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01/05/2020 08:00:00

Come i bambini devono affrontare il Covid-19 nella fase 2

Con la graduale ripresa delle attività dopo il lockdown le mascherine serviranno a proteggere la comunità in cui vivono ancora persone infettate dal Covid-19 ma asintomatiche e capaci di diffondere il virus con tosse e starnuti a un metro di distanza, fino a circa due metri. Da qui le raccomandazioni dell'Associazione culturale pediatri (ACP) volte a informare le famiglie sull'utilizzo delle mascherine alla luce delle recenti raccomandazioni di società scientifiche internazionali come l'American Academy of Pediatrics (AAP), il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) e l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS).

I bambini con più di 2 anni possono indossare la mascherina, che deve coprire bene naso e bocca e raccordarsi all'orecchio, lavando prima le mani per almeno 20 secondi. Viceversa, non va indossata sotto i 2 anni, in caso di difficoltà respiratorie o di incapacità a toglierla da soli rimuovendo prima il raccordo dietro le orecchie. In casa, se non ci sono malati, non serve indossarla, così come giocando all'aria aperta e mantenendo una distanza di almeno 2 metri dagli altri, la mascherina va invece indossata nell'impossibilità di rispettare una distanza di sicurezza, come in farmacia, nei negozi o dal dottore. Ma non solo: i bambini fragili perché affetti da malattie croniche e ad alto rischio dovrebbero indossare una mascherina particolare, non la chirurgica o di stoffa, ma le cosiddette Ffp2, nate per proteggere loro stessi dalla infezione. I familiari di questi bambini, se malati, devono indossare le mascherine chirurgiche, che invece proteggono gli altri. E le dimensioni? Negli adulti sono circa 15x30 cm, mentre nei bambini 12x25 cm.

In previsione della sospensione del lockdown e della, seppur graduale, ripresa di una quotidianità, è necessaria una seria riorganizzazione delle cure territoriali che ha come primo passo necessario la diffusione di una accurata e rigorosa attività di informazione e prevenzione nei confronti della malattia. Bisognerebbe organizzare la pediatria di famiglia in forme associative diverse rispetto al passato per un approccio di comunità e non più rivolto al singolo. La popolazione pediatrica deve godere degli stessi diritti degli adulti e le stesse opportunità di assistenza, attraverso le Unità di continuità assistenziale dedicate alla pediatria (Uscap). Per la fase 2 i pediatri di famiglia chiedono di avere ampia disponibilità di tamponi e di poterli prescrivere direttamente per la diagnosi di Covid-19, in modo da ripartire con una nuova normalità fatta di vaccinazioni, screening, bilanci di salute e assistenza al cronico.

Nella fase critica, è stata ridotta la pressione sugli ospedali in alcuni casi dell'80%, seguiti i pazienti con il triage telefonico, programmato gli accessi negli studi ed evitato il diffondersi del contagio. Capillarità e prossimità territoriale, unite al rapporto fiduciario e di vicinanza con migliaia di famiglie che si incontrano negli oltre 7000 studi ha consentito di rilevare i casi sospetti, prescrivere l'esecuzione del tampone diagnostico e monitorare la diffusione del virus. Questo approccio è stato centrale nel contenimento dell'epidemia. Come è stato centrale la disponibilità di adeguati dispositivi di protezione individuale. Bisogna prendere esempio da quella che si è, invece, rivelata essere la principale criticità emersa in questi mesi: una discreta disomogeneità orizzontale con sistemi di cure non sempre allineati e, rispetto invece a un asse verticale, una notevole disparità dei modelli regionali nella gestione dell'epidemia.

In una visione prospettica sarà fondamentale per affrontare una seconda ondata di Covid-19, la linea che verrà scelta sulla prossima influenza stagionale. Per il vaccino contro il Covid-19 dovremmo aspettare, ma bisogna programmare la profilassi dell'influenza e di tante altre malattie per cui i vaccini esistono. Con l'apertura delle scuole a settembre, ci sarà una vera e propria rivoluzione nei contagi da Covid-19. È del tutto evidente che in queste condizioni la riapertura delle scuole favorirà la diffusione del contagio tra i bambini che a loro volta lo riporteranno a casa con il rischio reale di un nuovo picco epidemico. Inoltre, si deve aggiungere che in autunno inizia la diffusione delle normali patologie infettive stagionali, compresa l'influenza, che renderanno ulteriormente confusa e difficile la valutazione della situazione epidemiologica.

Per questo sarebbe utile l'obbligatorietà della vaccinazione antinfluenzale per i bambini da 6 mesi a 14 anni. Avere la popolazione pediatrica vaccinata nella sua totalità significherà contribuire a comprendere, nel momento in cui si ripresenterà, chi avrà il virus del Covid-19. Questo significa agire sulla "patologia di comunità". Un approccio completamente differente da quello utilizzato finora. Con l'apertura delle scuole ad autunno, nella cosiddetta fase 3, senza interventi specifici potrebbero essere i bambini i veri "untori" da coronavirus; già ora si stima un range tra il 42 e il 47% nella popolazione pediatrica di bambini asintomatici e/o con pochi e leggeri sintomi (paucisintomatici) da Covid-19. In questo contesto, la Società italiana medici pediatri (Simpe), chiede che vengano riorganizzati gli spazi comuni come le classi nelle scuole, ma anche che vengono forniti ai pediatri di famiglia sul territorio gli strumenti e i presidi fondamentali nella ricerca della presenza del Covid-19 all'interno dell'infanzia e dell'adolescenza. Tra questi: l'analisi sierologica da confermare con il tampone, e la vaccinazione di massa con l'antinfluenzale, che consentirà di individuare subito i casi di Covid-19 evitando di confonderne i sintomi con quelli dell'influenza.

Per la Settimana mondiale dell'immunizzazione, lo stesso Istituto superiore di sanità sottolinea l'importanza di rispettare il Calendario delle vaccinazioni. Prevenire, proteggere e immunizzare (Prevent, Protect, Immunize) sono le tre parole chiave di questa campagna, dedicata proprio alla necessità di continuità dei servizi vaccinali che devono essere garantiti anche durante la pandemia da Covid-19. Si potrebbe vedere altrimenti fallire il tentativo di tenere sotto controllo l'epidemia di morbillo o osservare il riemergere di patologie come la difterite o la pertosse.

Dott. Angelo Tummarello
Pediatra di famiglia Marsala
Consigliere provinciale Federazione Italiana Medici Pediatri
già Consigliere Regione Sicilia Società Italiana Pediatria Preventiva e Sociale
Ricercatore e divulgatore scientifico
Cell. 3384553511
Email: dott.a_tummarello@libero.it

 

 



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