Da “Jojo Rabbit” a “Parasite”. Le pagelle dei film in uscita
JOJO RABBIT di Taika Waititi “UN FILM SUL NAZISMO COME NON L’AVETE MAI VISTO”
Quando regista, sceneggiatore e attore sono incarnati da un'unica persona, ciò non passa sicuramente inosservato. Taika Waititi ha rivestito tre ruoli fondamentali in un film che porta in scena tre diversi generi, la commedia, il dramma e il black humor. Una scelta rischiosa ma evidentemente vincente. Il piccolo Jojo, cresce nella Germania nazista, seguendo le regole della gioventù Hitleriana che negli anni è stata in grado di plagiare i pensieri e le azioni dei giovani bambini tedeschi. Jojo come molti bambini della sua età ha un amico immaginario che lo accompagna nelle sue decisioni, solo che il suo è Adolf Hitler. Ciò che stravolgerà la visione di Jojo sarà l’incontro con un’ebrea, che proprio la madre (Scarlett Johansson) nasconde. Taika Waititi è stato in grado di toccare con delicatezza e leggerezza una delle pagine più buie della nostra storia, raccontandolo attraverso gli occhi di un bambino che ingenuamente segue le volontà del suo “eroe”. Un Hitler che lo stesso regista interpreta, e che con un tocco di black humor riesce anche a strappare una risata. La parte finale invece viene dedicato inevitabilmente al dramma che non può far a meno di uscire e mostrare quell’orrore che è stata la guerra. Jojo Rabbit è il primo film sul nazismo in grado di miscelare diversi generi ed ottenere un finale in grado di far ridere e piangere contemporaneamente.
Voto : 5/5
IL LADRO DI GIORNI di Guido Lombardi “IL TROPPO STROPPIA”
Film tratto dal sceneggiatura che vinse il premio come miglior soggetto al Solinas nel 2009. Al centro della storia vi sono un padre (Riccardo Scamarcio) e un figlio. La vita squilibrata del padre dovuta al suo coinvolgimento nella malavita porterà i due ad allontanarsi quando Salvo è ancora un bambino. Dopo 7 anni Vincenzo ritorna nella vita del figlio, non per amore, almeno così fa intendere all’inizio, ma perché “per non destare sospetti un bambino è meglio di una pistola”. La recitazione discutibile del ragazzo spesso pone un limite nell’empatizzare con il personaggio, soprattuto in scene pensate per commuovere che perdono inevitabilmente la carica emotiva. Solo nel finale, riesce a sbloccarsi e a trasmettere più emotività . Il film è un viaggio on the road in cui i due protagonisti si riavvicineranno dopo anni di distanza, spesso però questi richiami all’infanzia, attraverso delle mere “casualità”, sono decisamente forzati e alcune volte esagerati, ciò per connettere continuamente il presente a quell’unica scena del passato in cui i due protagonisti si separeranno. Connessioni create per giocare con le emozioni dello spettatore che però davanti a troppe coincidenze (spesso irreali) non può emozionarsi ma annoiarsi.
Voto : 2/5
BIRDS OF PREY E LA FANTASMAGORICA RINASCITA DI HARLEY QUINN di Harley Quinn di Cathy Yan “ LA LINEA SOTTILE TRA COMICO E RIDICOLO”
Dopo Suicide Squad, Margot Robbie riveste nuovamente i panni di Harley Quinn. Sebbene regista e sceneggiatore cambino totalmente, nei due film l’impronta rimane comunque molto simile. Una commedia che racconta la rinascita di una delle cattive più amate tra i fumetti della DC Comics degli anni ’90. Harley Quinn ci accompagna nella sua storia, ed inizia proprio dalla fine del suo amore con Joker, nonché evento scatenante della disavventura che si troverà a dover affrontare. Al centro del desiderio di innumerevoli cattivi e personaggi che bramano la vendetta c’è un diamante, che non sarà però facile conquistare. È evidente la volontà di voler mantenere uno stile comico e tipico dei fumetti, ma la storia banale e a tratti noiosa, sfocia inevitabilmente in dialoghi ridicoli che rasentano lo squallore. Gli appassionati sanno che Harley Quinn è una cattiva svampita con un fondo di tenerezza , in grado di affrontare i crimini con il sorriso, e di questo il pubblico non può fare a meno di innamorarsi. Ma la linea tra comico e ridicolo è molto sottile, e spesso i dialoghi mirati alla risata non raggiungono l’obiettivo sperato, questo per l’evidente artificiosità delle battute. Dopo Suicide Squad, Margot Robbie, seppur molto brava, non riesce a rendere giustizia al personaggio, causa probabile della pessima sceneggiatura.
Voto : 1/5
PARASITE di Bong Joon-ho “IL PRIMO MIGLIOR FILM AGLI OSCAR NON IN LINGUA INGLESE”
Vincitore di quattro premi Oscar, tra cui miglior film, Parasite passa alla storia come il primo film non in lingua inglese a vincere in questa categoria. Siamo in Sud Corea, e al centro della storia vi sono due famiglie, una decisamente povera, l’altra molto ricca. Il primo contatto tra le due famiglie avviene attraverso un terzo che inizierà una catena che si romperà in un modo tanto surreale quanto incredibile. Bong Joon- ho riesce a mantenere lo spettatore incollato sullo schermo per ben due ore senza stancarsi mai, non solo per le continue scene piene di adrenalina e suspense, ma perché proprio attraverso esse riesce a raccontare le diverse situazioni sociali da differenti punti di vista. Un film che porta lo spettatore spesso ad essere in contrasto con se stesso. Infatti seppur consapevole di quanto siano deplorevoli i parassiti, per certi aspetti non riesce a non tifare per loro, forse perché siamo un po’ tutti i parassiti di qualcuno, come una grande catena. Un film carico dal punto di vista sentimentale e visivo che fino all’ultimo ci lascia con il fiato sospeso. Parasite ha portato a casa un altro Oscar di grande rilevanza, miglior sceneggiatura originale, e questo non solo per i dialoghi avvincenti e decisamente geniali, ma per la capacità che ci danno di comprendere a pieno gli atteggiamenti e le decisioni che ognuno di loro compirà. Parasite è già passato alla storia, ed è proprio per questo motivo che la casa di produzione ha deciso di distribuito nuovamente nelle sale cinematografiche in questi giorni.
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