Riceviamo e pubblichiamo alcune precisazioni del giudice Vito Marcello Saladino, presidente della sezione penale del Tribunale di Marsala, in merito ad alcune circostanze raccontate da alcune testate nazionali sul "sistema Palamara" e riportate qualche giorno fa da Tp24.
Egregio Direttore,
al fine di ricostruire correttamente le circostanze rappresentate nell’articolo in oggetto in base al quale “Dal telefono di Palamara – racconta sempre il Giornale – sono saltate fuori le pressioni che lo stesso Petralia aveva fatto l’anno precedente per aiutare un suo amico, Vito Saladino, a diventare presidente di sezione del tribunale di Marsala. Petralia chiede l’intervento di Palamara, che in quel momento è ancora membro del Csm. E il 4 luglio 2018, nell’ultima seduta prima del suo rinnovo, il Csm nomina Saladino”, Le rappresento quanto segue:
- Non risponde al vero che il dott. Bernardo Petralia, per quanto emerge dal tenore delle conversazioni pubblicate e riferitomi dallo stesso magistrato, avrebbe operato delle “pressioni” per favorire la nomina del sottoscritto a Presidente di sezione penale del Tribunale di Marsala quanto piuttosto – risponde a verità - che lo stesso, quale autorevole conoscitore della magistratura del circondario di Marsala per avervi lavorato lungamente fianco a fianco, oltre che quale componente del CSM nel quadriennio 2006-2010, ha invero evidenziato e sottolineato, nel corso di una interlocuzione informale, gli aspetti di merito concernenti la nomina dello scrivente perché riguardante un magistrato il cui operato lo stesso aveva avuto modo di valutare di persona lavorando per tre anni (2010-2013) presso la locale Procura della Repubblica;
- Non è parimenti vero, come l’articolo potrebbe far pensare, che lo scrivente abbia chiesto “aiuto” al dott. Petralia nell’ottica della nomina menzionata, tanto meno con la prospettiva di contattare il dott. Palamara, all’epoca componente del CSM, e nel contempo, conoscendo il rigore del collega, chi scrive non ha dubbio alcuno che l’iniziativa in questione sia stata posta in essere dal collega nella convinzione di fornire un contributo conoscitivo autorevole e disinteressato (oltretutto quale componente del CSM negli anni 2006-2010) alla decisione di una ordinaria vicenda procedimentale pur rilevante per il circondario di Marsala;
- E’ vero che mi onoro dell’amicizia del dott. Petralia e di quella della di lui moglie dott.ssa Camassa, com’è noto Presidente del Tribunale di Marsala, proprio perché la stessa si nutre, ormai da oltre venticinque anni, del comune amore, davvero senza riserve, per la splendida professione che abbiamo deciso di abbracciare e, per quello che mi riguarda, perché gli stessi magistrati – lui civilista di enormi doti scientifiche ed umane; lei donna impegnata e serissima della mitica Procura di Paolo Borsellino in tempi in cui rischiare la vita non era una “mera ipotesi” - hanno costituito, già dai tempi (primi anni Novanta) in cui mi affacciavo alla professione di “procuratore legale”, delle vere e proprie figure modello, fonti della forte ispirazione personale a continuare gli studi per svolgere un giorno la loro stessa professione;
- Basti pensare, per parlare di fatti concreti, a come lo scrivente, quale componente del Consiglio Giudiziario di Palermo negli anni 2012-2016, abbia potuto constatare, numeri alla mano, come la Procura della Repubblica di Marsala, grazie al fondamentale contributo lavorativo ed organizzativo del dott. Petralia, sia riuscita, per la prima volta nella sua storia recente, ad intaccare l’arretrato accumulato riducendone sensibilmente la portata;
- Lungi dal perseguire la “scorciatoia carrieristica” del “chiedere aiuto a qualcuno” chi scrive, prima di presentare domanda per l’incarico direttivo in questione, ha consultato personalmente tutti i tre magistrati (i dottori Francesco Parrinello, Riccardo Alcamo e Caterina Greco) che per maggiore anzianità di servizio ed indubbie capacità professionali potevano avere aspirazioni almeno pari, se non superiori a quella dello scrivente, per ricoprire l’incarico menzionato, precisando che a fronte del loro eventuale interesse avrebbe omesso di presentare a sua volta domanda; ed è inutile dire che proprio il leggere negli occhi dei predetti colleghi un convinto sostegno alla propria iniziativa – oltre che l’apprendere formalmente il loro disinteresse cristallino per la nomina – ha costituito per chi scrive la spinta definitiva ad intraprendere la “fatica” della complicata compilazione della domanda concernente l’incarico;
- Non a caso, al momento del mio insediamento, avvenuto in data 11 settembre 2018, ho ringraziato pubblicamente i predetti magistrati per la loro vicinanza morale affermando che la mia direzione della sezione avrebbe tenuto in conto, quale vero modello di riferimento, il nobile disinteresse dagli stessi esternato nella vicenda della mia nomina.
