Caro direttore, vengo a conoscenza dalla sua testata del gesto nobile effettuato dalla s.ra Elena Ferraro, e lo ricordo, ha messo a disposizione la sua clinica privata per la creazioni altro posti letto di unità terapia intensiva ai già otto esistenti anche a malati di altre regioni. Mi prendo la libertà e la chiamerò per nome dandogli del tu. Elena ha già dato dimostrazione di coraggio dicendo no alla mafia e per questo motivo vive sotto scorta ma continuando a fare impresa creando benessere che definendolo con un eufemismo è un territorio"difficile", subendo attacchi personali sui social, quando espresse il suo favore al commissariamento del comune di Castelvetrano poi sciolto per mafia, un epiteto tale fu considerato da chi la descrisse come la Saviano di turno. Elena al coraggio aggiunge solidarietà affermando ed esortando altri imprenditori a farlo perché ":non è il momento del profitto". Questa affermazione mi ha fatto pensare ad un concetto della cultura e religione protestante sopratutto calvinista "l'etica del profitto", come insegnato dal filosofo e sociologo Max Weber. Elena in una accezione nobile l' ha esercitata, il suo comportamento può tornare utile dopo la tempesta coronavirus, fare impresa può, anzi deve essere etica. Come? Reinvestendo gli utili al netto dei compensi dovuti alla proprietà nella propria azienda, riconoscendo tutti i diritti ai lavoratori soprattutto la salute e laddove possibile redistribuendo parte della ricchezza agli stessi. Probabilmente è utopico, ma, Elena ha dimostrato che è perseguibile. Grazie Elena!
Vittorio Alfieri