11,10 - Un cartello criminale composto da imprenditori e funzionari pubblici per pilotare gli appalti e agevolare le cosche della 'ndrangheta. Lo ha scoperto la Guardia di Finanza che sta eseguendo decine di arresti in diverse regioni italiane. L’indagine, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, ha preso di mira i profili 'imprenditoriali' dei Piromalli, la cosca che opera nella Piana di Gioia Tauro. I finanzieri stanno eseguendo sequestri di beni e imprese per oltre 103 milioni.
Quattordici ai domiciliari
In totale 63 i provvedimenti cautelari disposti. Quattordici gli arresti domiciliari: due omonimi, Francesco Bagalà, uno classe 77 e l’altro classe 90, Giorgio Morabito, Angela Nicoletta, Carlo Cittadini, Giorgio Ottavio Barbieri, Cristiano Zuliani, Francesco Migliore, Filippo Migliore, Alessio La Corte, Vito La Greca, Francesco Mangione, Giovanni Fiordaliso, Domenico Gallo. Venti gli obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria, 29 i divieti di esercitare attività imprenditoriale.
Operazione Waterfront
I provvedimenti cautelari e i sequestri, nei quali sono impegnati circa 500 finanzieri dei comandi provinciali e dello Scico, sono scattati in Calabria, nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia, in Sicilia tra Messina, Palermo, Trapani e Agrigento, in Campania - a Benevento e Avellino -a Milano e Brescia in Lombardia e ad Alessandria, Gorizia, Pisa, Bologna e Roma. L’operazione, coordinata dal procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e denominata 'Waterfront', è l'epilogo delle indagini sull’ala imprenditoriale dei Piromalli.
Undici i funzionari pubblici coinvolti
Dagli accertamenti, infatti, è emersa l'esistenza di un cartello composto da imprenditori e pubblici ufficiali ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d'asta aggravata dall'agevolazione mafiosa, frode nelle pubbliche forniture, corruzione ed altri reati. Sono 11 i funzionari pubblici coinvolti. Era stato creato un «cartello, composto da molteplici imprese - spiega in una nota la Gdf - capace di aggiudicarsi, attraverso turbative d’asta aggravate dall’agevolazione mafiosa, almeno 22 gare a evidenza pubblica, in sistematica frode ai danni della Regione Calabria e della Comunità europea».
I fatti contestati
Accertata la turbativa d’asta in 15 gare d’appalto per grandi opere in alcuni comuni (Polistena, Rizziconi, Gioia Tauro, Gerace, Reggio Calabria, Santo Stefano in Aspromonte, Maropati, Grotteria, Galatro, San Giorgio Morgeto, Siderno) per un valore di oltre 58 milioni di euro. E la turbativa di 7 gare d’appalto, legate allo stanziamento - tra il 2007 e 2013 – di fondi comunitari per un importo complessivo di circa 42 milioni di euro. Fondi destinati alla riqualificazione delle aree urbane di Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando, e dei relativi lungomare, in attuazione di Progetti integrati di sviluppo urbano (Pisu) previsti dal “Por Calabria Fesr 2007/2013 Asse VIII Città Obiettivo Specifico 8.1. “Città e Città ed Aree Urbane”. Le azioni, spiega la Gdf, erano aggravate dalla finalità di agevolare la ’ndrangheta e, in particolare, la cosca Piromalli di Gioia Tauro (Rc).
07,00 - Sono 11 i funzionari pubblici coinvolti nella maxi operazione chiamata "Waterfront" portata a termine in queste ore dalla Guardia di finanza con una serie di arresti in diverse regioni italiane e sequestri di beni e imprese per oltre 103 milioni di euro.
Nel mirino della Dda di Reggio Calabria, i profili "imprenditoriali" della cosca Piromalli, attiva nella Piana di Gioia Tauro.
Gli accertamenti hanno messo in luce un cartello criminali in cui rientrano imprenditori e funzionari pubblici ed era diretto a pilotare gli appalti, nonché ad agevolare le cosche di 'ndrangheta.
I provvedimenti cautelari, che vedono impegnati circa 500 militari, sono scattati in Calabria, nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia, in Sicilia tra Messina, Palermo, Trapani e Agrigento, in Campania - a Benevento e Avellino - a Milano e Brescia in Lombardia, e ad Alessandria, Gorizia, Pisa, Bologna e Roma.
I reati ipotizzati, a vario titolo, sono quelli di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d'asta aggravata dall'agevolazione mafiosa, frode nelle pubbliche forniture, corruzione.