Mi permetta infine di esprimere pubblicamente tutta la mia sentita ed orgogliosa vicinanza al dott. Petralia ed alla dott.ssa Camassa, fatti bersaglio, direttamente ed indirettamente, per la sovraesposizone mediatica derivante al primo dalla sua recente nomina a capo del DAP, da una campagna denigratoria, diretta a screditare il Ministro della Giustizia, costruita con articoli (soprattutto “La Verità” e “Il Giornale”) riportanti - in molte parti che lo stesso dott. Petralia, se lo riterrà, si prenderà la responsabilità di chiarire nelle sedi opportune - contenuti oggettivamente falsi, mettendo, inoltre, in relazione suggestivamente i contatti interpersonali in cui lo stesso Petralia si rammaricava garbatamente per la propria prevista esclusione, ancora prima della valutazione dei titoli, per la nomina a Procuratore di Torino (che sarebbe stata appunto doverosa alla luce dei titoli posseduti dallo stesso) con quelli afferenti alla nomina dello scrivente – di significato davvero marginale nel panorama nazionale – al fine di suggerire l’idea della sussistenza di “contatti imbarazzanti”. Peraltro successivamente il dott. Petralia revocherà la domanda per il posto di Torino.
Ed è sul punto appena il caso di ricordare che solo dopo il disvelarsi sugli organi di stampa dei contenuti dell’indagine della Procura di Perugia, nella primavera del 2019, il dott. Palamara è risultato accusato pubblicamente dei fatti - davvero infamanti, se confermati, per un magistrato, oltre che inimmaginabili per qualunque collega – consistenti nell’aver indebitamente orientato, anche mediante il concerto in riunioni serali alle quali prendevano parte politici (il deputato nazionale Cosimo Ferri, magistrato noto, in passato, quale capo della corrente Magistratura Indipendente) ed imputati (l’ex Ministro dello Sport Luca Lotti, imputato davanti al Gup presso il tribunale di Roma al momento delle riunioni e poi rinviato a giudizio per il reato di favoreggiamento nel noto processo “Consip”), oltre ad alcuni componenti del CSM poi costretti alle dimissioni, le scelte della Quinta Commissione del CSM con riferimento alla nomina dei capi degli Uffici di Procura tra i più importanti del Paese (Roma, Perugia), nei fatti decidendo, arbitrariamente quanto illegittimamente, l’estromissione del dott. Petralia dal novero dei “nominandi” per altra Procura, sol perchè il gruppo cui lo stesso apparteneva (AREA) non aveva partecipato a quell’accordo su Roma e Perugia.
Da ultimo, rinnovo i sentimenti di gratitudine a tutti i colleghi dell’ufficio in cui mi onoro di svolgere le mie funzioni di magistrato per la vicinanza che mi hanno dimostrato in questi giorni e nel cui nome queste parole sghembe ed accorate sono diffuse.
Proprio l’enorme rispetto che nutro per loro e per le mie funzioni di magistrato mi ha portato a rinunciare, con garbo ma con fermezza, nella primavera del 2012, ad una proposta autorevole di accettare la candidatura di Sindaco per la città di Marsala per la semplice motivazione che un magistrato, a mio sommesso parere, per il dovere di terzietà di cui è fatto depositario dalla Costituzione, non può decidere di scendere in campo nello stesso rettangolo di gioco dove ha fino a poco tempo prima esercitato le mansioni di arbitro.
E proprio per il predetto sentimento di rispetto, dichiaro pubblicamente che rimetto fin d’ora nelle mani dei miei stessi colleghi la mia funzione semidirettiva e che mi basterà la loro manifestazione di dissenso per impedirmi di avanzare la domanda di conferma al termine del primo quadriennio di funzioni (11 settembre 2022).
Ringrazio sentitamente per aver ospitato il presente chiarimento.
Vito Marcello Saladino – Presidente della Sezione penale presso il Tribunale di Marsala