Trapani, la rapina in villa, con sequestro: Ciccio "Pummaroro" è di nuovo a casa sua, San Giuliano
E’ imputato per una delle rapine più efferate commesse a Trapani negli ultimi anni. Quando l’ha compiuta, era ai domiciliari. Anche se doveva uscire dal carcere nel 2031. E inoltre, per i medici era non vedente.
E adesso, nonostante l’orrendo crimine di cui si sarebbe macchiato, è di nuovo ai domiciliari, nella sua San Giuliano, dove è riverito e protetto. Lui è uno dei più noti pregiudicati trapanesi, Francesco Cammareri, noto come Ciccio Pummaroro.
E questo è ciò che accade.
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I segni di quella notte di terrore, trascorsa in balia di sei rapinatori incappucciati e armati, se li portano dentro ancora oggi. Per i coniugi Salone sembra non esserci pace, perché oltre al danno, materiale e psicologico, per loro adesso è arrivata anche la beffa: uno degli uomini del commando, incastrato da una sigaretta non fumata, trovata nella camera da letto della famiglia Salone e contenente il suo Dna, è stato da pochi giorni scarcerato.
E’ il trapanese Francesco Cammareri, detto Ciccio “U Pummaroro”, vive nel popolare rione San Giuliano, e ha avuto concessi gli arresti domiciliari.
Assieme ai complici, ancora oggi ignoti, fece irruzione, nella notte tra il 20 e il 21 gennaio del 2019, nella villa dei coniugi Salone, in viale Europa, nel territorio di Erice Casa Santa. Una rapina drammatica. Renato Salone e la moglie Paola Maltese, entrambi medici e genitori dell’ex consigliere comunale di Trapani Francesco Salone, vennero legati e sequestrati. Il pregiudicato è stato poi arrestato l'Agosto scorso: a tradirlo, oltre alla sigaretta, anche le tracce di Dna lasciate nelle fascette con cui fu legata la signora Paola, che venne anche narcotizzata con dell'etere.
Adesso la doccia fredda: Ciccio U Pummaroro ai “domiciliari” e cioè non più in carcere, ma a casa sua. I coniugi Salone, però, non ci stanno e si sono subito rivolti, tramite i propri avvocati, al Consiglio superiore della magistratura, chiedendo la revoca della scarcerazione.
Anche perché la vicenda è sorprendente. Non solo Cammareri avrebbe fatto la rapina nella loro villa mentre doveva essere a casa, ai domiciliari, ma era uscito dal carcere, nonostante la fine della sua pena fosse prevista nel 2031, perchè la commissione medica aveva stabilito che fosse cieco.
Un cieco, che, però, ha fatto una rapina di notte in una villa, con tanto di sequestro di persona.
Renato Salone e Paola Maltese hanno presentato un esposto alla Procura “affinchè venga eseguito un accertamento sulla commissione medica che aveva diagnosticato e certificato la cecità”, e adesso, di fronte a questa scarcerazione che sembra una sfida, hanno chiesto al Csm, il Consiglio Superiore della Magistratura, di intervenire.
Francesco Cammareri è un volto assai noto alle forze dell’ordine.
Millantando di essere vicino a esponenti di Cosa Nostra, era solito farsi chiamare “padrino” per terrorizzare le vittime designate. Nel 2011 era stato arrestato dalla polizia, ma subito rimesso in libertà. Secondo gli investigatori era lui a capo di una banda specializzata in estorsioni e traffico di eroina. Si faceva dare il pizzo di 500 euro da ristoratori, negozianti, centri scommesse. A San Giuliano, uno dei quartieri più problematici di Erice, fa il bello e il cattivo tempo. "Se hai bisogno di qualcosa rivolgiti a me perché San Giuliano è nelle mie mani" avrebbe detto ad un commerciante.
Nel 2015, dopo una condanna a 12 anni, l’uomo era stato arrestato di nuovo dalla Squadra Mobile su disposizione della Procura di Palermo.
Nel gennaio del 2019, l’assalto alla villa dei coniugi Salone. Una volta dentro l’immobile, il commando bloccò Paola Maltese, ginecologa al Sant’Antonio Abate, legandola con fascette e narcotizzandola. Poi i banditi minacciarono il marito, Renato Salone, primario chirurgo in pensione, con una pistola, per costringerlo ad aprire la cassaforte. Per ben quattro ore i due restarono in balìa dei rapinatori, che con l’aiuto di una smerigliatrice riuscirono ad abbattere la parete del caveau sotterraneo e poi riuscirono anche ad aprire in due la cassaforte, con all’interno una pistola, denaro in contanti e oggetti preziosi per il valore di oltre un milione di euro.
La rapina destò grande scalpore e Trapani e finì su tutti i giornali. Avviate le indagini, gli investigatori sono riusciti a risalire al nome di Cammareri con due campioni di Dna estratti da una sigaretta che Cammareri tenne in bocca senza accenderla.
Rimesso in carcere, il Tribunale di sorveglianza di Palermo ha disposto per lui nuovamente i domiciliari, dal giorno di Pasquetta.
Paola Maltese, contattata dalla redazione di Tp24, si dichiara "disgustata" per la scarcerazione del Cammareri. "Il solo pensiero che mi abbia toccata anche solo per bloccarmi e legarmi mi perseguita ancora oggi nel sonno - racconta, non senza dolore -. Sapere che non siamo tutelati dallo Stato che permette a questo pregiudicato di andare a casa, senza per altro aver dato ancora i nomi dei complici mi fa ribrezzo". Aggiunge: "Mi viene naturale anche chiedermi come costui e la sua famiglia oggi riescano a soddisfare le spese quotidiane. Magari è con i soldi e i sacrifici di una vita, la nostra, mia e di mio marito ..."
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