Il cerchio magico di Silvana Saguto, le persone a lei vicina che facevano parte di quel sistema di favori che ha sconvolto il tribunale di Palermo.
L'ex presidente della sezione misure prevenzione del Tribunale palermitano è oggi imputata in un processo in cui alla sbarra c'è il sistema della gestione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia. Un “sistema”, appunto, scoperto in anni di indagini che hanno fatto emerge il lato oscuro dell'antimafia, quello fatto di favori e di abusi di potere. Al centro Silvana Saguto, magistrato ritenuta icona dell'antimafia. Le Iene sono tornate sul caso Saguto svelando altri particolari, pubblicando altre intercettazioni. Si parla del cerchio magico, di come personaggi, anche con importanti cariche istituzionali, avrebbero avuto un ruolo sostanziale nella gestione, secondo le indagini, clientelare degli incarichi sui beni confiscati e sequestrati.
Sotto accusa, oltre a Silvana Saguto, ci sono anche il padre di lei, Vittorio, il marito Lorenzo Caramma e il figlio Emanuele, gli amministratori giudiziari Gaetano Cappellano Seminara, Walter Virga, Aulo Gigante (per cui è stata chiesta l'assoluzione alla luce di una modifica del capo di imputazione) e Nicola Santangelo
LA NUORA LICENZIATA
C'è un caso che emerge nell'indagine, anzi, da cui parte tutto. E' la gestione dei beni sequestrati alla famiglia Rappa, nel marzo 2014.
Un patrimonio di 800 mila euro affidato all'amministrazione giudiziaria gestita dall'avvocato Walter Virga, figlio del giudice Tommaso Virga, collega di Saguto, nel cui studio lavora la nuora di Silvana Saguto. Nel 2015, dopo il primo servizio de Le Iene, Walter Virga, fa un passo indietro che fa infuriare la Saguto. Cioè interrompe la collaborazione con l'avvocatessa nuora della giudice. L'ex presidente della sezione misure prevenzione di Palermo a telefono alla nuora dice: “La pagherà carissima. Non lavorerà più, per me può restare solo”. Si riferisce a Virga. La Saguto era molto arrabbiata: “appena lo rivedo ci penso io”. E' uno sfogo che sa di vendetta.
Le indagini trovano ulteriore spunto dalle conversazioni di Virga, che nel suo studio riassume quello che si scoprirà man mano che andranno avanti le indagini. “Lei fa parte di un sistema (si riferisce alla Saguto, ndr). Parliamoci chiaro, perchè era sempre Provenzano a prendere gli incarichi?”.
Parla di Carmelo Provenzano, docente, amico della Saguto, che lavorava in alcune grandi amministrazioni giudiziarie, e ad esempio donava alla giudice frutta e verdura, a casse, delle aziende sequestrate in cui lavorava. Ma è soprattutto un docente universitario, e secondo Virga, sempre intercettato, Provenzano avrebbe aiutato il figlio della Saguto a prendere le materie all'università, e in cambio avrebbe ottenuto incarichi nelle amministrazioni giudiziarie con lauti compensi.
Uno scambio di favori replicato in altre circostanze. Proprio Virga definisce la collaborazione della nuora della Saguto nel suo studio come “pizzo” da pagare per avere anche lui degli incarichi.
IL RAPPORTO CON ROSOLINO NASCA, COLONNELLO DELLA DIA
Tra Rosolino Nasca, colonnello della Direzione Investigativa Antimafia di Palermo e la Saguto, emerge, non solo un rapporto di stretta collaborazione, ma “corruttivo”, scrivono gli inquirenti. C'è ad esempio il caso di un complesso di aziende sequestrate da dare in amministrazione giudiziaria. Nasca suggerisce alla Saguto di nominare amministratore una persona da lui segnalata, e il marito della giudice avrebbe potuto lavorare lì senza figurare da nessuna parte. “Come? Viene assunto da una terza persona”, è la soluzione prospettata da Nasca, che varrebbe anche per la nuora della Saguto appena fatta fuori da Walter Virtga. Si tratta di uno dei sequestri più grandi nella storia dell'antimafia italiana, un patrimonio da 1,6 miliardi di euro.
La cosa è grossa, la Saguto è preoccupata per i riflettori accesi da tutta Italia su questo maxi sequestro e decide di tirarsi indietro da quell'accordo che avrebbe visto il coinvolgimento del marito senza farlo figurare da nessuna parte. Nel frattempo però non gli scende giù la figura dell'amministratore giudiziario suggerito da Nasca: “è un cretino. E' una nomina folle”.
Nomine e compensi a gogo, in questi casi. Aziende che piano piano però fallivano.
