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29/07/2020 06:00:00

Salemi. I titolari del Carrefour rompono il silenzio e contrattaccano

Fino ad oggi hanno taciuto. Nel pieno rispetto delle indagini in corso, hanno scelto la via del silenzio.

Ma quanta sofferenza in queste settimane nel sentire le mille voci messe in giro che riportavano notizie false, strumentali e anche in malafede! “Chi crede di potere ricavare vantaggio dalle maldicenze diffuse ne rimarrà deluso, perché alla fine trionferà la verità” con questa frase rompono il silenzio i due titolari del supermercato Carrefour Market di via Aldo Moro, protagonisti, loro malgrado, di una brutta storia e che forse non ha precedenti a Salemi.

Adesso è arrivato il momento di fare chiarezza su questa vicenda, dicono con forza.

Per prima cosa, non ci stanno a passare come “ avvelenatori” dei loro clienti.

La trentennale attività commerciale nel settore alimentare dimostra il contrario.

Tonnellate di prodotti venduti in tutti questi anni e MAI avuto un problema di prodotti scaduti o prossimi alla scadenza.

Mai, qualcuno dei loro numerosi clienti, che abbia accusato problemi di salute dopo avere consumato i loro prodotti alimentari. Niente! Nemmeno una lamentela.

Un’attività svolta all’insegna della professionalità, costanza e passione ha dimostrato con i fatti che la loro presenza nel commercio cittadino si è sempre contraddistinta per onestà, rispetto e lealtà nei confronti della clientela.

“Ciò che ci preme sottolineare è che i nostri reparti freschi, gastronomia, macelleria e salumeria, hanno da sempre rappresentato il nostro fiore all'occhiello”, precisano con vigore.

E anche in questa occasione.

Lo prova il dissequestro della merce operato quasi subito dall'Autorità Giudiziaria.

Intanto, hanno presentato all’autorità competente opposizione alla sanzione amministrativa comminata dagli ispettori.

Il provvedimento preso nei confronti della loro azienda lo ritengono “ingiusto, e inammissibile”. E trovano che sia “ingiustificabile che si possa ledere l'immagine di un'attività storica nella sua liceità solo per avere omesso sulle etichette dei nostri preconfezionati la dicitura "PREFERIBILMENTE", senza i necessari accertamenti relativi all'effettiva scadenza dei prodotti all'origine e pertanto alla loro integrità.”

A beneficio dei nostri lettori, qualche chiarimento sulla normativa che regola la materia e che porta il numero 1169 del 2011.

Sembrerebbe incredibile, ma sebbene siano passati tanti anni,  ancora oggi i consumatori non sano la differenza che passa tra le diciture “da consumarsi entro” “da consumarsi preferibilmente entro” che trovano scritte sulle etichette.

Precisiamo che “da consumarsi entro” si riferisce alla data di scadenza. In questo caso la scadenza è tassativa.

Ciò significa che, superata quella data, il prodotto viene considerato pericoloso per la salute umana qualora venisse assunto.

In altri termini, l’alimento è sicuro fino alla data indicata, a patto che vengano rispettate le regole per la sua conservazione, suggerite in etichetta direttamente dal produttore.

Da consumarsi preferibilmente entro”, invece, indica il termine minimo di conservazione e si applica per gli alimenti non soggetti a rapida deperibilità.

Questi prodotti, una volta scaduti, non vengono considerati nocivi alla salute.

In questo caso, sono le proprietà organolettiche del prodotto eventualmente a risultare variate, ma non “avariate”.

E’ su questa differenziazione che nasce spesso qualche confusione.

Persino certi Enti, come ad esempio le Asp, applicano la diposizione legislativa non in modo uniforme sul territorio nazionale e regionale.

Nel caso del supermercato salemitano, l’omissione della dicitura “preferibilmente”, dovuta ad una non corretta programmazione della bilancia elettronica, ha fatto scattare il sequestro della merce dei preconfezionati, che, peraltro, non sono stati oggetto di analisi chimiche, accertamenti ovviamente necessari per stabilire l'effettiva scadenza dei prodotti all'origine e di conseguenza anche la loro integrità.

Per completezza d’informazione, diciamo che si è giunti a questa paradossale situazione a seguito di una denuncia da parte di una ex dipendente.

E qui si aprirebbe una questione infinita, sulla mancanza di sensibilizzazione sindacale da parte di tanti dipendenti quando si ritengono lesi nei loro diritti.

In una situazione di normale convivenza civile, in caso di controversie di lavoro, un lavoratore dovrebbe rivolgersi ad un sindacato di categoria per una eventuale apertura di una vertenza.

Cosa diversa invece accade in un ambiente come quello che si vive in questa provincia, dove è quasi assente la sindacalizzazione nel settore del privato.

Dove pare invece vigere la regola del “muoia Sansone con tutti i Filistei”, rivolgendosi inopportunamente a tutti gli organi di controllo civile e militari di questa terra .

Una sorta di guerra totale che potrebbe mettere a repentaglio il destino dei colleghi di lavoro.

Se poi a tutto questo si aggiungono i pettegolezzi e le maldicenze, si capisce bene che i contraccolpi per una azienda di nove unità, potrebbero essere oltre che di natura economica anche di carattere sociale. Cosa che, in una situazione di recessione come quella attuale, nessuno si augura che accada.

I titolari del Carrefour, nel frattempo, restano in attesa dell’esito del ricorso. Sono certi e fiduciosi che tutto si risolverà positivamente.

Hanno deciso di rendere partecipe la comunità, raccontando con la massima trasparenza tutto quello che è successo alla loro azienda, al fine di rinsaldare il rapporto di fiducia con i clienti, e assicurando la continuazione del loro percorso lavorativo, con l'amore e la dedizione che li hanno sempre contraddistinti in tutti questi anni.

In tempi di crisi dovuti al covid-19, crediamo che tutti sperino che ciò avvenga.

 

Franco Ciro Lo Re