Un milione di euro per consolidare il pendio che si trova nella periferia Sud-Orientale del centro abitato di Salemi. Più esattamente, nella zona compresa tra la via Lo Presti e la via Giotto, a Est, e la via Cremona, a Nord.
Con un ribasso del 25,4 per cento, la Cogemala srl di Agrigento si è piazzata al primo posto della graduatoria nella gara per aggiudicarsi i lavori.
Non c’è stato un organo d’informazione che non abbia ripreso il comunicato stampa emesso dalla Regione Siciliana. Persino fuori i confini dell’Isola. Un fatto eccezionale, a quanto pare. Una ghiotta occasione, in tempi di carestia, per una amministrazione regionale per farsi pubblicità.
Eppure si tratta di vecchi progetti giacenti da tanti anni nei cassetti dell'Assessorato Regionale. Sono due: uno riguarda la zona tra la via Giotto e la via Cremona e l’altro che interessa i due costoni di Monte delle Rose, sia sul versante della via Marsala sia sul versante delle via Ettore Scimemi.
Una storia infinita per entrambi!
Se ne cominciò ad occupare il Regno Italico con un decreto regio del 1926! Che Salemi presenti tre zone a rischio idrogeologico è risaputo da sempre. E’ sufficiente consultare le mappe ufficiali (statali e regionali).
Le zone vengono delimitate da una linea rossa e indicate con la sigla “R4”.
Che tradotta significa che da sempre è esistito un alto rischio franoso e di conseguenza il divieto di insediamenti edilizi di qualsiasi tipologia.
Storicamente, poi, le cronache del tempo riferiscono che, in una notte del 1740, vennero inghiottiti da una gigantesca frana ben due conventi, quello dei Padri di Terz'ordine Francescano e quello dei Cappuccini, costruiti entrambi sulla collina alla fine del 1500.
Non solo non si è fatto nulla nel corso dei secoli, ma case e palazzi sono sorti come funghi.
Nel frattempo, solo interventi sporadici ed estemporanei.
Come, ad esempio, all'inizio degli anni novanta con un progetto di intervento redatto su incarico dell'amministrazione cittadina.
Modesti interventi di bonifica insufficienti a risolvere alla radice il problema e ad impedire l’inesorabile processo franoso.
Provocato con molta probabilità dall’esistenza di una serie di corsi d'acqua sotterranei, i cui effetti immediatamente visibili, anche ad occhio di un profano, è stato l’abbassamento del piano stradale provocando danni alla rete del metano e all'impianto fognario.
Trattandosi di intervenire su un'area caratterizzata da un terreno sabbioso e argilloso sarebbero state necessarie opere più importanti di sistemazione idraulica mediante la realizzazione di briglie e di canaloni di gronda.
E ciò che prevede il progetto di cui finalmente si espletato il bando di gara.
Per il consolidamento in profondità dei vari strati del pendio, verranno eseguiti interventi di ingegneria naturalistica e di stabilizzazione del pendio con una paratia di pali in cemento armato, ricorrendo ad un sistema di terrazze e graticciate dell'intero versante e provvedendo infine alla piantumazione di essenze e di specie vegetali.
Se si sono accelerati i tempi negli ultimi tre anni lo si deve al fatto che il sindaco Domenico Venuti, astutamente fece a fare inserire il progetto di Via Giotto nell'elenco della Protezione Civile, mentre per quello di Monterose approfittò dei finanziamenti previsti dai fondi del cosiddetto “ Patto per la Sicilia”, ai tempi di Renzi.
Oggi, sembrerebbe potere scrivere la parola fine alla vicenda.
Ma il condizionale è sempre obbligatorio quando si tratta di lavori pubblici, e in Sicilia, in modo particolare.
E per il progetto di Monterose, i cui lavori sarebbero dovuti iniziare in questo mese di aprile?
"Quello previsto per il fronte sud-occidentale della montagna di Monterose - ha precisato il sindaco Venuti- la gara è in fase avanzata e, come confermato dalla Struttura Commissariale poco prima che scoppiasse l'emergenza Covid, i lavori dovrebbero essere affidati entro l'estate. Per entrambi gli interventi, abbiamo messo in campo tanta tenacia e anche una buona dose di pazienza per superare tante lungaggini burocratiche, adesso restiamo in attesa dell’inizio dei lavori".
Franco Ciro Lo Re