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29/07/2020 06:00:00

Matteo Messina Denaro e le stragi /14. Il boss rimane a fianco di Riina

 Anche oggi su tp24 continuiamo il nostro approfondimento sulla requisitoria del pm Gabriele Paci, al processo che si sta svolgendo a Caltanissetta, nei confronti del boss latitante di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro, accusato di essere il mandante delle stragi degli anni '90. (Qui potete leggere la prima parte).

Piero Grasso - Brusca trova furente Riina dopo la strage di Via D’Amelio, perché dice che la trattativa si è arenata, dice Riina che c’era la possibilità di avere un contentino che lui non ha accettato. Riina dice a Brusca che ci vuole un altro colpettino. A settembre del 1992 viene individuato un altro obiettivo, il magistrato Piero Grasso, che era stato giudice a latere del maxi processo. Si concretizza con il progetto fino al punto che si fanno le prove sotto la casa della mamma di Grasso a Monreale, anche se poi salta perché c’è nei pressi della casa una banca il cui circuito di vigilanza rischia di fare interferenza con la possibile autobomba, non garantisce il risultato e l’operazione salta.

Attentato Rino Germanà e Ignazio Salvo  - Il 14 settembre viene commesso l’attentato a Rino Germanà che vede impegnati nell’agguato Matteo Messina Denaro, Leoluca Bagarella, e Giuseppe Graviano, gli artefici, insieme a Totò Riina che ha ordinato questo attentato, della strategia stragista. Il 17 settembre viene ucciso come abbiamo detto Ignazio Salvo, uomo cerniera tra Cosa nostra e mondo politico, era uomo d’onore della famiglia di Salemi. Brusca che partecipa all’uccisione a Santa Flavia a Palermo, dice che a Ignazio Salvo lo cercavano anche i trapanesi. Brusca dice di aver saputo che oltre a lui c’era un’altra squadra a Trapani pronta a eliminare Ignazio Salvo.

 

Matteo Messina Denaro rimane a fianco di Riina - In tutti questi atti della strategia, Matteo Messina Denaro è presente e partecipa. Brusca dice che il giorno dell’arresto di Riina, 15 gennaio 1993, era fissata una riunione di tutti i capi mandamento della commissione provinciale, alla quale dovevano partecipare tutti i capi mandamento e anche Matteo Messina Denaro.  Giovanni  Brusca dirà di quel periodo: "Se non c’era la mediazione di Provenzano, che trova la soluzione di andare a fare le stragi a Firenze, Roma, Milano, ci sarebbe stata la Guerra tra chi come Bagarella, Messina Denaro e Brusca volevano continuare gli attentati in Sicilia e chi invece diceva: “no a casa nostra no”. E’ Messina Denaro uno dei pochi fedelissimi che dall’inizio alla fine non lo molla Riina, neanche quando l’arrestano. Gli rimane costantemente a fianco, partecipa ad un progetto di attentato, a Paolo Borsellino, a Marsala fino al 92, guida la missione romana assieme a Giuseppe Graviano che è l’altro alfiere di questa strategia stragista, partecipa a tutte le scelte relative agli obiettivi da colpire, all’organizzazione dei delitti compresi nel quadro del disegno eversivo, che vuole indurre lo Stato a rinegoziare da una posizione di forza la posizione di Cosa Nostra.

Totò Riina su Messina Denaro: "l'ho educato bene" -  "Se dunque Messina Denaro, nel 93, dopo l’arresto di Riina, poté rivestire un ruolo di assoluto protagonista di tutti gli eventi stragistici, fino al 94, soprattutto con Brusca, Bagarella e Graviano, accade perché è stato lui assieme a questi ad aderire alla strategia stagista, a partecipare alla esecuzione puntuale sin dalla fine del 91 e come Riina recita nel carcere di Opera: “Era il picciotto che doveva fare e io l’avevo educato bene questo ragazzo”. Messina Denaro dunque mostrava la totale dedizione a Riina e alla causa Corleonese. Matteo Messina Denaro non fece mancare nulla, né l’assistenza militare né quella logistica, che in guerra vale quanto la forza militare. Nel 93 non c’è un altro Messina Denaro che cambia pelle. C’è l’adesione di Messina Denaro al progetto folle di stragi, è la continuazione di quanto deciso nel 91 e 92, scoppieranno le bombe, moriranno innocenti. Non partecipa materialmente a Capaci, ma partecipa alla fase di progettazione, non partecipa, almeno per quello che sappiamo in Via D’Amelio. 

Il progetto di omicidio di Borsellino a Marsala –  Messina Denaro fino al 92 partecipa alla progettazione dei delitti di Falcone e Borsellino e a quest'ultimo, infatti, ci provano ad ucciderlo anche a Marsala. Borsellino è Procuratore della Repubblica a Marsala dal 1986 a marzo 1992. Nell’ultimo periodo dalla fine dicembre, fino ai primi di marzo, quando prende servizio da procuratore aggiunto, viene deliberata l’applicazione di Borsellino per tre giorni a settimana a Palermo. Quindi Borsellino si divide per quel periodo tra Marsala e Palermo. Borsellino che con Giovanni Falcone concepì l’idea del maxi processo. E come Giovanni Falcone era un condannato a morte sin dai primi anni ’80. Siamo nel corso del 1992, ma la decisione di eliminare Paolo Borsellino, risale alla notte dei tempi, a delle indagini che Borsellino fece assieme al capitano Basile e che portano all'arresto di Pino Leggio, Giovanni Riina, zio di Totò Riina.  Continua...



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