La fabbrica del consenso, il modo in cui vengono raccolti i voti, l’esistenza di un gruppo criminale che gestisce pacchetti di preferenze, fa eleggere candidati, e poi li costringe a dimettersi.
E ancora accordi sottobanco con i pregiudicati, pacchi spesa per i voti, minacce e mafia. Tutto questo è l’inchiesta “San Giuliano criminale” che questa settimana ha appassionato - ma soprattutto indignato -i lettori di Tp24 e che racconta soprattutto le trame di Erice e Trapani.
C’è chi l’ha immaginata, questa inchiesta a puntate, anche come una serie Tv Crime su Netflix, come i tipi della pagina satirica Memesuddu.
Ma fiction non è quello che è successo nel 2017 tra Erice e Trapani e non lo è neanche il gruppo criminale che opera soprattutto nel quartiere di San Giuliano.
Siamo partiti dalle indagini svolte dalla Squadra Mobile di Trapani e coordinate dalla Procura di Trapani che sono uno “spin-off”dell’inchiesta antimafia Scrigno. Molti dei protagonisti di queste vicende sono già imputati nel processo Scrigno. Altri nomi sono inediti. Altri fatti sono risultati completamente nuovi, ma non meno inquietanti.
La malavita appassionata di politica
Quello che ne è emerso è l'esistenza di un gruppo di pregiudicati che ad Erice e Trapani si muove con molta disinvoltura ed una certa impunità. Nomi noti alle cronache giudiziarie. Personaggi che godono di una certa autorevolezza nella criminalità comune e in quella mafiosa.
Fanno estorsioni, eseguono raid punitivi, ritrovano roba rubata anche per conto di ex appartenenti alle forze dell’ordine. A loro si rivolge un commerciante pestato a sangue per avere protezione, anzichè chiamare polizia o carabinieri.
Ad Erice, chi mastica di politica sa che le partite ad ogni elezione si giocano a San Giuliano. Sa che c’è un gruppo di pregiudicati che detiene pacchetti di voti pronti a organizzarsi per questo o per l’altro schieramento.
E quello che emerge dall’indagine è un “preoccupante e sempre presente connubio tra rappresentanti politici (candidati e amministratori pubblici) e pregiudicati comuni o vicini ad ambienti mafiosi”.
Un connubio che oltre a condizionare la libera espressione del voto, continua a “influenzare le scelte amministrative, che si ispirano a logiche spartitorie e clientelari in contrasto con il bene e l’interesse pubblico”. L’ipotesi investigativa è che in occasione delle elezioni a Trapani ed Erice, alcuni candidati abbiano "beneficiato di accordi politico/affaristici stipulati con personaggi pienamente inseriti nelle dinamiche criminali, contaminando il libero svolgimento del voto popolare”.
Pregiudicati che fanno eleggere i loro candidati e che li costringono a dimettesi.
Il caso Tarantino
Emblematico è il caso di Francesco Tarantino, consigliere per un giorno ad Erice.
Viene eletto nella lista “Daniela Toscano - Sindaco per Erice” con 201 voti. Fa parte della coalizione vincente, quella del Sindaco Daniela Toscano e di Giacomo Tranchida, oggi Sindaco di Trapani.
Tarantino si dimette a sorpresa alla prima seduta di consiglio comunale , per far posto a Francesca Miceli, che entra nel gruppo del Pd .
Una vicenda che è sempre stata avvolta nel mistero, sulla quale nessuno ha mai dato spiegazioni.
Per usare le parole degli investigatori, in quel caso la criminalità locale si è spinta a “porre in essere pesanti e continue pressioni nei confronti di un neo consigliere comunale di Erice, eletto tra l’altro con il loro sostegno, affinché rinunciasse all’incarico dopo pochi giorni favorendo in quel modo la nomina di altro candidato a loro maggiormente gradito”.
Dietro la candidatura e l’elezione di Francesco Tarantino infatti c’era Giuseppe Pipitone, detto Diego, grande elettore di San Giuliano, l’uomo che tutti vorrebbero in squadra per racimolare voti.
Pipitone fa eleggere Tarantino, poi non gli va più a genio e lo costringe a dimettersi il primo giorno di consiglio comunale. Da quanto emerso dalle intercettazioni ci sarebbe stato tra i due un accordo secondo il quale se Tarantino non si fosse dimesso avrebbe dovuto corrispondere una parte del suo gettone di presenza ogni mese a Pipitone.
La sindaca Daniela Toscano sa che dietro alla candidatura di Tarantino c’è il pregiudicato e “grande elettore” di San Giuliano Diego Pipitone. Toscano conosce Pipitone e la moglie. Si sentono il giorno dopo le consultazioni, commentano lo spoglio, i voti che stanno arrivando ai candidati di Pipitone, alle liste, poi Toscano ringrazia per tutto Pipitone.
