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12/02/2020 06:00:00

Triscina, l'associazione degli abusivi difende l'ambiente dalle demolizioni

 Riprendono le demolizioni delle case abusive sul litorale di Triscina.

Lunedì scorso, dopo circa sei mesi di fermo, come avevamo già scritto, sono stati abbattuti due immobili.

L’amministrazione 5 stelle di Castelvetrano viene incalzata da due fronti contrapposti. Da un lato, accusati da Legambiente regionale di accampare scuse per non abbattere le case, fermando “un progetto di legalità nella patria di Matteo Messina Denaro”. Dall’altro, accusati dagli abusivi di non prestare la dovuta attenzione all’ambiente.

 

Non è la mafia a rallentare gli abbattimenti, né tantomeno un’amministrazione politica che anche volendo non sarebbe in condizioni di fare alcun dietrofront su un’azione già avviata in esecuzione di decisioni della magistratura.

C’è invece un sistema che sembra avere l’intento di dimostrare che le demolizioni, paradossalmente, siano contro l’ambiente. Un sistema che ha trasformato l’associazione degli abusivi in novelli paladini del rispetto delle norme ambientali per la salvaguardia della costa.

Un po’ come se i produttori di carne si lanciassero in una battaglia per i diritti degli animali.

 

Dall’attacco di questi due fronti, Legambiente regionale e l’associazione “Triscina Sabbia d’Oro”, emergono però degli spunti di domanda interessanti.

Ne abbiamo parlato con il vicesindaco Biagio Virzì e l’assessore alla rigenerazione urbana Maurizio Oddo.

 

Al di là dei modi e della diffidenza, forse causata da un’interruzione troppo prolungata dei lavori di demolizione, il presidente di Legambiente Sicilia, Gianfranco Zanna, ha posto una domanda molto pertinente, chiedendo se “sono state fatte le comunicazioni agli abusivi che hanno avuto le case abbattute per ottenere da parte loro il pagamento delle spese sostenute”. Cosa rispondete?

 

Non ancora. Le comunicazioni devono essere fatte in seguito ai singoli acclaramenti, cioè dopo le relative certificazioni della fine dei lavori per ciascun lotto.  Ecco perché noi abbiamo chiesto l’accelerazione delle procedure di acclaramento, che ci permetterà di fare le richieste. Ad oggi, per le demolizioni sono stati spesi più di 600 mila euro, ma ne sono ritornati poco meno di 100 mila. Si tratta di somme pagate dai proprietari senza sollecitazione da parte del creditore. Il nostro scopo, chiaramente, è quello di recuperare il più possibile.

 

Certo, il recupero delle somme sarà un cammino in salita. E’ facile prevedere che tra gli ex proprietari in grado di restituirle, molti si spoglieranno di conti e beni, magari a favore di familiari, in modo da non subire alcun pignoramento. Diciamola tutta: non si tratta soltanto di padri di famiglia privi di averi, che molti anni fa si sono fatti la casetta al mare e basta. Come avere i soldi indietro da parte di quelli che sicuramente ce li hanno?

 

Quest’amministrazione rappresenta la comunità e farà il possibile per evitare che una piccola parte della cittadinanza possa fare un danno a tutti. Se sarà necessario, faremo delle azioni di revocatoria degli atti di alienazioni a pregiudizio della pretesa creditoria. In sostanza, cercheremo di vanificare il classico tentativo di intestare i propri beni a terzi per evitare di pagare.

Vorremmo che fosse chiaro che questi mesi di fermo non sono stati affatto causati dalla volontà di non proseguire un’importante azione di legalità. Tutt’altro: vogliamo che quest’azione vada avanti, ma nel migliore dei modi. Più faremo le cose bene, più aumenteranno le probabilità di svolgerla senza intoppi.

 

L’associazione “Triscina Sabbia d’Oro” chiede se le demolizioni fatte finora abbiano compreso anche le relative fondazioni, i pozzi d’acqua e le fosse Imhoff e se queste opere rientrino nelle somme stanziate.

 

In molti casi, pozzi d’acqua e fosse Imhoff sono rimasti dov’erano. Noi ne abbiamo chiesto la rimozione proprio per permettere il ripristino dei luoghi e gli acclaramenti. Su questo aspetto, l’accordo quadro firmato con l’impresa è generico, ma è evidente che prima della costruzione degli immobili abusivi, lì quei pozzi non c’erano. In ogni caso si tratta di opere che rientrano nelle somme stanziate.

 

 ***

 

Alle risposte del vicesindaco Virzì e dell’assessore Oddo, aggiungiamo una considerazione.

La struttura tecnico amministrativa del comune, al netto dei pensionamenti (e quindi di un personale ridimensionato anche nelle competenze), è sempre la stessa. A fare la differenza non è la guida apicale, oggi politica e ieri istituzionale.

Le polemiche sulle presunte incompetenze dei 5 stelle, almeno nell’ambito locale, rischiano quindi di essere strumentali. Figlie di una confusione antica che, nei periodi di difficoltà, ha visto sempre più elettori alla ricerca del candidato sindaco  che “sapesse dove mettere le mani” per fare funzionare la macchina amministrativa, sbiadendo le differenze fondamentali tra una guida politica e la conduzione tecnica.

 

Oggi è come se l’amministrazione politica della città dovesse fare i conti con le eventuali denunce nei confronti dei propri tecnici, in caso per esempio di acclaramenti che non potrebbero fare o di smaltimenti di materiale su cui avrebbero dovuto meglio vigilare.

Si spiegherebbero così le “dimissioni” del primo direttore dei lavori, il congedo straordinario per un anno da parte del secondo ed il ritorno del primo.

Un fiato sul collo che in altri ambiti non si era mai verificato, alla ricerca di errori grandi o piccoli che potrebbero essere segnalati all’autorità giudiziaria.

Insomma, un contesto simile a chi pretende la multa per il titolare della pescheria, reo di non aver indicato il nome scientifico dei pesci.

Ecco, in quest’atmosfera dove  chi ha offeso le coste col cemento, oggi fa finta di difenderle dall’inquinamento provocato dalle demolizioni, forse può avere un senso l’aiuto della soprintendenza.

 

Davvero l’associazione “Triscina Sabbia d’Oro” è la più titolata ad avanzare dubbi sulle inadempienze dell’impresa (e del comune) sul piano ambientale?

E’ veramente in difesa dell’ambiente che gli abusivi si chiedono se le (presunte) irregolarità nella “gestione dei rifiuti e di inquinamento dei siti post demolizione” da parte dell’impresa Cogemat, potrebbero rappresentare dei gravi motivi per la risoluzione del contratto?

 

Egidio Morici



Native | 2024-07-16 09:00:00
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