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16/06/2020 06:00:00

Porto di Marsala, la mafia trapanese cercava di inserirsi nei lavori?

 Le grandi opere pubbliche come sappiamo fanno gola alla criminalità organizzata e non è da meno il Marina di Marsala che doveva essere realizzato dalla Myr.

Secondo programma, doveva essere pronto in questi giorni, in concomitanza con l’inizio dell’estate 2020.

L’interesse per l’importante infrastruttura portuale da parte della mafia trapanese emerge dalle carte del processo scaturito dall’operazione antimafia Scrigno che, nel marzo del 2019, ha portato agli arresti tra gli altri, dell’ex deputato regionale Paolo Ruggirello, i fratelli Pietro e Francesco Virga, ai vertici della famiglia mafiosa di Trapani e di Franco Orlando, già condannato per associazione mafiosa.

Secondo quanto riporta nomarineresort.it, la famiglia trapanese avrebbe cercato in qualche modo di avvicinare, da un lato il presidente del consiglio comunale di Marsala Enzo Sturiano e dall’altro Salvatore Ombra, presidente di Airgest  e fratello del titolare della Myr, Massimo Ombra. Entrambi, Sturiano e Ombra, è bene specificarlo, non sono indagati. 

Gli interessi comuni e i buoni rapporti delle due famiglie mafiose di  Trapani e Marsala - Per capire in che contesto matura il possibile interesse verso la realizzazione del porto della mafia trapanese, bisogna tener ben presente, come le stesse indagini dell’operazione Scrigno hanno confermato, come le due famiglie mafiose di Marsala e Trapani avessero un buon rapporto, ed erano interessate a potenziali affari da mettere in campo. Si parlava addirittura di una cassa comune per fronteggiare i business che potevano sorgere improvvisamente. Ad esempio volevano comprare degli immobili in via Roma, a Marsala, per una speculazione immobiliare. Ma c'era un altro affare che volevano mettere in campo, “connessa all'attività istituzionale del Comune di Marsala”, scrivono i magistrati. Ne parlano Francesco Virga e Giuseppe Piccione, quest'ultimo uomo d'onore della famiglia di Marsala. Ad un certo punto Virga, a proposito dell'affare, valuta la possibilità di incontrare direttamente quello che i magistrati definiscono erroneamente il vice sindaco, si tratta invece di Enzo Sturiano, presidente del consiglio comunale. “Giusto, tu dici che dici mi ci presento pure io… da Sturiano”, dice Virga al suo interlocutore.  Piccione allora, rassicurava il boss trapanese, precisando che – scrivono i magistrati - “i contatti con Sturiano erano mantenuti dal loro sodale Giacalone Michele".

Ed è proprio dall’indagine che la Dda di Palermo fa sul marsalese Michele Giacalone, imprenditore edile, arrestato a maggio del 2017 nell’operazione Visir, che viene ascoltato un passaggio che riguarda l’interessamento della famiglia mafiosa, sulla realizzazione del porto di Marsala.

Chi è Michele Giacalone - Marsalese, imprenditore edile di 50 anni. Nel 2007 ha patteggiato una condanna a due anni per concorso esterno in associazione mafiosa, anche per aver coperto la latitanza del boss marsalese Antonino Rallo, fratello di Vito Vincenzo Rallo. Condannato poi a dodici anni di carcere per mafia, ha subito un sequestro di beni da oltre un milione di euro. Ad aprile scorso la condanna a 19 anni di carcere è stata sentenziata oltre che per associazione mafiosa, anche per tentata estorsione in danno di un’altra impresa che si era aggiudicata l’appalto per il rifacimento di Piazza Marconi (Porticella) a Marsala. Michele Giacalone, sarebbe stato il referente imprenditoriale della famiglia, mettendo a disposizione del clan Rallo gli immobili della sua società per alcuni summit di mafia e contribuendo al sostentamento degli affiliati. Giacalone, inoltre, avrebbe assunto il ruolo di responsabile della raccolta dei profitti derivanti da estorsioni ai danni di altri imprenditori del settore edile.

Giacalone, l'intermediario  a Marsala della famiglia trapanese - Per i fratelli Francesco e Pietro Virga, boss trapanesi e figli del capomafia Vincenzo Virga, Michele Giacalone era l’intermediario per gli interessi del gruppo. Giacalone era costantemente in contatto con Francesco Peralta, di Paceco e con un altro imprenditore marsalese, Maurizio Paladino, socio di Filippo Giacalone. Tra Paladino e Michele Giacalone, per capire quanto siano in confidenza, basta dire che dal 20 luglio al 21 novembre 2016 sono stati registrati 303 contatti telefonici tra i due.

Ed è proprio nel 2016 che, prima ad Aprile viene firmato l’accordo di programma per il Marina di Marsala tra Regione, Comune e Myr, mentre a settembre dello stesso anno la Regione inserisce il progetto “Marina di Marsala” della Myr dell’ingegnere Massimo Ombra tra le priorità previste nel Patto per il Sud, investendo in questo progetto 8 milioni di euro.

Così annotano i carabinieri nelle loro indagini:Dovresti venire a Marsala a lavorare all’ultimo eh? Appena cominciamo questo porto”, sono le parole del 15 novembre 2016 di Filippo Giacalone che “in merito all’attendibilità della notizia fornita, rassicurava il suo interlocutore precisando che in quel periodo stava eseguendo dei lavori a casa di Salvatore Ombra e che di conseguenza aveva modo di acquisire notizie d’interesse in tempo reale”. 
Si dovrebbe iniziare verso Gennaio-Febbraio – continuava Filippo Giacalone – perché aspettano l’ultima autorizzazione della Capitaneria di Porto di Palermo”.

Altra conferma, secondo gli inquirenti, dell’interessamento della mafia trapanese sul porto di Marsala, sono le indagini eseguite fino a poche settimane prima dell’arresto di Michele Giacalone, che tracciano anche l’avvicinamento del presidente del consiglio comunale, Enzo Sturiano, e riferimento a Marsala di Paolo Ruggirello.

C’è una intercettazione di Michele Giacalone mentre raccontava di un incontro con i due politici.Il presidente dell’attuale consiglio comunale di Marsala si mostrava altresì interessato ai lavori per la realizzazione del nuovo porto”, scrivono i carabinieri che il 2 marzo 2017 lo ascoltano mentre “rincuorava” un vicino di casa chegli chiedeva esplicitamente notizie sui lavori” e “di non dimenticarsi di lui”. “Sturiano – per come riportano i militari dell’Arma – diceva che doveva stare tranquillo in tal senso facendogli intendere che lo avrebbe certamente inserito per farlo lavorare in quel cantiere”.

Il presidente del consiglio comunale Enzo Sturiano e Michele Giacalone, in effetti, si sono sentiti alcune volte per organizzarsi per incontrarsi, come abbiamo riportato su Tp24.

In una prima occasione chiama il presidente del consiglio comunale: ”Ehi Michele… eravamo rimasti che ci vedevamo a che ora?“. Poi, dopo qualche giorno, Sturiano viene contattato da Giacalone che gli chiedeva, avendo la necessità di parlargli di presenza, dove si trovava in quel momento. I contatti tra Michele Giacalone e il presidente Sturiano avvengono qualche giorno prima dell'arresto di Giacalone nell'ambito dell'operazione antimafia Visir.