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28/03/2020 06:00:00

Boom del virus in Spagna. Il racconto di un medico marsalese a Barcellona

 “C’è preoccupazione. Ma la Spagna si sta organizzando bene davanti allo tsunami coronavirus. Noi medici? Siamo più attenti e consapevoli anche guardando quello che succede in Italia”.

 

Rosa Maria Gerardi, Neurochirurgo di Marsala, in provincia di Trapani, parla da Barcellona, dove vive e lavora. Parla da una città deserta, da una Spagna che è diventata la nuova “Italia”, dove il Coronavirus corre velocissimo e conta oltre 65 mila contagiati e quasi 5 mila vittime, più della Cina. Una diffusione velocissima nel Paese che ha capito in ritardo la portata del virus. Negli ospedali spagnoli la situazione è critica, soprattutto a Madrid, epicentro del contagio.

Parla da una Barcellona deserta la dottoressa Gerardi. Orfana dei migliaia di turisti che solitamente affollano la Rambla, la Barcelloneta, e le altre attrazioni turistiche come l’Arco di Trionf e la Sagrada Familia di Gaudì.
Strade occupate solo da chi porta a spasso il cane, va a lavoro, o a fare la spesa. Poi solo pattuglie della polizia.
La Spagna, adesso, per contrastare la diffusione del Covid 19, ha preso spunto dalle misure di contenimento dell’Italia. Ma è arrivata in ritardo. Le prime avvisaglie non sono state prese sul serio. Oggi il paese iberico, e soprattutto la capitale Madrid, registra una crescita enorme, ogni giorno, dei contagiati e delle vittime del virus.


“Le persone, e le istituzioni, sembra abbiano in un primo momento sottovalutato il problema. Adesso c’è più consapevolezza visto quello che sta succedendo a Madrid, dove la situazione è di piena emergenza” ci racconta Gerardi.

“Le persone hanno preso sotto gamba inizialmente le misure restrittive, continuavano a stare in giro, ad andare per strada a divertirsi. Adesso la situazione è cambiata. Sono aperti soltanto supermercati, farmacie e attività di stretta necessitài. Tutti vanno in giro con guanti e mascherine. La pandemia è arrivata anche qui”, spiega il medico siciliano.

Ma sono soprattutto gli ospedali a dover fronteggiare l’onda d’urto dell’epidemia.

“Gli ospedali della Catalogna si stanno riorganizzando per ridimensionare dei reparti per far posto ai pazienti Covid”. Gerardi ci spiega che a Barcellona la situazione negli ospedali “è ordinata al momento rispetto a quello che si vede di Madrid, anche perchè i casi sono minori. Gli ospedali stanno facendo fronte all’emergenza preparando anche i medici che non sono specialisti a dare un loro contributo. Siamo sempre medici”.

La domanda che si pongono gli osservatori davanti all’escalation di contagi in Spagna è se il sistema sanitario spagnolo reggerà. “Questa è una bella domanda. In Spagna c’è un sistema misto pubblico-privato, con ospedali privati a tutti gli effetti dotati di terapie intensive. La percezione è che ci sia una diffusione maggiore di strutture private rispetto all’Italia dotate di strumentazioni idonee a ricoverare i pazienti Covid. In questo senso - spiega Gerardi - è stata pacifica la decisione della collaborazione tra pubblico e strutture private che sono in ogni caso convenzionate. Il problema potrebbe sorgere nelle piccole città”.


Il numero consistente di contagiati tra medici e operatori sanitari in Italia ha messo sotto accusa i protocolli di sicurezza adottati negli ospedali. Ma è anche vero che un virus di questa portata, con queste caratteristiche, con questa facilità di trasmissione, è stato una sorpresa per tutti. In questo senso è naturale che i medici, anche in Spagna siano preoccupati. “Certo, lo siamo. Speriamo di non vivere a Barcellona quello che sta succedendo in Italia e a Madrid. Ma c’è da dire che, vedendo quello che è successo in Italia, adesso c’è molta attenzione ai protocolli da seguire - aggiunge Gerardi. Anche le persone dopo l’iniziale sottovalutazione stanno rispondendo in maniera ordinata, non ci sono state resse ai supermercati”.

“Le persone stanno chiuse in casa. E ogni sera, alle 20, si affacciano e parte un applauso di incoraggiamento”. Ogni tanto a Barcellona, ci racconta Rosa Maria Gerardi, parte anche la “pentolata”, un gesto che in Catalogna sta per protesta nei confronti dei governanti. “Queste restrizioni imposte dal governo centrale sono state viste come una ennesima invasione di confini”. Un’eterna diatriba, quella sull’indipendentismo catalano, che non si arresta nemmeno ai tempi del Coronavirus.