Nei giorni scorsi si sono chiuse le indagini a carico dell’ex deputato regionale alcamese Norino Fratello, arrestato il 5 luglio del 2018 con l’operazione “Brother” e accusato di aver messo su una rete di cooperative per la gestione dei centri di accoglienza dei migranti.
Oggi riassumiamo su tp24 un po' tutta la vicenda che riguarda Norino Fratello, con il suo sistema di business attraverso le cooperative sociali, l'accoglienza e la politica.
L’ex deputato, ex deputato regionale dell’Udc, ha patteggiato anni fa una pena di un anno e mezzo per concorso in associazione mafiosa. Tutti lo ricordano per la sua domanda fatta al giudice: “Se patteggio mi posso ricandidare?”. Il nome di Norino Fratello entra a gamba tesa sull’affare dell’ospitalità ai migranti, con le cooperative a lui riconducibili, gestite dall’ex deputato ma non a lui intestate che fanno base ad Alcamo. Coop che prima si occupavano di anziani e disabili e poi si sono direzionate sull’accoglienza dei migranti tra Castellammare e Alcamo. Fratello ha trovato come socio anche l’imprenditore marsalese Michele Licata (potete leggere qui).
Sono indagate 14 persone. Tra gli episodi al centro dell'inchiesta, anche quelli relativi alle minacce a Josè Libero Bonomo, avvocato di Alcamo, che aveva preso le difese di Luigi La Rocca, il "pentito" del sistema, che ha permesso di ricostruire la rete messa su da Fratello che nei giorni scorsi ha inviato una replica al nostro articolo.
I due filoni d'inchiesta su Fratello - L'inchiesta che ha coinvolto il "re" delle cooperative nel trapanese, è incentrata su due filoni, uno che riguarda la gestione diretta di numerose cooperative che si occupano dell'accoglienza di migranti, che intestate a prestanome sarebbero state nella totale influenza di Fratello, perché il vero proprietario; l'altro riguarda un importante centro sportivo realizzato con fondi pubblici e poi fallito, fatti che hanno portato all'alienazione di beni ad un'altra società. Secondo gli inquirenti, però, dietro alle due società, ci sarebbe sempre Norino Fratello che, per questo deve rispondere di intestazione fittizia, appropriazione indebita, emissione di fatture false e banca rotta fraudolenta.
La collaboratrice - Aveva una confidente, Norino Fratello, Sofia Saad, collaboratrice nelle cooperative. Gli inquirenti hanno raccolto diverse conversazioni tra i due che a quanto pare avevano anche una relazione. A lei Fratello confidava le strategie e i problemi nella gestione delle società e delle cooperative. Queste sono tra le conversazioni che incastrano l’ex deputato regionale
Fratello ad esempio confessa a Saad che ha avuto dei contrasti con Stefania Mistretta, capo azienda di una delle cooperative, sfociati nel licenziamento e che “sono arrivati ad un accordo sottobanco per farle avere la disoccupazione”. Fratello dice sempre che alla Mistretta, quando l’ha assunta “le ha fatto toccare i vertici dello Stato”. C'è una conversazione che gli inquirenti annotano e che fa capire che tra Fratello e la Saad potrebbe esserci stato qualcosa in più di un rapporto professionale. Il re delle coop le dice che “se non avesse provato dei sentimenti per lei l'avrebbe licenziata a causa dell'ostracismo fatto dalla Saad nel disbrigo di alcune pratiche del centro dove lei lavorava”. Saad invece ribatte che “lo faceva apposta per fargli notare che era lei a gestire il centro in sua vece”. E poi dice: “perchè il centro è tuo!... Capito!... tuo...dovevi venire tu a starti notte e giorno là al posto mio”.
La gola profonda della vicenda Fratello - Nell'inchiesta che ha scoperchiato il sistema dell'accoglienza di Norino Fratello c'è un gola profonda. E' Lorenzo La Rocca, autoaccusatosi prestanome della Coop Letizia. Norino Fratello e Saad in questo frangente vengono intercettati in “atteggiamenti intimi” annotano gli inquirenti, con il re delle cooperative che voleva “allacciare una relazione stabile con la donna”. A lei confida di voler estromettere La Rocca per via della sua collaborazione con gli investigatori. Si lamenta del comportamento di La Rocca, e dice che ha intenzione di fare cambiamenti “una potatura generale”. Per gli inquirenti sono passaggi chiave che certificherebbero che a gestire tutto, chi sta dentro e chi fuori, era proprio Norino Fratello. Sono i primi mesi del 2015, e le cooperative che ruotano attorno a Norino Fratello sono nel caos. In una riunione a Marsala nella sede della coop Letizia, in corso Gramsci, per poco non si viene alle mani e sono dovuti intervenire i carabinieri. La Rocca cerca di mettersi in contatto con Saad, Fratello non è disposto a perdonare.
