Dopo una settimana di silenzio, finalmente, Giacomo Tranchida, sindaco di Trapani, ex sindaco di Erice, è intervenuto sulle rivelazioni contenute nell'inchiesta a puntate di Tp24 sugli accordi tra pregiudicati e politica a San Giuliano, popolare quartiere di Erice, e Trapani.
La replica del Sindaco, è purtroppo, scomposta. Di più, gli è partita la brocca. Tanto che è una sorta di sfogo, un flusso di coscienza che sarebbe piaciuto a Joyce. E' una dichiarazione che parte da una replica sui buoni spesa per gli indigenti, non ancora attivati dal Comune di Trapani, e arriva, improvvisamente, come un pilota che sbanda in curva, a Tp24 e al sottoscritto.
E' sgraziata nei modi, nel linguaggio e nella forma. Peccato. Noi non chiediamo premi, per il lavoro che facciamo, ma ci saremmo aspettati dal Sindaco un "grazie", per quello che, con senso di responsabilità, abbiamo rivelato. Anche soltanto per aver copiato bene (diceva Picasso che solo i geni copiano. Io aggiornerei: i geni copiano, i mediocri fanno politica a vita ...) Invece, c'è questa dichiarazione all'apparenza isterica e sgarrupata, ma che in realtà ha un preciso obiettivo: isolare sempre di più Tp24, il suo direttore, i suoi giornalisti. Additarli come nemici.
Lo trovo inquietante.
Eccola, per la parte che ci interessa, la dichiarazione di Tranchida, per come è scritta:
... La stessa Tp.24 che diversamente pensa di ergersi, con supponenza, a distributore di patenti di legalità. Ebbene, rassicuro anche il direttore di tale periodico che esige – con l’editoriale di qualche giorno fa -, coprendosi dietro la veste di giornalista, risposte dal sottoscritto.
Inizi, intanto, con fare un’operazione di onestà e trasparenze nei confronti dei propri lettori spiegando che lo stesso non ha svolto “alcuna inchiesta giornalista” ma ha solo copiato (con un inqualificabile lavoro di taglia ed incolla) e parcellizzato una vecchia informativa della Squadra Mobile di Trapani. Non tema il direttore, anche se ha copiato, esattamente come gli studenti che si siedono negli ultimi banchi, all’ombra, per non essere visti, non boccerò la sua richiesta di chiarimenti e confronto pubblico. Per adesso basti ai cittadini lettori che in quella informativa sembra si parli di tutto tranne che di ingerenze, men che meno mafiose, nelle amministrazioni di Trapani ed Erice. E per dirla tutta anche i reati latitano in quell’informativa. Capisco il tentativo di “allungare il brodo” da parte del novello “giornalista investigatore” ma ad inseguire i profitti della pubblicità spesso si finisce con l’andare a sbattere. E no, non ci “camperà” tutta l’estate con il suo romanzo criminale; piuttosto chieda scusa e per usare il suo linguaggio, DEVE farlo, agli onesti abitanti della comunità di San Giuliano.
Al processo mediatico intentato presso TeleSud, con altro comprimario di pari livello, risponderò con i fatti della buona politica e gli atti (integrali), già richiesti in Tribunale, che non potranno che dimostrare il mio cristallino operato e quello della mia Ammistrazione, sia ad Erice che a Trapani.
Ebbene, nonostante il sottoscritto non sia gradito, e per me è normale, e stante le velate ma velenose accuse di Di Girolamo, anche motivo di vanto, a mafiosi e criminalità locale, loro avvocati e giornalai, sono comunque contento che le fila di tali oppositori, vecchi e nuovi, si allarghino a dotti sinistri scribacchini dalla coscienza politica e culturale poco pulita.
Un’ultima annotazione, se il novello “giornalista investigatore” ha velleità politiche, magari su Marsala può sempre candidarsi e sottoporsi al giudizio della cittadinanza, se invece l’ambizione è quella di voler fare l’investigatore, ahimè, credo che per raggiunti limiti di età non possa più fare il concorso nelle Forze dell’Ordine, qualora, invece, intenda fare il giornalista lo invito caldamente a copiare di meno e a provare a scrivere del suo.
Ora io qui dovrei mettere una controreplica, qualche battuta salace (ci sono spunti interessantissimi ..), un'annotazione. Ma il fatto è che sono turbato (per i motivi di cui sopra), disorientato e amareggiato. Avevo un'altra immagine, di Giacomo Tranchida. Quella di un politico che, pur con i suoi eccessi e i suoi difetti (chi non li ha) era comunque incline al confronto, al dialogo. Che peccato.
Noi abbiamo soltanto raccontato fatti, riceviamo offese. Che pena: il potere logora.
Noi non diamo patenti di legalità (è uno sport che lasciamo a Tranchida e al suo partito dei buoni) ma raccontiamo fatti. I fatti diventano notizia quando uno, venendoli a conoscere, alza il sopracciglio e pensa: questa cosa va raccontata. Un fatto che diventa notizia non è necessariamente reato.
C'è, in questo delirio, una magra consolazione: al netto di congiuntivi e punteggiatura in libertà, Giacomo Tranchida ha capito alcune cose: la Tp24 (scopro che questo giornale è femmina), non si è inventata nulla, ma ha pubblicato atti e documenti depositati al processo Scrigno, e che Tranchida da super-sindaco-della-legalità parte civile nel processo dovrebbe conoscere. Da qui capisco la frustrazione, è uno smacco. Non abbiamo mai parlato di mafia, anche questo mi pare che finalmente l'ha capito. Si vede che a scuola, quando studiava per il diploma da Sindaco, non stava come me all'ultimo banco.
Noi prentendiamo chiarimenti, certo, e lo facciamo per conto di tutte le persone oneste che vivono a San Giuliano, e che hanno il diritto di avere fugato ogni minimo dubbio sulla correttezza politica di chi li ha amministrati e li amministra. Noi pretendiamo chiarimenti da tutti gli amministratori su fatti che raccontiamo, ma con serenità. Con garbo. Non sfidiamo nessuno. Non c'è bisogno di confrontarsi in duello, non ci sono posizioni contrarie, c'è solo curiosità, da parte nostra. Una sana curiosità. Magari basterebbe, ogni tanto, rispondere al telefono e farsi intervistare. Perchè Tranchida non ci racconta quello che sa, anzichè sparare contro di noi? Che gli abbiamo fatto di male?
Dopo aver letto le parole di Tranchida ho avvertito una strana sensazione, una sottile paura.
Ma il Sindaco di Trapani di cosa ha paura?
Giacomo Di Girolamo
P.S. Piccola operetta morale. Un giorno un politico disse a un professionista: "Prova a candidarti, e vediamo cosa sei capace di fare". Rispose il professionista: "E tu, prova a cercarti un lavoro, e vediamo cosa sei capace di fare". Fine.