L’accordo sfumato con Nino Oddo
Prima di far candidare Tarantino e Miceli con la Toscano, Diego Pipitone, però aveva un accordo con Nino Oddo e con la coalizione a sostegno del candidato Luigi Nacci. Emerge anche questo dall’inchiesta e dei vari tentativi fatti per far tornare indietro Pipitone.
Gli inquirenti lo scrivono, che Pipitone “si era già attivato al fine di reperire consensi” in favore di Luigi Nacci, candidato contrapposto a Toscano.
Poi “essendo venuti meno i termini di quell’accordo che proprio Nino Oddo aveva stipulato qualche tempo prima con Pipitone, quest’ultimo si era determinato nel candidare alcuni dei suoi più fidati nelle liste di riferimento dello schieramento opposto” a quello di Oddo / Nacci.
Le primarie del Pd
Prima delle elezioni amministrative, prima del caso Tarantino e delle pressioni di Pipitone per farlo dimettere, prima del sostegno alla Toscano e del patto sfumato con Nino Oddo. Prima delle “nebbie ericine”, ci sono state le primarie del Pd ad Erice. Anche queste condizionate dall’intervento di noti pregiudicati per racimolare consensi a favore di un altro personaggio politico molto conosciuto: Francesco Todaro, braccio destro dell’ex deputato regionale Paolo Ruggirello, al suo fianco in ogni avventura politica, sotto processo in Scrigno.
Gli inquirenti hanno scoperto che nei giorni precedenti alle primarie del Pd di Erice Gaetano Gigante e Francesco Lipari si sono mossi per far votare Francesco Todaro. Gigante e Lipari hanno un lunghissimo curriculum criminale alle spalle, e sono nomi che entrano spesso nelle cronache giudiziarie e con una certa rilevanza nel panorama criminale trapanese ed ericino. Ebbene, i due i giorni precedenti alle primarie vengono incaricati dal fratello di Franco Orlando, ritenuto boss di Trapani, a convincere la gente a votare per Todaro e distribuire loro le monetine da un euro necessarie per il voto alle primarie.
Gli altri accordi per la ricerca del consenso
Poi c’è Pietro Cusenza, sotto processo per i presunti legami con la mafia in Scrigno, che assieme ad un altro pregiudicato, Gianfranco Gianni, si sarebbero mossi per sostenere alcuni candidati al consiglio comunale nel 2017. Tra questi c’è anche Alberto Mazzeo, consigliere comunale in carica a Trapani, che - da quello che emerge dalle carte e dalle intercettazioni - avrebbe cercato Cusenza per avere un sostegno elettorale. Sostegno che però non sarebbe arrivato perchè Cusenza era già pieno di lavoro in quella campagna elettorale.
Nelle carte spuntano i nomi anche di altri politici del territorio trapanese, come Pietro Cafarelli, Anna Rosa Venturini, Nino Bianco, di cui i due pregiudicati parlano come loro “clienti” per il procacciamento dei voti. Si parla anche di pacchi spesa distratti da un’associazione di Paceco, quella di riferimento a Venturini, per essere consegnati, anzichè ai bisognosi, agli elettori.
Un quadro certamente inquietante quello emerso da questa inchiesta e che ha suscitato molte reazioni. Tra tutte quella della sindaca di Erice Daniela Toscano che ha detto che non c’è nessuna questione morale nel suo comune, e ha maldestramente etichettato un lavoro di approfondimento giornalistico, con tanto di documenti e incrocio di dati e fonti, come una macchinazione per screditare il suo operato. Sarebbe stato più opportuno per la sindaca, nella sua lunga lettera, concentrarsi sui fatti ed entrare nel merito delle cose emerse, come il suo rapporto con Pipitone, il grande elettore di San Giuliano.
Sulle vicende che hanno riguardato la sua coalizione e sul "convitato di pietra" è intervenuto anche l'ex deputato regionale Nino Oddo.
“San Giuliano criminale” è stato un titolo certamente forte, dell’inchiesta di Tp24, come l’epicentro di molte vicende raccontate sia sato proprio il quartiere popolare di Erice. San Giuliano che è un rione difficile è popolato da tante persone in condizioni di povertà, c’è molto disagio sociale, ci sono anche tante famiglie perbene, e qui operano molte associazioni e volontari che cercano di togliere i ragazzini dalla strada e dare loro la possibilità di un futuro migliore. Persone oneste spesso vittime di criminali e di quei criminali che cercano i loro voti con l’inganno.