Centri sportivi - Non solo cooperative, immigrati e accoglienza. Norino Fratello gestiva occultamente anche delle società sportive, tutto attraverso prestanomi. Fratello è sempre stato amministratore di fatto della Wellness Sport Center srl e Sport-E. Di queste due ha sempre preso le decisioni più importanti, dettato la linea imprenditoriale, decidendo chi assumere. Annotano gli inquirenti che la creazione della Sport-E aveva uno scopo ben chiaro, quello di occultare illecitamente i beni mobili della Wellness in vista del suo imminente fallimento e per “sottrarre tali beni all'attivo fallimentare rendendone più difficoltoso il recupero da parte dei creditori”. Per fare questo Fratello avrebbe indotto gli amministratori delle due società a firmare dei contratti di vendita e affitto fittizi, ad emettere fatture false per consentire alle Sport-E l'evasione dell'Iva.
"Sistema Fratello" - I militari hanno documentato una serie di manovre illecite attuate dal Fratello finalizzate ad alienare beni e servizi di una società sportiva di sua proprietà, dichiarata fallita nel 2015 ad altra società da lui costituita ed intestata ad uno dei complici con l’esclusiva finalità di eludere la normativa fallimentare, integrando così la condotta di bancarotta fraudolenta per distrazione. Fratello quale condannato per mafia avrebbe omesso di dichiarare le proprie variazioni patrimoniali derivanti dalla partecipazione a diverse società, soprattutto cooperative, molto attive nel corso degli anni prima con l'assistenza ai disabili, poi anche con l'accoglienza ai richiedenti asilo. Un business che frutta milioni di euro a chi gestisce i centri, talvolta appartamenti e ex strutture ricettive.
Le cooperative di Norino Fratello - Questo l’elenco delle cooperative che Fratello gestiva attraverso prestanomi: Dimensione Uomo 2000 con sede legale ad Alcamo, costituita il 30 maggio 1991; Cooperativa Sociale Letizia onlus, con sede ad Alcamo, costituita nel 1979; Consorzio servizi e solidarietà, con sede legale ad Erice, costituita nel 1997; Cooperativa sociale Benessere con sede ad Alcamo, costituita nel 1990;
Wellness Sport Center srl con sede ad Alcamo, costituita nel 2002, dichiarata fallita nel 2015; Sport-E, con sede ad Alcamo, nata nel 2013, intestata fittiziamente a Salvatore Fratello.
Don Librizzi - Le indagini su Fratello iniziano contestualmente a quelle fatte nei confronti di Don Sergio Librizzi, ex direttore della Caritas di Trapani, arrestato nel 2014 e condannato a 9 anni di carcere per i reati di violenza sessuale aggravata e concussione. Qui potete leggere la sua storia.
Rapporti con Lo Sciuto - Dalle indagini dei carabinieri è emerso che, Fratello, nonostante da tempo non fosse più un politico ha continuato ad intrattenere rapporti con diversi politici della provincia. Uno di questi è Giovanni Lo Sciuto, deputato regionale all'Ars, e all'epoca componente della commissione d'inchiesta antimafia. In una intercettazione lo Sciuto propone a Fratello due immobili da adibire a centri di accoglienza straordinaria, uno a Partanna e uno a Mazara. Tra i due ci sono rapporti di grande amicizia e confidenza e la presenza di significativi rapporti di cointeressenza”.
Norino Fratello, Pino Cordaro e Coop Sole - L’operazione "Brother" ha riportato alla luce l’influenza di Norino Fratello, sulle cooperative di Marsala. Il contatto di Fratello in consiglio comunale, è il consigliere Pino Cordaro. I militari registrano diverse conversazioni ed emerge l’interesse di Pino Cordaro a fissare incontri con Norino Fratello. In particolare ne fissano uno insieme al figlio Roberto Cordaro (genero di Michele Licata) presso il Baglio Basile di Petrosino, allora di proprietà dell'imprenditore, a cui sono stati sequestrati beni per oltre 120 milioni di euro. In un incontro avvenuto nel gennaio 2015 si parla della gara d'appalto per l'accoglienza di migranti presso strutture di accoglienza.