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23/04/2020 06:00:00

Rifiuti in Sicilia/2, il business dei termovalorizzatori e la gara a tavolino...

Continuiamo anche oggi l’approfondimento sul ciclo dei rifiuti in Sicilia alla luce della relazione della commissione parlamentare antimafia dell’Ars presieduta da Claudia Fava. Qui la prima parte.

Ma prima di proseguire nell’approfondimento, bisogna dire che la relazione, oltre alla reazione della Catanzaro Costruzioni, ha anche scatenato la dura polemica tra Paolo Borrometi, tra i giornalisti ascoltati dalla commissione e lo stesso Claudio Fava. La vicenda riguarda l’intervento del giornalista, riguardo allo scioglimento del Comune di Scicli.

Il fatto ruota attorno alla mancata o meno pubblicazione di un articolo con l’appello redatto dai giudici Santiapichi e Rizza, contrari allo scioglimento per mafia (ne abbiamo parliamo qui). Di seguito, un ulteriore approfondimento dei passaggi dell’audizione di Borrometi che risponde alle domande di Fava:

FAVA, presidente della Commissione. L’8 aprile del 2015 - pochi giorni prima che venga sciolto il comune di Scicli - lei pubblica un articolo “La mafia a Scicli, tutti i nomi nell’interrogazione di Lumia” che è il testo integrale di questa interrogazione, 193 righe, presentata sei giorni prima, il 2 aprile. Lei riferisce integralmente il testo di questa interrogazione, molto determinata nel sollecitare lo scioglimento del comune di Scicli; eppure non c’è nessun riferimento, nei suoi articoli di quell’epoca, al manifesto pubblico che era stato firmato contro lo scioglimento da personalità che avevano una loro rilevanza certo non inferiore a quella del senatore Lumia, penso ai giudici Severino Santiapichi e Salvatore Rizza, penso ai pittori Guccione e Alvarez… Perché pubblica integralmente la lunghissima interrogazione del senatore Lumia e non c’è mai alcun cenno a questo manifesto che offriva una lettura radicalmente diversa su quello che stava accadendo a Scicli?
BORROMETI Allora, in relazione alla interrogazione che abbiamo pubblicato, se non ricordo male, come proprio redazione, non fui io a pubblicarla…
FAVA, C’è la sua firma.
BORROMETI, Non lo ricordo, comunque va bene, ma anche in relazione al manifesto a me pare sia stato pubblicato, ora sono passati anni...
FAVA, Non abbiamo trovato nulla, nonostante una ricerca abbastanza meticolosa.
BORROMETI, A me pare sia stato pubblicato, e noi comunque abbiamo dato più volte voce a chi non voleva sciogliere quel comune, e ribadisco ancora una volta più volte abbiamo cercato di interloquire all’epoca con il sindaco Franco Susino, proprio per dargli possibilità di replicare.
FAVA, Senta, lei si chiese perché ci fossero duecento righe di interrogazione da parte di un senatore di un altro collegio e la senatrice di quel collegio, dello stesso partito, non fosse stata nemmeno avvertita?
BORROMETI,  E’ un atto parlamentare e, quindi, non ho sindacato l’atto parlamentare. E’ curioso, è molto curioso che la senatrice del collegio non ne sapesse nulla…
FAVA,  Un passaggio di questa interrogazione la riguarda: “Va precisato - scrive il senatore Lumia - che l’attività giornalistica del giornalista pubblicista Paolo Borrometi è servita ad informare la collettività della presenza sul territorio dell’associazione mafiosa ed ha contribuito a svelare retroscena fondamentali per comprendere meglio i fatti e da allora lo stesso giornalista ha subito gravi atti intimidatori…”. Abbiamo fatto una ricerca e ci risulta che sull’inchiesta giudiziaria della D.D.A. di Catania, sullo scioglimento del Comune di Scicli ed anche sul processo al sindaco Susino sono intervenuti tutti i giornali siciliani, articoli della Gazzetta del Sud, di Repubblica, della Sicilia, di Livesicilia, più tutti i siti web che ci sono in circolazione. Come mai il senatore Lumia dice che la sua attività “è servita a informare la collettività” come se fosse l’unica voce che si è spesa per raccontare quello che accadeva a Scicli?
BORROMETI, Non so, questo andrebbe chiesto a Lumia non certamente a Paolo Borrometi.
FAVA, La relazione che lei ci sta lasciando, e che acquisiamo, se ho capito bene è un focus più complessivo sul ciclo dei rifiuti. Lei approfondisce anche le questioni che riguardano Proto e l’Oikos?
BORROMETI, In maniera marginale.
FAVA, E della vicenda Catanzaro, Siculiana, scioglimento del comune, inchiesta della Procura?
BORROMETI, E’ tutt’altra parte della Sicilia.
FAVA, Diciamo che di Proto e di Siculiana non se ne è occupato perché territorialmente non erano nel raggio di azione del suo lavoro?
BORROMETI, Io mi sono occupato in prevalenza di fatti che riguardano le province di Ragusa e Siracusa.
In un passaggio della relazione il presidente Fava afferma: “Vi sono casi in cui lo scioglimento di alcuni Comuni siano stati “forzati” per far fuori amministratori che non si sono adattati alle anomalie nella gestione dei rifiuti”.

