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09/03/2020 15:55:00

Dalla zona rossa, prosegue il diario dal disastro

di Domenico Cacopardo

9 marzo 2020

La domenica, qui a Parma, è trascorsa tranquillamente. Come al solito. Una bella straordinaria giornata di sole che avrebbe dovuto spingere molta gente nei parchi cittadini. Invece no. Al Parco Ducale, quello con la reggia di Maria Luigia, c’erano, ben contate, non più di 20 persone.

E il resto? Come al solito: il «Farmer’s market» di piazza Matteotti (un mercato degli ortolani c’è quasi dappertutto, a Marsala, il Mercato del contadino è nell’ampia parte terminale del Lungomare Boeo) era affollatissimo, alla faccia della distanza di 1 metro. Sorridenti e spensierati, i parmigiani hanno occupato la piazza e non solo, visto che la pedonalizzata e centrale via Farini, luogo degli apericena e di ritrovi giovanili, che piazza Garibaldi, cuore politico e civico della città, erano più stipate del solito. I parmigiani hanno invaso i supermercati magari spintonando per prendere l’ultima scatola di crackers.

Un’atmosfera così serena da spingere Claudio Rinaldi, direttore della Gazzetta di Parma, a scrivere oggi un severo richiamo al senso di responsabilità di tutti: «Inutile girarci intorno: siamo di fronte a un comportamento irresponsabile, non solo irrazionale. E assolutamente inaccettabile. Un’offesa al buon senso, all’emergenza che stiamo vivendo, un calcio negli stinchi a quanti … si stanno adoperando per arginare la diffusione del virus … Siamo in emergenza. La gente deve stare a casa, uscendo solo per andare al lavoro o per reali necessità. Punto e basta … non c’è altra strada per uscire da questo incubo.»

C’è però un altro elemento: nella giornata di ieri l’ingresso-uscita dell’Autostrada del Sole non era presidiato e, quindi, era del tutto libero.

Ma oggi, prima di scrivere questo Diario, mi sono voluto documentare. Mi sono recato sulla via Emilia: transito assolutamente libero. Poi alla stazione dell’A1. Nemmeno una pattuglia, anche qui transito liberissimo. L’andarsene o no da Parma è lasciato alla discrezionalità assoluta dei cittadini e, perciò, al loro senso di responsabilità. Gli ordini adottati nel decreto di sabato sono, quindi, ordini putativi nel senso che la loro osservanza è libera.

Ora, questa distonia tra comunicati preoccupati nei quali, tuttavia, lo Stato sembra voler rassicurare gli italiani che la violazione delle norme soprattutto quelle relative alla mobilità dalle zone rosse, sarà perseguita, e la realtà dimostra come lo Stato sia incapace di mettere in strada le pattuglie necessarie a far rispettare i suoi legittimi ordini. Oltre che, ovviamente, incapace di tanto altro.

Continua, tuttavia, l’esodo. Un esodo, probabilmente, gradito a molti responsabili di servizi della Regione Lombardia, per ovvi motivi di campanile. E si muovono verso il Sud e le isole migliaia di persone, le cui famiglie, spesso, si sono spostate verso il Nord per motivi sanitari. Gli ospedali di Milano, dal Niguarda al Policlinico, sono normalmente affollati di pazienti, oltre che di medici, provenienti dalla Sicilia, dalla Calabria, insomma dal nostro Sud. Perché, a torto o a ragione (ma più a ragione) considerano la sanità del Nord più attrezzata ed efficiente di quella del Sud. E ora, ne la hora de la verdad, tutto è dimenticato, le esperienze sono archiviate e si lascia il Nord e le sue ampie possibilità assistenziali?

Un cinico direbbe: «Niente male nell’economia generale della pandemia: gli ospedali sono pienissimi, interi padiglioni sono stati dedicati al Coronavirus, le terapie intensive sono sature, almeno finché non saranno attivate nuove postazioni.»

Durante il terremoto del Friuli, un funzionario di prefettura collocò sulla sua scrivania un cavalierino sul quale era scritto: «Il disastro è autorizzato i soccorsi no!» Satira?

Ps: il diario n. 1, di ieri, erroneamente indicava la data del 7 marzo. Era invece l’8.

www.cacopardo.it
 



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