Solitaria. Fatta di lentezza, silenzio, calma. Lontana da folla e assembramenti. Sono le caratteristiche di questa estate, ma anche la promessa che molte spiagge siciliane fanno ai loro frequentatori. Fuori rotta e, spesso, selettive (riporta viaggi-Corriere) Con una natura che lascia senza fiato. Di sabbia finissima e dorata, oppure bordate di falesie. Ecco un itinerario nella Sicilia occidentale, che esplora la costa da Marsala fino alla foce del fiume Platani, per chi non si aspetta nulla di consueto, dove i protagonisti sono i litorali dalla bellezza rustica e naïf e il loro mélange di dune, ciottoli bianchissimi e scogliere a picco sul mare. Circondati, protetti e impreziositi da riserve e oasi naturali, da vigneti e città d’arte.
Il primo incontro ravvicinato con il mare e le spiagge della costa occidentale siciliana è, alle porte di Marsala, a San Teodoro, proprio accanto a una torre di avvistamento spagnola. Per raggiungere spiaggette e cale si costeggiano le saline della Riserva dello Stagnone, accompagnati dalla scenografia surreale del labirinto di bacini e canali, dai mucchi di sale messi a essiccare, dai mulini a vento e dalle colonie di fenicotteri che zampettano a pochi metri da riva.
Alla scoperta della Sicilia occidentale: nel mare dei Fenici
Poi ci si sdraia sugli arenili deserti con vista sulle Egadi e sulle isole della laguna: una, l’Isola Lunga, si raggiunge camminando nell’acqua bassa dello Stagnone. Un’altra, Mozia, regala momenti di storia e mistero conditi da memorabilia puniche. E se per una ospitalità garbata si scelgono le camere di Viacolvento, per un incontro ravvicinato con ghiottonerie locali e pizze preparate con grani antichi si va da Assud, proprio di fronte all’imbarcadero per Mozia. Ma si è soltanto all’inizio: la Sud-occidentale Sicula (sui cartelli stradali è la statale 115) ha appena iniziato il suo percorso e si fa largo in una campagna punteggiata da bagli antichi e vigneti. Possibili (e inevitabili, quindi) gli incontri ravvicinati con la migliore produzione vinicola locale: come quella della Cantina Gorghi Tondi, nell’omonima riserva Wwf che confina con lo splendido mare di Mazara del Vallo.
La Sicilia del Grand Tour, tra rovine e macchia mediterranea
La strada statale punta decisa verso sud, fino a raggiungere Selinunte, la città degli dei, copyright dei viaggiatori del Grand Tour, con il suo spettacolare mix di colonne cadute, mura ciclopiche e templi monumentali. Non solo storia e architettura: dall’acropoli del sito archeologico un sentiero scende, tra rovine e macchia mediterranea, verso la spiaggia della Gaggera, che si apre alla vista in uno svolìo di gabbiani, unici frequentatori di questa distesa di sabbia e dune. Dopo il mare, la pausa golosa è con la cucina rustica di Jojò, patron de La Zabbara, chiringuito sulla spiaggia cittadina.
Più a sud, sempre nel territorio di Selinunte, gli appassionati di spiagge incontaminate possono cercare la riserva naturale Foce del fiume Belice, formata da un insieme di arenili dorati: dune, cespugli di gigli di mare spettinati dal vento, macchie verdi di eucalipti, canneti e pini. E, al tramonto, infinite sfumature di arancione in un paesaggio, amato da kitesurfer, tra il surreale e il metafisico. Per la notte, chi cerca silenzio sceglie, lungo la strada fra Selinunte e Castelvetrano, Momentum: mobili di design e camere con vista su uliveti, vigneti e sulla piscina a sfioro.