L’affare dei termovalorizzatori – L’interesse attorno ai termovalorizzatori rappresenta uno dei fulcri più importanti attorno al quale ruota la gestione dei rifiuti in Sicilia. Sono dinamiche inquietanti quelle che hanno dominato la vicenda sin dal suo inizio con il bando pubblicato della Regione nel 2002. Ecco casa accade e che si legge nella relazione:

“Il 5 agosto 2002, l’allora presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, nella veste di commissario delegato alla gestione dell’emergenza, approvava un avviso pubblico per la stipula di convenzioni per l’utilizzo della frazione residua dei rifiuti urbani, al netto della raccolta differenziata, prodotta nella Regione Sicilia.

Tale avviso non viene però pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea dando avvio ad una serie di irregolarità e di forzature che segneranno l’esito della gara. La mancata pubblicazione sulla GUCE non impedisce la formulazione di offerte da parte di sette raggruppamenti temporanei d’impresa e il successivo affidamento di tale servizio in favore di quattro di questi (gli altri tre vennero esclusi).
La convenzione, che ha una durata ventennale, venne siglata il 17 giugno 2003 con decorrenza dal 31 marzo 2004. Ma i lavori per la costruzione dei termovalorizzatori vennero più volte sospesi o prorogati con una serie di atti emessi tra il 2004 ed il 2006, nell’attesa del passaggio di competenze dall’organo commissariale alla neonata A.R.R.A.

Il 18 luglio 2007 intervenne la Corte di Giustizia Europea ravvisando una serie di irregolarità e di inadempimenti in materia di pubblicità.
Dopo la pronuncia della Corte di Giustizia Europea, è stata interpellata la Commissione Europa, la quale, con parere motivato del 19 febbraio 2009, sanciva espressamente “l’obbligo di provvedere all’immediata cessazione di qualsivoglia efficacia delle convenzioni di affidamento e alla loro rimozione”. La Giunta regionale con delibera n. 124 del 21 aprile 2009, rimetteva nuovamente all’A.R.R.A. il compito di rinnovare la procedura (questa volta, però, in ossequio a quanto previsto dalla normativa comunitaria).
In data 28 aprile 2009, le originarie imprese affidatarie pervenivano alla stipula di un accordo con l’Agenzia che rispondeva a due esigenze: porre fine all’infrazione comunitaria (sentenza del TAR Palermo) e garantire la continuità nella gestione del servizio.

Il 27 aprile 2009, pertanto, veniva bandita sulla GUCE una nuova gara aperta per la gestione del sistema integrato finalizzato al trattamento e smaltimento rifiuti prodotti nei vari ATO. La gara, però, andava deserta.
Il 23 luglio 2009, sempre sulla GUCE, vengono pubblicati gli avvisi di avvio della procedura negoziata ai sensi di legge. Ma anche in questo caso, spirato il termine per la presentazione delle offerte, non risultava pervenuta nessuna domanda. Si arrivava così, con provvedimento n. 341 dell’11 settembre 2009, alla risoluzione per inadempimento dell’accordo e della convenzione. Avverso tale provvedimento veniva proposto ricorso dai vari raggruppamenti. In sede di valutazione degli atti relativi a questi contenziosi, l’Amministrazione Regionale procedeva ad una ricognizione analitica dell’insieme delle procedure di affidamento nonché dell’accordo dell’aprile 2009. A causa della rinvenuta sussistenza di gravissime patologie procedimentali, veniva accertata l’illegittimità delle procedure, disponendone contestualmente l’annullamento in autotutela".

