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23/03/2020 06:00:00

“Noi medici e infermieri dell’Ospedale di Marsala lasciati soli a lottare contro il virus”

 “L’ospedale di Marsala naviga nell’incertezza. Noi infermieri e medici siamo lasciati da soli a lottare contro il Coronavirus”. E’ un atto d’accusa senza precedenti quello di medici e infermieri dell’ospedale Paolo Borsellino che si trovano a fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Parlano di direzione sanitaria inesistente, e di assenza di protocolli di sicurezza come il percorso “sporco-pulito” fondamentale in queste situazioni. E ancora c'è carenza di mascherine, guanti e tute. Infermieri costretti a turni di 12 ore senza la possibilità di bere, mangiare e fare i bisogni. Ecco la lettera aperta di medici e infermieri.

Siamo un folto gruppo di dipendenti dell’Ospedale di Marsala, tutti direttamente o indirettamente coinvolti nell'emergenza Coronavirus. Lavoriamo in diversi reparti, con diverse mansioni ma parliamo tra di noi, ci confrontiamo, dialoghiamo costruttivamente. Scriviamo questa nostra lettera aperta per sottolineare quanto sta accadendo da settimane e si ripete quotidianamente.


Il nostro gruppo è formato da personale dotato di grande cuore, capacità professionali ed abnegazione. Quando ci hanno comunicato l’ordine di servizio, seppur senza alcun preavviso, per far parte della squadra COVID, abbiamo accettato senza remore la sfida che il nostro territorio ci ha chiesto di fronteggiare.


Nonostante tutti fossimo consapevoli di essere impreparati a fronteggiare tale emergenza, soprattutto perché nessuno di noi aveva conoscenza approfondita del problema, dal giorno 11 marzo è scattato in ospedale un piano di azione che definiremmo sregolato, frammentario e contraddittorio. In poche parole ci siamo accorti di non avere una guida consapevole sopra di noi. Da quel giorno si sono succedute una serie infinita di comunicazioni inutili, contraddittorie, scollegate e senza senso che cambiavano ogni mezz'ora e viaggiavano su canali tutt'altro che ufficiali. Come si può pretendere che vengano inviati ed accettati ordini di servizio su whatsapp, o peggio a voce, quando nelle lettere protocollate c’era scritto tutt'altro?
Il nostro Direttore Sanitario è barricato nella sua stanza, irreperibile, non ascolta, non agisce. Un esempio lampante è la timeline che lui stesso ci ha inviato con nota protocollata del 13 marzo, dove venivano previste diverse fasi per la realizzazione dell’ospedale: fase a) dimissione e trasferimento dei pazienti del reparto di medicina che, già perfettamente equipaggiato doveva accogliere i primi pazienti affetti da Coronavirus; fase B) Creazione del nuovo reparto COVID nei locali dismessi (ex pneumologia) entro 10 gg.


Recepite le direttive imposte, abbiamo assistito a uno scenario entusiasmante: medici con gli stracci in mano che pulivano sedie e scrivanie, infermieri trasportare, sulle loro spalle, scatoloni di materiale impolverato ed abbandonato per far posto al nuovo materiale: una unione di intenti e di forza di volontà che ha abbattuto le barriere dei ruoli e ci ha portato ad essere tutti soldati dello stesso esercito. Un esercito senza generali. L’entusiasmo è stato continuamente spezzato dalla Direzione Sanitaria, che nonostante dovesse coordinare questa organizzazione con lucidità ed esperienza, alle nostre richieste di supporto e di chiarimento rispondeva con minacce e provvedimenti disciplinari. Così, mentre ancora tutti erano intenti ad allestire il reparto, con le porte spalancate per il trasloco in corso, si presenta dentro il reparto il personale del pronto soccorso, tutto dotato di dispositivi di protezione, che trasporta il primo paziente COVID potenzialmente infetto, senza alcun preavviso. In quel momento, infatti, tutto il personale ancora intento a coordinare l’allestimento del reparto, non indossava i DPI. Alla richiesta di chiarimenti in merito dell’arrivo del paziente senza preavviso e con ben 8 giorni di anticipo rispetto alla data di apertura prevista, il Direttore Sanitario ha risposto con grave noncuranza che il paziente non era positivo ma bensì sospetto, come se questo non bastasse a mettere il personale in sicurezza.


Da quel giorno è stato un susseguirsi di circolari contraddittorie tra di loro, di percorsi di sicurezza fittizi e identificati da chi, da settimane è chiuso in una stanza, non riceve nessuno, non ascolta i suggerimenti che arrivano da chi è in prima linea. Adesso sono iniziate ad arrivare le comunicazioni di malattia da parte dello staff della direzione sanitaria che continua a navigare nel buio.


Ci riferiscono che nel reparto COVID non esistono validi percorsi sporto/pulito
, i DPI sono carenti e vengono centellinati, gli infermieri sono costretti a un turno di 12 ore notturne senza possibilità di avere un cambio, di bere o di usare i servizi, sono trattati senza rispetto, ed è impossibile capire quali sono le competenze di chi sta dentro e chi sta fuori l’area isolata. Perfino mandare un prelievo al laboratorio di analisi è un continuo dire: “No! non spetta a me! non mandiamo nessuno a prenderlo!” E’ impossibile avere risposte. Non esiste nessuno che abbia le idee chiare. Ieri un’infermiera è dovuta rimanere fuori dalla area operativa solo per trasportare prelievi in laboratorio e sottraendo supporto al collega dentro rimasto solo. Per tre giorni nessuna squadra è venuta a eseguire le pulizie nel reparto lasciando il personale in servizio in un ambiente sporco e malsano perché mancavano i requisiti minimi per la loro sicurezza.
Tutti dicono ce la faremo! Andrà tutto bene! Siamo fiduciosi e qui ci sono pochi casi ma se è vero che il peggio deve ancora venire... abbiamo assoluto bisogno di una vera guida!