenzo Regina, L’organo a sette tastiere, che ha l'unica pecca di non citare mai le fonti da cui attinge le informazioni. Ma ci dà modo, comunque, di ricostruire parzialmente l’incredibile vita di questo mitico progenitore, Francesco.

Nato da una famiglia benestante di Palermo, i suoi genitori si ammalano e muoiono quando è ancora un bambino. Trova ospitalità a casa dello zio, ma i continui conflitti con la famiglia acquisita lo portano a scappare, dapprima rifugiandosi dalla nonna. Non ha un’istruzione né accademica né tantomeno musicale, ma già a quattordici anni si impiega nella bottega di un falegname. Un giorno in una chiesa si trova davanti a un organo, e comincia a copiarne mentalmente le forme, desiderando con tutto sé stesso di riuscire a replicarlo, riuscire a costruire anche lui una macchina dei sogni così stupefacente, capace di dare voce a tutti gli strumenti, di eseguire composizione celestiali, divine.

Non passa molto perché questo suo desiderio diventi realtà. Realizza il primo organo a Sciacca e successivamente viene chiamato a Trapani, alla chiesa di San Pietro, dove lavora per undici anni, dal 1836 al 1847. Gli danno fondi illimitati, la chiesa vuole realizzare uno strumento fuori dal comune, e Francesco infatti costruisce davvero un organo monumentale che non ha simili al mondo: può riprodurre tutti gli strumenti musicali esistenti, e persino alcuni suoni naturali, possiede tre diverse console e una serie di sette tastiere. Per suonarlo idealmente occorrono tre musicisti, ma possono arrivare a sei suonando a quattro mani.

STUDIO VIRA | 2025-04-09 10:50:00
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