Vaccarino, “Stavamo per catturare Messina Denaro, informai io Piero Grasso”
Il procuratore antimafia Piero Grasso era a conoscenzadell’operazione dei servizi segreti per la cattura di Matteo Messina Denaro. A dichiararlo è l’ex generale e capo del SISDE Mario Mori. Ascoltato in aula a Marsala circa due settimane fa nel processo che vede coinvolto l’ex collaboratore dei servizi Antonio Vaccarino, Mori ha infatti dichiarato in qualità di testimone di reato connesso: “Già dal 2004 parlai all’allora procuratore di Palermo Piero Grasso del rapporto che il Sisde aveva avviato con Antonio Vaccarino per arrivare alla cattura di Messina Denaro e per individuare la rete di imprenditori a lui vicini. Si era pensato a Vaccarino, come tramite per giungere all’arresto del capomafia in virtù delle relazioni che c’erano tra i due”.
Una versione dei fatti che nella sostanza coincide perfettamente con quanto Vaccarino stesso ha dichiarato sulla stessa vicenda durante la nostra intervista, ma che non corrisponde nei tempi e nelle modalità alla ricostruzione dell’ex generale.
Durante l’operazione dei servizi segreti nota per lo scambio epistolare tra Vaccarino e Matteo Messina Denaro, alias rispettivamente Svetonio e Alessio, ad avvisare l’allora procuratore antimafia Piero Grasso sarebbe stato lo stesso Vaccarino nonostante la ritrosia di Mori e De Donno che, a suo dire, avrebbero preferito allertare l’autorità giudiziaria in un’altra fase dell’operazione, così come previsto dal protocollo.
Secondo quanto affermato dall’ex sindaco castelvetranese, oltre a questioni di tempismo e di protocollo, la mancata volontà di mettere al corrente l’autorità giudiziaria sarebbe stata legata anche ad una mancanza di fiducia, tanto che Mori e De Donno gli avrebbero confidato: “Ma di chi ci si può fidare?”, temendo forse per la buona riuscita dell’operazione.
Ma nonostante la contrarietà di chi era alla guida dell’operazione, Vaccarino non si sarebbe comunque fermato: “Io ho scritto al superprocuratore antimafia di allora, che si chiama Piero Grasso, parlandogli della situazione in cui ci ritrovavamo”, ha dichiarato l’ex sindaco.
“Mi sarei aspettato un intervento indispensabile per un’operazione che era ormai nella sua fase finale. Piero Grasso scrisse all’autorità investigativa di Trapani, dopo un paio di giorni sono stato convocato dalla Dia di Trapani e ho detto tutto quello che c’era da dire allo Stato. Dopo nemmeno 24 ore, tutto ciò che avevo detto ai funzionari della Dia finì su tutti i giornali e ‘stranamente’ Matteo Messina Denaro non fu più catturato”.
Una cosa è certa. Sia Mori che Vaccarino sostengono comunque che Piero Grasso fosse al corrente dell’operazione. Se così fosse, allora sarebbe da chiarire il perché l’ex sindaco fu indagato dopo il ritrovamento dei pizzini di Matteo Messina Denaro nel covo di Bernardo Provenzano. La sigla Vac corrispondeva a Vaccarino. E i pizzini risalgono proprio al periodo dell’operazione del SISDE.
Ma se la dichiarazione di Mori potrebbe ribaltare la narrazione dei fatti relativi al 2000, a scompaginare la storia del recente arresto di Vaccarino, Zappalà e Barcellona, accusati sulle prime di essere delle talpe del super latitante, è l’affermazione del procuratore aggiunto di Caltanissetta Gabriele Paci, ascoltato anche lui in aula a Marsala.
Paci, oltre ad aver confermato il rapporto di collaborazione tra Vaccarino e il SISDE, ha anche dichiarato che le indagini del colonnello Zappalà a Castelvetrano venivano svolte proprio su sua delega. E non riguardavano la cattura di Messina Denaro, ma le stragi.
“Vaccarino è stato, da parte della Procura di Caltanissetta, diciamo un portatore di informazioni”, ha dichiarato Paci – dal momento che l’ex sindaco avrebbe avuto una “rilettura critica delle vicende processuali che l’hanno riguardato”.
Una lettura critica che secondo Vaccarino, ha aggiunto Paci, “per alcuni versi riguarderebbe anche la vicenda stragista, le vicende stragiste del '92. E sotto questo profilo insomma era interesse dell’ufficio sentirlo”.
Affermazioni, queste, in netta contraddizione con la possibilità che l’ex sindaco ed i due militari potessero essere delle talpe del boss.
Le domande su questa vicenda dai contorni ambigui sono destinate a moltiplicarsi. Anche alla luce dell’appello che Vaccarino pochi mesi fa aveva rinnovato a Matteo Messina Denaro, approfittando delle nostre videocamere:
“Matteo Messina Denaro, da tempo, comincia a diventare scomodo per quelli che lo hanno usato.
Sono quasi certo che questa gente lo voglia morto.
Ancora una volta l’appello che gli faccio è di dare ciò che meritano a questi che hanno strumentalizzato la tua veste di capo del nulla, se non delle malefatte, per raggiungere i loro obiettivi che ora vedono compromessi se tu continui con la latitanza.
Per loro devi morire. Per me no, devi vivere. Perché devi spiegare alla collettività che ti ha dato i natali, perché sei arrivato a questo punto, chi ha manovrato alle tue spalle, chi hai manovrato tu.
Matteo Messina Denaro, se mi ascolti, ti ribadisco che questa è la sorte che c’è chi ha stabilito per te”.
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