L’accusa, infine, fa uno scivolone.
Nel corso della requisitoria, il pm Padova afferma che Vaccarino, parlando con Santangelo, “non sapendo di essere intercettato, disse di Lorenzo Cimarosa ‘questo fango che si è pentito e si lanzò tutto”.
I riferimento è questa parte dell’intercettazione, che riportiamo:
VACCARINO: Con l’uso che tu sai di doverne fare e con la motivazione che la tua intelligenza sa che mi spinge, un colloquio tra due, secondo me pezzi di fango e nient’altro perché non ce ne è altri qua, eh dice c’è andato a fare il funerale fa finta a questo fango che si è pentito che si lanzò tutto…
SANTANGELO: Eh
VACCARINO: Ci è andato a fare il funerale, però fa finta di non si pagare, fa finta di pagarsi però so che non si paga… discorsi, che sono i discorsi di… secondo me, io così l’interpreto di pazzi, di pazzi da legare e però è bene che si sappiano perché quanto meno uno sa con chi ha…
Sembra che il pm non abbia preso in considerazione quel “dice” che, con ogni probabilità, è riferito ad uno dei due tizi intercettati. I quali però, parlando di Lorenzo Cimarosa, usano il termine “fradiciume”, che è comunque un sinonimo di “fango”.
Il pm della Dda Padova chiede poi a Vaccarino, in videoconferenza dal carcere di Catanzaro, che cosa ha detto a Vincenzo Santangelo.
“Ho esplicitato richiesta sul linguaggio di questi due sconosciuti – ha risposto l’ex sindaco - e chiesto se potessero rappresentare motivo di preoccupazione per me e per Giuseppe Cimarosa (figlio di Lorenzo, ndr). Io temevo di subire un attentato. Ho parlato con Santangelo perché vivo con la paura di essere ucciso”.
Santangelo era imputato nello stesso processo in cui Vaccarino venne condannato per droga (dopo che l’accusa di mafia era caduta in secondo grado). Oggi per l’ex sindaco è in corso il processo di revisione al Tribunale di Catania.
Ma nell’udienza precedente era stato sentito anche Giuseppe Cimarosa, che ha dichiarato di aver percepito la solidarietà di Vaccarino sin da quando suo padre aveva cominciato a collaborare, in un periodo in cui l’isolamento da parte dei castelvetranesi era molto forte.
Una vicinanza che più volte si sarebbe trasformata in aiuto concreto, per esempio in delle sedie messe a disposizione da Vaccarino per gli spettacoli equestri, ma non solo: “Quest’estate che io ho avuto… sono stato male di salute – aveva aggiunto Giuseppe Cimarosa – e lui l’ha saputo, si è preoccupato e addirittura è venuto a casa a trovarmi…”.
Poi c’è il mistero della mail. Quella mail con gli screen delle intercettazioni che arriva all’indirizzo di posta elettronica di Vaccarino.
Non c’è infatti l’assoluta certezza che sia stato Zappalà ad inviarla. E non si è potuto nemmeno risalire all’IP.
Perché? E’ passato troppo tempo.
Certo, nella prima interrogazione di garanzia, il colonnello aveva dato per scontato di aver inviato lui quel messaggio. Poi però ha capito che “non potevo aver fatto quell’errore”.
Anche perché “nel 2017 – aveva sottolineato l’ufficiale dell’Arma – ho avuto un incidente con la moto e ho subito un trauma cranico che mi ha provocato qualche problema alla memoria”.