Don Francesco Fiorino, presidente dell'Opera di Religione Mons. Gioacchino Di Leo, in queste settimane di emergenza Covid è stato il motore della macchina di solidarietà che si è mossa per aiutare i bisognosi. Però adesso getta la spugna un po' perché vuole preservare la sua salute e un po' perché l'hanno fatta arrabbiare. Cos'è successo?
Non è che sto male. Io sono tra i soggetti a rischio, sono stato 20 giorni a contatto con persone, e il mio sistema immunitario non è dei migliori. Farò il controllo, ma assicuro tutti che mi riprenderò, anche a chi non mi vuole bene.
Ma chi è che non vuole bene a Padre Fiorino?
Purtroppo come ho scritto nella mia nota in questo periodo di pandemia c'è chi dà il meglio di sé e chi il peggio. L'invidia, l'autoritarismo, non prendere decisioni condivise, non ascoltare chi lavora ininterrottamente e gratuitamente, purtroppo si sono manifestati. Devo ringraziare i circa 40 volontari che hanno lavorato sodo in questo periodo.
Cosa l'ha fatta arrabbiare?
C'è qualcuno dell'amministrazione, e qualcuno dell'altro ente che ho contribuito a costituire come La Fondazione San Vito, che non li rappresentano in maniera adeguata. Addirittura si sono lamentati del fatto che il giorno di Pasquetta abbiamo lavorato per portare da mangiare a chi ne aveva bisogno. Questo fatto mi è stato rimproverato dal responsabile della fondazione San Vito che forse è troppo legato all'attuale amministrazione. Forse non è obbiettivo nelle sue valutazioni. Ci rimproveravano del fatto che nel giorno in cui era vietato circolare noi siamo andati allo stadio a preparare pacchi per i bisognosi. Siamo all'assurdo. C'è gente che si impegna, anche sollecitati dai servizi sociali, perchè c'erano casi disperati. Si è arrivati a mettere in dubbio la raccolta fondi dell'opera di religione.
In che senso?
Ci si è lamentati del fatto che abbiamo raccolto di più della raccolta fondi istituzionale. Noi abbiamo raccolto 9 mila euro, la Fondazione San Vito 4 mila euro. Qui si cade nel ridicolo.
Cos'è successo con i locali? Voi volevate andare al PalaSport per stoccare le derrate. Il Comune vi ha detto di no. Perchè?
Abbiamo chiesto un locale adeguato, come il Palazzetto dello Sport, in cui potevamo rispettare le distanze tra noi. Il locale scelto dal Piano di Protezione Civile comunale, tra l'altro, è proprio il PalaSport. Poi il sindaco dice che non si può utilizzare per non rovinare il parquet, non mi sembra una motivazione valida, visto che lì si sono svolti degli eventi.
Per l'amministrazione era anche poco sicuro.
Ci voleva la vigilanza notturna. Ma quando l'ho chiesto al vice sindaco mi ha risposto che non c'erano i soldi, che si sarebbe tolto il latte ai bambini.
Una scusa?
Non hanno neanche chiesto ai Bersaglieri se era possibile fare questo servizio, e sarebbero stati i militari. A Trapani l'esercito presiede anche siti strategici. Il Comune voleva darci un locale chiuso da anni, un garage nella sede dei vigili urbani. Un locale non a norma, e noi dovevamo mettere il cibo? Questo non è rispetto della legalità. Noi dobbiamo fare un servizio alle persone che sono in forte difficoltà. Serve serietà e responsabilità. Io non mi sono ritirato per la salute, io non sopporto gli autoritarismi.
E' riesplosa la povertà in queste settimane.
Sì, è riemersa. La nostra città ha tante situazioni di povertà. E' chiaro che chi lavorava in nero, chi faceva lavoretti o veniva sottopagato, è rimasto senza alcun reddito. Ho visto gente piangere perchè non aveva mai avuto la necessità di chiedere aiuto. Lo hanno fatto con molta dignità, qualcuno anche con rabbia. La gente non riesce a mangiare e neanche a comprare un farmaco minimo.
L'attività dell'Opera di Religione mons. Di Leo continua?
Sì, certo, autonomamente. Ringrazio tutte le persone che ci stanno comunque sostenendo.
Successivamente a questa intervista realizzata il 18 Aprile Padre Fiorino ha chiarito alcuni aspetti della vicenda in questa nota.