Sicilia incontaminata: silenzio, natura e mare blu
Pronti per una nuova tappa sulla costa, tra paesaggi forti e balneazione d’antan? Nessuna comodità, solo silenzio, natura e mare blu giustificano la discesa verso la spiaggia delle Solette. Ad aspettare i patiti di sole e mare ci sono insenature silenziose che si aprono di fronte a una tenuta dove decine di asinelli pascolano liberi. La spiaggia è la continuazione ideale della riserva del Belice e, anche qui, niente lidi, chiringuito o chioschi. I pochi frequentatori passano il tempo divorando libri e facendo interminabili camminate per scoprire che la macchia mediterranea più selvaggia e disordinata lascia il posto a file interminabili di vigneti ordinatissimi.
Menfi e il vigneto più grande d’Europa
Il basso profilo dei luoghi non deve trarre in inganno: questo è il Menfishire (la sua piccola capitale è, appunto, Menfi), diventato una delle mete di culto della Sicilia occidentale. Il genius loci qui è costituito, oltre che dal mare (sulle spiagge di Porto Palo di Menfi sventolano da anni Bandiere verdi e blu), dal vino. Basta voltare le spalle alla linea di costa e far correre gli occhi sulle colline ricamate da interminabili filari di viti per capirlo. Ci si trova nel vigneto più grande d’Europa, dove aziende storiche (come Cantina Settesoli) e giovani vigneron hanno rilanciato l’immagine del vino siciliano.
Lasciati alle spalle cantine, stabilimenti e lidi, ecco un’altra spiaggia a selezione naturale, che si raggiunge dopo aver percorso strade poderali, attraversato macchie di pini marittimi e superato uliveti e vigneti. È la spiaggia delle Giache Bianche, lunga distesa di bianchissimi ciottoli (giache, in dialetto locale) scolpiti dalle maree, dove le tartarughe Caretta Caretta approdano per deporre le loro uova. In zona, per cena ci si sposta al ristorante della Foresteria Planeta, circondata dai vigneti dell’azienda vinicola. E, per un’ospitalità a misura d’uomo, ci sono piccoli resort di charme come Casina Miregia.
Sicilia alternativa, tra trekking e birdwatching
La ricerca di spiagge solitarie continua, seguendo l’andamento della costa. Ora è la volta della riserva del fiume Platani. Sfumature da mare africano e macchia mediterranea sono la cornice della spiaggia, che si estende per più di cinque chilometri e su cui si alternano, tra le dune, tratti di arenili sabbiosi e di ciottoli microscopici. Qui gli amanti del trekking trovano sentieri per lunghe passeggiate e chi fa birdwatching spia le evoluzioni di aironi e cavalieri d’Italia. Sulla spiaggia, a sud della foce del Platani, si erge a strapiombo sul mare il promontorio di Capo Bianco e, alle sue spalle, una collina conserva le rovine dell’antica Eraclea Minoa e del suo teatro. Due consigli per la notte: per chi non sa fare a meno della vicinanza al mare c’è l’hotel Luna Minoica. Perfetto rifugio di solitudine e benessere è, invece, il Relais Briuccia, in un antico palazzo nobiliare di Montallegro.
Superato Capo Bianco, ci si addentra nella riserva Wwf di Torre Salsa e si percorre la sua spiaggia lunga, deserta, selvaggia, sorvegliata dal rudere di un’antica torre di avvistamento. Scampata per miracolo alla cementificazione, è ancora oggi un’infilata di falesie di gesso candido, strapiombi sul blu del Canale di Sicilia, promontori di argilla e zone umide, habitat per migliaia di uccelli migratori. Non a caso, è nella classifica delle dieci spiagge più belle d’Italia di Legambiente. Otto chilometri più a sud, ecco la Scala dei Turchi, presso Realmonte (provincia di Agrigento). L’accesso alla scogliera di marna bianca sagomata a gradoni e alla spiaggia di ponente è interdetto. Ma si può andare nelle altre spiagge e fare il bagno. E contemplare dal mare questo anfiteatro naturale è pura emozione.
Da viaggi.corriere.it