E qui rientra in scena anche Carmelo Provenzano, che viene nominato coadiutore. In questo modo diventa una “fonte di approvvigionamento economico”, perchè vengono segnalate tutta una serie di persone vicine alla Saguto da assumere nelle aziende amministrate.
Uno scambio di favori reciproco. Liquidazioni per Provenzano per 700 mila euro, anche nipoti, moglie, cugini, parenti della moglie. Incarichi solo per giustificare esborsi di denaro. Nessuno controllava in effetti il ruolo degli assunti.
IL CASO DELLA LAUREA SCRITTA DA PROVENZANO
Provenzano, docente all'Università Kore di Enna, secondo l'accusa, avrebbe anche scritto la tesi di laurea del figlio della Saguto. Tesi terminata pochi giorni prima della nomina. Si parla di una “farsa”. Il figlio non conosce neanche il titolo della tesi. Carmelo Provenzano avrebbe proprio scritto la tesi per il f iglio della Saguto, emerge dalle intercettazioni. E in questi giorni Provenzano è intervenuto a processo smentendo questa circostanza.
"Non ho mai scritto la tesi del figlio della dottoressa Silvana Saguto", ha ribadito in aula, a Caltanissetta, Carmelo Provenzano. "Nella mia professione di docente ho seguito figli di magistrati - ha aggiunto , esponenti di forze dell'ordine, deputati, ma anche figli di operai o persone provenienti da famiglie di umili origini, e non ho mai fatto alcuna differenza. Non ho mai abusato nel mio ruolo di pubblico ufficiale. Nell'unica occasione in cui ho esaminato il giovane Emanuele Caramma (il figlio della Saguto, ndr), nella qualità di commissario, non l'ho selezionato tra i vincitori. Alla mia mamma, ormai in cielo, affido l'esito di questo processo".
IL PORTO DI TRAPANI
Il cerchio magico della Saguto riguarda anche Trapani. Il presidente dell'Anac Cantone aveva dato incarico all'ex Prefetto di Palermo Cannizzo di nominare una commissione di vigilanza per il porto di Trapani. Cannizzo chiama la Saguto e dice, “nomino tuo marito”. Il marito non ha competenze in porti. Poi la cosa sfuma, su suggerimento della stessa Saguto, per evitare altri riflettori su se stessa.
“SO COSE SU BRUSCA...”
“Conosco tutto, tutto quello che è stato. Io lo so chi glieli intesta i beni a Brusca perché io Brusca so tutto quello che faceva”. Sono alcune delle frasi dette da Silvana Saguto e intercettate dagli inquirenti. Secondo le intercettazioni, Giovanni Brusca, killer spietato dei corleonesi, nonostante sia in galere avrebbe ancora un patrimonio che non gli sarebbe stato sequestrato. Patrimonio noto alla Saguto. “Appena Brusca sgarra e io trovo un bene intestato a un suo parente io già so che è suo”, dice la Saguto. Informazioni che, stando alle intercettazioni, Saguto avrebbe preferito tenere per sé.
“Io non è che mi voglio fare sparare. Non lo posso andare a dire al sostituto procuratore ‘Brusca c’ha mezza Piana (degli Albanesi) e gli avete sequestrato una cosa sola’”. All'avvocato Cappellano Seminara, campione di amministrazioni giudiziarie dice: “Tu mi credi che io non gliele vado a raccontare perché questi fanno uscire che l’ho detto io, sicuramente. Sta finendo la pena, altri due giorni e questo va girando e per giunta si è tenuto il patrimonio. È sicuro che se io gli vado a dire: ‘guarda questo negozio è suo, questa cosa è sua, questa casa è sua’ quelli glielo andranno a dire. Siccome io ne ho pochi di nemici mi manca Brusca che sa che io gli vado a dire le cose e gliele vado a fare pigliare, ammesso che le piglino! Perché certo, Brusca non è uno ‘così’, è uno brutto che ce l’ha con me in maniera proprio dichiarata, peraltro. Come io ce l’ho con lui in maniera dichiarata perché non posso tollerare quello che ha fatto e com’è trattato. Io mi tengo quello che so e basta, tanto ne ha tante cose Brusca quelle altre quattro in più che c’ho io di Piana (degli Albanesi) pazienza… Mi tengo quello che mi tengo, sono stanca però”.
Raggiunta dall'inviato de Le Iene la Saguto ha spiegato di aver presentato denuncia in procura a proposito dei beni di Brusca. E non arretra di un millimetro, non ammette niente: “mi sono comportata meglio di come mi dovevo comportate, i fatti non sono veri, ma frutto di travisazioni fatte dalla Finanza. Hanno voluto fare finire un'era che ha portato fino al sequestro dell'Eni. Perchè non mi hanno arrestato? Perchè non potevano provare che fosse vero?”. E ancora: “Sono per legge innocente. Tutto quello che riportano i finanzieri è stato costruito ad arte”.