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26/06/2020 06:00:00

Mafia, Matteo Messina Denaro e il suo soggiorno nella villa bunker di Favignana

 Matteo Messina Denaro, latitante numero uno di Cosa Nostra, avrebbe soggiornato per un periodo sull’isola di Favignana, dove, aveva nella sua disponibilità una villetta-bunker, che non si vede dalla strada, e che è stata realizzata dall’imprenditore edile marsalese, Salvatore Di Girolamo.

Sono queste le indicazioni che si ritrovano a seguito di uno sviluppo delle indagini dell’operazione antimafia “Scrigno”, e in particolare quelle relative a diversi soggetti che gli investigatori ritengono organici o comunque contigui a Cosa nostra, e tra questi Francesco Russo, originario di Marsala ma da anni impiantato a Favignana, e braccio destro del boss Vito D’Angelo, a capo della famiglia mafiosa di Favignana.

Dallo scorso marzo "Scrigno"  ha portato alla luce gli affari e gli intrecci di Cosa nostra e le commistioni con la politica del trapanese, portando agli arresti tra gli altri, dei fratelli Pietro e Francesco Virga, di Franco Orlando e tra i politici dell’ex deputato regionale Paolo Ruggirello e l’ex assessore al Comune di Trapani Ivana Inferrera. Nell’inchiesta “Scrigno”, per la prima volta, come abbiamo riportato sulle pagine di Tp24, gli inquirenti si imbattono con l’inedita famiglia mafiosa di Favignana, della quale, come abbiamo detto, il capo è Vito D’Angelo, originario di Ravanusa, che dopo aver scontato una lunghissima detenzione per omicidio, è rimasto a Favignana diventando punto di riferimento per gli esponenti di cosa nostra trapanese.

Ma vediamo quali sono le indagini e nella fattispecie le intercettazioni, che gli inquirenti effettuano e che confermerebbero di fatto la presenza del boss di Castelvetrano sull’Isola egadina.

La mattina dell’8 novembre del 2016 Francesco Russo con la sua vettura una Renault Kangoo, intercettata dagli inquirenti, va al porto di Favignana, dove attende il suo socio Enrico Pandolfo che sta par arrivare da Trapani. Alle 8 Pandolfo sale sulla vettura di Russo, e questo dopo aver discusso di alcune cose relative al loro lavoro, gli chiede informazioni riguardo ad un certo Giovanni, non identificato dagli investigatori, che avrebbe commesso diversi furti in abitazioni di Favignana. Russo invita Pandolfo a redarguire questo Giovanni, dicendo che questo suo comportamento ha molto infastidito il boss Vito D’Angelo, e dice così testualmente, Russo: “Vedi che u zu’ Vito è un pochino siddiato ah”.

Russo arriva a dire che questo Giovanni deve allontanarsi da Favignana…Vattene a dormire a Marsala, prendi un monolocale”, giustifica ciò precisando che in quel particolare momento storico, si doveva evitare di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica con fatti illeciti che avrebbero destato l’attenzione delle forze dell’ordine. Lo spiega così Russo: “Perché u zu’ Vito mi ha detto: come siamo combinati con questi marsalesi? Io che devo fare? Che già gli è arrivata la notizia anche a quello… e quello vuole che l’isola per ora che sta tranquilla!.

Questa affermazione di Russo è per gli inquirenti chiarificatrice del fatto, che ci fosse una terza persona che aveva tutto l’interesse affinché a Favignana non avvenisse nessun fatto di criminalità, che avrebbe potuto aumentare la presenza delle forze di polizia.

Russo non fa nessun riferimento preciso alla persona, anche se prima di scendere dall’auto dice che si tratta di una persona molto “importante”, che in quel periodo si trovava a Favignana; così lo spiega all’interlocutore, Russo: “Deve stare tranquilla per ora l’Isola… a quanto pare quello è qua! Io non mi hanno detto di… inc… perché non è che parlano, però mi ha detto che per ora l’isola deve restare tranquilla!”.

Per gli inquirenti, anche se non è stato fatto alcun riferimento sull’identità del soggetto presente a Favignana, ma tenendo conto della caratura criminale dei soggetti sotto indagine, Russo è venuto a conoscenza che possa trovare rifugio o comunque appoggio e sostegno logistico, il boss castelvetranese Matteo Messina Denaro.

A conferma delle deduzioni degli investigatori, riguardo alla presenza di Messina Denaro sull’isola, c’è anche un evento che si è verificato nell’aprile del 2015, con i carabinieri del Ros di Palermo che hanno eseguito dei controlli proprio sull’isola, dopo aver saputo da una fonte confidenziale che, Matteo Messina Denaro aveva la disponibilità di “una villetta modello bunker che non si vede dalla strada”, ed utilizzata come rifugio.

Come dicevamo, gli ulteriori accertamenti dei carabinieri hanno consentito di localizzare quella villetta in località “Punta Ferro”. L’immobile è stato realizzato dall’imprenditore edile di Marsala, Salvatore Di Girolamo, per conto di Giuseppe Accorsi. La villa corrisponde alle indicazioni date dalla fonte, e per accedervi è necessario percorrere una strada privata. Si trova in una località particolarmente riservata e poco frequentata dai turisti.

Sia il Ros di Palermo, sia gli uomini del comando Nucleo Operativo di Trapani, hanno intercettato diverse conversazioni tra Francesco Russo e Salvatore Di Girolamo, avvenute tra la prima decade del mese di aprile 2016 e la prima decade del mese di giugno. Tra i due  - dicono gli investigatori - nelle loro decine di conversazioni, oltre a discutere delle loro attività imprenditoriali, lasciano trasparire una certa confidenza e familiarità dovuta a precedenti frequentazioni.

“U liune”, così è conosciuto Salvatore Di Girolamo. Sul suo conto c’è il coinvolgimento il 25 giugno del 2002 in una operazione di contrasto alle infiltrazioni mafiose nel settore degli appalti pubblici per la raccolta dei rifiuti. Di Girolamo in quell’occasione subì il sequestro della sua società, Sicilistrade Srl, perché ritenuto responsabile di essersi aggiudicato illegalmente gli appalti tra il 1999 e il 2001, assieme ad altre imprese nel settore dei rifiuti. Tali imprese, secondo gli investigatori, venivano utilizzate da Cosa nostra e in particolare dalla famiglia mafiosa di Trapani, guidata dal boss Vincenzo Virga, per l’intromissione nel sistema degli appalti pubblici dei Comuni di Trapani ed Erice.



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