Anna Garuccio, consigliera comunale a Trapani, ha aderito al Movimento Via, insieme al collega Giuseppe Lipari. Ha chiuso l’esperienza con l’UDC?
Quando si tira troppo la corda, è probabile che giunga il "punto di non ritorno". La chiusura con UDC è netta ma da tempo ormai e senza alcun dialogo. Non tutti tendono ad utilizzarlo. Sebbene io lo abbia cercato in tutti i modi, fino ad un certo punto. L'UDC ha tradito se' stesso e l'eredità lasciata dalla DC, che si alimentava nel vivere tra la gente e per la gente. Non ne conosce più i problemi. Mi dispiace, è stato un bel periodo, ma non per forza bisogna stare insieme. Le alleanze sono una cosa seria.
Cosa l’ha indotta a firmare il manifesto di questo movimento e a intraprendere un nuovo corso politico?
La nostalgia della Prima Repubblica e tutto ciò che di diverso da essa ho conosciuto in un biennio di vita politica trapanese mi ha avvicinata al Movimento Via. Sono cresciuta nella Democrazia Cristiana, ricordo bene lo spessore e il rigore dei politici di allora, sia a livello nazionale che della città di Trapani. Si dice che la politica oggi sia cambiata. Può darsi, anche il mondo lo è, ma i fondamentali della politica sono eterni. Cambiano le politiche, gli uomini, le donne, le sfide, la comunicazione, la società. Ma i fondamentali restano. Il problema è che in pochi li conoscono. La politica è una scienza esatta, c’è un rapporto preciso di causa ed effetto. Tuttavia, con cognizione di causa mi sento di dire che in molte situazioni vige l’imprevedibilità assoluta. Questo è il motivo per cui la popolazione ha allontanato il proprio interesse verso la "cosa pubblica”.
La politica non è percepita oggi come risolutrice dei propri problemi, anzi, molto spesso è ritenuta fonte di imbarazzo per i cittadini e, nella migliore delle ipotesi, inutile. Gli stessi giovani sono disinteressati, sono pochi infatti i modelli di riferimento.
Se non trasmettiamo quanto invece la politica sia determinante per la vita delle persone e che può essere anche altro, può essere coinvolgente, appassionante, i giovani non si impegneranno mai nella “cosa pubblica” e l’Italia andrà poco lontano. Per far questo bisogna l'esempio. Sono tanti i consiglieri, sindaci, assessori che ogni giorno mettono cuore e anima per cercare di avere un impatto positivo nei loro comuni, creando opportunità e servizi per i loro cittadini. VIA riunisce questi esempi . Dobbiamo essere speranza e punto di riferimento per i nostri concittadini, sorriso sicuro e orecchie che ascoltano anche quando è impossibile cambiare le cose, dopo però aver cercato in ogni modo di farlo.
Ho visto crescere il progetto politico di VIA prima ancora della stessa definizione del nome. Speravo che si realizzasse. Frutto dell'intuizione dei suoi stessi fondatori. "Via" è sinonimo di scelta. Bisogna scegliere da che parte stare. È, tra le altre cose, un progetto selettivo dei suoi aderenti, amministratori che pongono il bene comune al primo posto, prima di quello personale, così come buona politica vuole. Attraverso il dialogo e il confronto necessario, VIA pone al centro di tutto i principi morali, i valori della tradizione Siciliana e Italiana, i valori della cristianita', il cui cuore può essere riassunto nel messaggio per la 52 giornata mondiale della pace, celebrata il 1 gennaio 2019, proposto da Papa Francesco e secondo cui affinché la politica sia “buona” occorre che rispetti e promuova i diritti fondamentali della persona umana.
Via ha base provinciale ma si prospetta di incidere anche a livello regionale, al momento sono oltre cinquanta gli aderenti. Qualcuno sostiene che lei segue logiche di una vecchia politica. Cosa risponde?
L'archetipo secondo cui ciò che è vecchio sarebbe negativo, a favore del nuovo e giovane, identificato come positivo, viene categoricamente smentito dall'esperienza quotidiana in cui spesso l’ignoranza istituzionale determina l’imprevedibilità. In ogni modo il concetto di vecchio non mi degrada. Sono una giovane donna contro la cultura dello scarto. Chi con questa espressione ha pensato di offendermi, probabilmente ha solo perso il proprio tempo.
Nell’ultimo consiglio comunale ha sbottato contro la collega Giulia Passalacqua: si metta la museruola. Non è stato un gesto di bon ton istituzionale. Che cosa le ha fatto scattare la molla?
La Consigliera Passalacqua spesso tende a dimenticare le buone maniere all'interno dell'Aula Consiliare. In Consiglio Comunale il suo atteggiamento esce fuori da quello che potrebbe essere un normale animato dibattito politico, tantomeno rispettoso. In diverse e tante occasioni ho colto la stessa in affermazioni poco cordiali nei miei riguardi, molte delle quali offensive e condivise con altri. Il fatto che fin oggi questo non sia trapelato non significa che non sia stato rilevante, semplicemente che la sottoscritta ha preferito seppellire spiacevoli situazioni, sgravandole ulteriori brutte figure. Lasciando stare i commenti nei corridoi, comprendo che non sono gradita a molti, del resto non posso piacere a tutti, ma all'interno dell'aula ritengo che il rigore istituzionale sia dovuto. Non mi piego a commenti personali sui miei colleghi, non conosco quasi nulla della loro vita privata, con loro condivido solo le scelte politiche, pertanto non accetto tali atteggiamenti che, tra l'altro, non sono isolati. Probabilmente la consapevolezza e la verità su ciò che ho appena asserito ha portato la stessa Consigliera a non difendersi nel momento in cui in Aula avrebbe avuto il modo e il tempo di farlo. Non è stata una bella risposta la mia, ne sono certa, ma è ciò che il mio inconscio ha tirato fuori dopo un anno di sopportazione e rigoroso silenzio. Del resto, si sa, amo trasferire il dibattito sul piano dialettico pertanto per puro egoismo vorrei che tutti esprimessero il proprio parere. Per la libertà di parola lotto contro questa amministrazione dallo scorso luglio, tanti articoli di giornale hanno evidenziato le mie lotte per la difesa della libertà dei diritti. Pertanto non sarò certo io a voler mettere la museruola alla collega e, considerato che durante la stessa seduta è andata contro la sua stessa categoria, mi auguro e le auguro che non lo abbia fatto qualche altro.