“Mi busco 15mila euro al mese senza fare una m...”. Era sicuro, spavaldo, parlando con la moglie, Giuseppe Taibbi, ritenuto il faccendiere di fiducia di Antonino Candela, il coordinatore per l'emergenza Covid in Sicilia, pezzo da novanta della sanità siciliana. Entrambi sono stati arrestati nell'inchiesta su appalti e mazzette “Sorella Sanità”, che ha portato in carcere anche il manager dell'Asp di Trapani Fabio Damiani.
E' il 16 aprile 2018. Taibbi incontra Roberto Satta, rappresentante della società Tecnologie Sanitarie per parlare di affari. Le microspie piazzate dalla Guardia di Finanza riescono a catturare una serie di conversazioni a proposito delle fatturazioni dalla società di Satta da parte della Medical System Srl. Quest'ultima altro non è, si scoprirà, una sorta di società cartiera che serviva soltanto a incassare le tangenti. “L'emissione delle fatture non era altro che lo schermo per giustificare lo spostamento di ingentissime somme di denaro dalla Tecnologie Sanitarie a Taibbi”, scrive il gip di Palermo.
Se in alcuni casi i soldi delle tangenti viaggiavano nelle valigette, in molti altri però si trattava di costituire un meccanismo più sicuro. La società di Taibbi emetteva fatture per non meglio specificate prestazioni e la Tecnologie Sanitarie non faceva altro che pagare queste fatture. Ma era tutto finto, hanno scoperto i finanzieri.
Due giorni dopo quell'incontro Taibbi dice alla moglie. “Mi do all'assistenza tecnica mi busco io personalmente 15 mila euro al mese per 5 anni.. io per nove anni m'incasso 15 mila euro al mese senza fare una emerita m....”. Niente male. Il riferimento secondo i giudici è alla durata degli appalti aggiudicati dalla società di Satta. Poi Taibbi fa capire che c'è un socio in affari: “se la m... innevata si fosse decisa a firmare 100 mila euro mensili da dividere in due”.
Una volta ricevuti i pagamenti tramite bonifici i soldi sarebbero stati girati a Candela. Secondo i finanzieri il prezzo della corruzione sarebbe stato di 260 mila euro da dividere in due tra Taibbi e Candela, ma la promessa era di arrivare a 800 mila euro.
E c’è un’altra storia singolare che viene fuori da questa inchiesta. Quella di Salvatore Navarra, imprenditore di Caltanissetta, nel settore delle pulizie.
Suo padre da uomo della terra era riuscito a costruire un impero delle pulizie. Il figlio era riuscito a portarlo Oltremanica.
Il padre, all''anagrafe Totò Navarra è finito indagato nell'inchiesta sul sistema Montante. Il figlio, Salvatore Navarra Junior, 47 anni di Caltanissetta, è stato arrestato ai domiciliari nell'operazione Sorella Sanità.
Un destino che si tramanda di padre in figlio, quello dell'accusa di corruzione.
Si parla di una tangente da 750 mila euro.
L'azienda di famiglia, la Pfe, 4 mila dipendenti e un fatturato da 100 milioni di euro, da anni è leader nelle pulizie nella sanità e negli enti pubblici non solo in Sicilia, ma in tutta Italia. Si aggiudicano appalti per pulizie e sanificazioni ovunque. La sede operativa è a Caltanissetta, ma gli uffici dei Navarra si trovano anche a Milano, Palermo, Sassari, Roma. Nel 2015 Navarra junior, il rampollo di una famiglia che si è fatta dal basso, fonda a Londra la Pfe Uk. Papà Totò e il figlio Salvatore hanno storie diverse. Navarra Senior ha dovuto spazzare scale dei condomini borghesi per anni prima di fondare nel 1988 l'azienda che sarebbe diventata 20 anni dopo la Pfe. Navarra junior cresce a Londra, tra abiti buoni, una laurea con master in economia in Inghilterra. Nel 2018, con il padre finito nelle scandalo Montante, prende il comando dell'azienda di famiglia che era anche in procinto di fare il salto in Borsa. Nei giorni scorsi la batosta, anche per l'erede. Salvatore Navarra finisce ai domiciliari, con l'accusa di corruzione.