Oltre che in sede amministrativa, i raggruppamenti avanzarono pretese risarcitorie anche dinanzi il giudice ordinario. E a proposito dell’esito di tali vicende giudiziarie, è di particolare importanza un passaggio dell’audizione di Pier Carmelo Russo, assessore all’Energia nella giunta Lombardo per nove mesi, dal gennaio al settembre 2010:

P. RUSSO, già Assessore regionale per l’energia e i servizi di pubblica utilità. Ho sempre avuto una mia idea personalissima, nel senso che l’affare non era la realizzazione dei termovalorizzatori. Siccome erano dei vecchi catorci, non si sarebbero mai potuti realizzare perché l’UE non avrebbe mai consentito l’accensione e quindi l’affare…
FAVA, Presidente della Commissione. …era l’apertura del cantiere.
P. RUSSO, già Assessore regionale per l’energia e i servizi di pubblica utilità. Era l’apertura del cantiere. Tenete presente che la domanda risarcitoria… era un miliardo e trecento milioni. La Regione Sicilia ha poi chiuso un accordo transattivo a zero…

43 milioni di euro spesi per impianti mai nati - L’ex assessore Russo fa riferimento all’accordo transattivo del giugno 2015 tra la Regione ed i raggruppamenti dell’avviso del 2002. Una rinuncia reciproca alle proprie pretese, è vero, ma che di fatto – come sottolineato dal giornalista Fraschilla in un suo articolo del 9 giugno 2015 – costerà comunque alle casse siciliane 43 milioni di euro per impianti mai realizzati. E forse non ha torto Russo a ritenere che, più della costruzione dei termovalorizzatori, obiettivo della cordata di imprese fosse quello di trascinare la Regione in una lunga e costosa querelle giudiziaria e amministrativa. Come dire: al danno di una gara costruita a tavolino (come vedremo più diffusamente nel successivo capitolo) si è aggiunta anche la beffa di una lite miliardaria.

Gara a Tavolino - Che la gara per la costruzione dei quattro termovalorizzatori fosse un accordo costruito a tavolino e definito fin nei più oscuri dettagli lo conferma l'ex assessore regionale per l'energia e i servizi di pubblica utilità Pier Carmelo Russo:

P. RUSSO, un numero fattoriale è un’equazione che si usa per stimare il calcolo delle probabilità. Sa quante possibilità c’erano che la gara potesse andare così com’è andata? Una su 949.173.615. Tanto per dare un’idea, le possibilità di vincere il superenalotto sono una su 622 milioni.
Insomma, più semplice vincere il superenalotto con una puntata secca che determinare, per pura casualità, la perfetta simmetria delle quattro offerte che si aggiudicano l’appalto per i termovalorizzatori senza mai sovrapporsi. Un accordo di cartello che aveva, come posta in palio, cinque miliardi e mezzo di vecchie lire per vent’anni. Centodieci miliardi.
P. RUSSO, Sostanzialmente il bando com’era strutturato? Si dovevano fare quattro termovalorizzatori. Ma dove si dovevano fare? Boh! Lo dicano le offerte. E quali comuni ognuno di questi quattro termovalorizzatori servirà? Boh! Lo dicano le offerte. (…) In una condizione di questo tipo la possibilità di sovrapposizioni era particolarmente elevata. Cosa intendo dire? Che se io non dico quali sono i comuni dove realizzare gli impianti, i partecipanti alle offerte tenderanno a concentrare la propria proposta sui comuni cosiddetti virtuosi, quelli dove maggiore è il livello di riscossione fiscale, più accentuata è la raccolta differenziata e viceversa rimarranno inoptati i comuni che si pongono all’estremo opposto di questo ideale segmento…

Invece i 390 comuni siciliani risultano geometricamente distribuiti nelle quattro proposte vincenti: nessun comune resta fuori, nessun comune risulta indicato in più di un’offerta, nessuna sovrapposizione. Come dice Russo, una probabilità su quasi un miliardo: miracolosa preveggenza.

RUSSO, se poi si aggiunge che tre raggruppamenti su quattro furono costituiti tutti dallo stesso notaio, a Tivoli, che le fideiussioni sono state fatte dal medesimo istituto di credito e recano numeri d’ordine progressivi, se il quarto raggruppamento, che sembrava escluso, in realtà era partecipato da tutte le imprese degli altri raggruppamenti, l’accumularsi degli indizi, se non è prova, insomma… Attenzione, io non sono contrario ai termovalorizzatori, io utilizzo sempre la metafora della penna: se questa penna viene utilizzata per prendere appunti, è ottima; se la uso per conficcarla in un occhio, è pessima. Più che altro, io sono contro le gare truccate, che è tutt’altro tema.
 



Native | 2024-07-16 09:00:00
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