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28/02/2020 14:30:00

"Il grande inganno", le donne in politica nemiche di se stesse di Marianna Aprile

di Rossana Titone - Il libro di Marianna Aprile, “Il grande inganno”, edito da Piemme, è una delusione.


Il titolo è forviante, dovrebbe indicare il percorso, difficile, di una donna nel mondo di una politica tutta al maschile, invece è un libro, l’ennesimo, in cui si parla male di Silvio Berlusconi e delle “starlette” che avrebbe portato in parlamento.


Dispiace non venga sottolineato come ad esempio Mara Carfagna sia andata oltre il solo aspetto fisico ma abbia dimostrato di avere stoffa e strada da fare perché brava. Ad un uomo bello non viene chiesto di dimostrare di essere bravo.
Di donne non si parla con accezione positiva in questo libro, che evidentemente doveva colmare un vuoto editoriale, ma di donne come mogli, compagne, fidanzate, lamentandosi del fatto che gli uomini di spicco del Paese, da Giuseppe Conte a Luigi Di Maio e Matteo Salvini, non hanno portato alla luce della ribalta, e bene, le loro storie di vita privata.


Sarà proprio che la retorica ha vinto in questo libro, cercare in Italia una first lady al pari di Michele Obama è un errore. Così come è un errore voler a tutti i costi che la politica non abbia lati di riservatezza privata.


Eppure di donne in gamba ce ne sono e ce ne sono state, Veronica Lario fu la prima oppositrice politica del marito. La Lega Nord nasce non dalle idee di Umberto Bossi ma dalla volontà e dal capitale economico della moglie Emanuela.
Criticata anche Agnese Renzi, per il suo modo schivo, fuori le telecamere.


Non sempre le ricette e i fari della politica devono accomodarsi anche nelle camere da letto o nei salotti di casa. Non tutto deve essere dato in pasto alla stampa, perché oggi più social si è e meglio si distoglie l’attenzione dalle vere problematiche del Paese.
E tra una donna, compagna di qualcuno di potente, che accompagna il proprio uomo al G7 o alla prima della Scala senza mai dire una parola, compiacente con qualche sorrisino, meglio una donna immersa nel proprio lavoro.


Anni di lotte e di fiumi di inchiostro hanno insegnato poco se poi si chiede che il ruolo di ancella venga rafforzato solo da maggiori riflettori e da più interviste rilasciate.
Poco ci dovrebbe importare di entrare nel quotidiano privato.
Le donne, semmai, devono dimostrare di esistere in politica indipendentemente dalla presenza di un uomo, perché hanno qualcosa da dire e da fare, perché sono libere di scegliere se devono esserci oppure no.
Sminuire il ruolo a “compagna di” o “moglie di” è vanificare quello finora fatto e relegarle al ruolo di brave ma silenti accompagnatrici.
Il libro poteva raccontare meglio la questione femminile che invece viene qui sbriciolata a gossip, a vita privata buttata online.
Esempi di donne brave in politica ce ne sono: Carfagna, Boschi, Bonino.


Solo tre esempi a cui non viene chiesto di farsi accompagnare dal damino di turno, al contrario a loro si chiede di dimostrare il doppio della competenza e della compostezza rispetto ad un uomo.
Il libro è un esempio di come le donne siano nemiche di se stesse e giochino per finire a terra.