I Cinque Stelle vogliono fare chiudere l'aeroporto di Trapani?
Sembra proprio che i Cinque Stelle vogliano fare chiudere l'aeroporto di Trapani Birgi. Tre indizi fanno una prova. E qui gli indizi non mancano. A cominciare dall'indagine che vede una richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli amministratori che negli ultimi anni sono passati dalle parti di Airgest, la società che gestisce l'aeroporto di Trapani. E' un' indagine che parte da una denuncia del senatore del Movimento Cinque Stelle, Maurizio Santangelo, e di altri esponenti grillini.
Di cosa si tratta? E' il processo, in corso dinanzi al Gup di Trapani, contro 15 componenti del consiglio di amministrazione dell’Airgest che nell’ultimo decennio, e cioè dal 2008 al 2018, si sono alternati ai vertici della società. L’ipotesi di reato formulata dalla Procura è peculato e falso in bilancio. Tra gli indagati c’è anche Salvatore Ombra a capo di Airgest dal 2007 al 2012 e nominato nuovamente presidente lo scorso mese di agosto “a titolo gratuito”.
L’indagine, coordinata dal sostituto Rossana Penna, è scaturita da un esposto presentato nel marzo del 2018 dal senatore Maurizio Santangelo e dai deputati regionali del Movimento Cinque Stelle Valentina Palmeri e Sergio Tancredi, come si vede anche nella richiesta di rinvio a giudizio.
L’accusa nei confronti degli indagati è quella di "aver capitalizzato i costi di co-marketing tra le immobilizzazioni immateriali alla voce ‘costi di ricerca, sviluppo e pubblicità’ anziché iscriverli nel conto economico”, così “concorrendo a determinare il risultato di esercizio per la sola quota del 20% annuo anziché per l’intero”.
Detta in soldoni: gli accordi con Ryanair per incrementare le rotte, vengono giustificati tramite l'acquisizione di spazi pubblicitari da una società collegata alla compagnia irlandese. E' il famoso co-marketing. Questi soldi sono un investimento, con la cifra che si può dunque iscrivere a bilancio dividendola in cinque anni, o una semplice spesa, che andrebbe contabilizzata subito?
Un altro capitolo dell'indagine riguarda il mancato versamento di 18.363.808 di euro, 13 milioni dei quali riferibili alla Tassa addizionale comunale, che sarebbe dovuta finire in un fondo del Ministero dell’Interno. Non sono soldi spariti, sia chiaro, ma soldi utilizzati per fare altro.
Il secondo indizio: i Comuni di Pantelleria e Castelvetrano hanno chiesto indietro i soldi versati per il co-marketing, e i sindaci sono pronti a costituirsi parte civile nell'eventuale rinvio a giudizio per i vertici Airgest. Chi sono i Sindaci dei due Comuni? Due sindaci grillini, Campo e Alfano. Tra l'altro non si capisce di cosa chiedano la restituzione, dato che non hanno mai versato una lira. Castelvetrano, in particolare, deve 150.000 euro per onorare il patto sottoscritto con gli altri Comuni trapanesi per sostenere le azioni di co-marketing di Ryanair su Birgi. Va detto anche i due Comuni morosi non sono soci di Airgest (nessun Comune lo è) quindi non sono individuati tra le parti offese possibili dalla Procura di Trapani. Le parti offese sono la Regione Siciliana, la Camera di Commercio, l'imprenditore di Trapani Paolo Salerno. Nessuno tra loro si è costituito parte civile nel processo.
Una versione poco chiara di questa vicenda, che mischia molte cose, e sembra fare capire che ci sia un processo che riguardi Ombra e Ryanair, la fa Il Fatto Quotidiano, giornale notoriamente vicino a Cinque Stelle. Si tratta di un articolo che riporta una vicenda nota da un anno (Tp24 ha scritto delle indagini già un anno fa) ed esce il giorno dopo che la Regione Siciliana, per la prima volta, dà un segno tangibile di attenzione a Birgi, con una conferenza stampa di ben tre assessori regionali proprio in aeroporto (ne abbiamo parlato su Tp24 in un articolo che potete leggere cliccando qui).
L'articolo del Fatto si basa essenzialmente sulla perizia della Procura della Repubblica di Trapani. Una perizia di circa 160 pagine costata 168.000 euro.
La perizia è firmata dai consulenti Laura Arosio e Fabrizio Pozzi, brianzoli. Arosio ha avuto pochi mesi fa il suo quarto d'ora di celebrità non voluta. Si è comprata una Porsche, ed ha avuto anche una ricca liquidazione, 400.000 euro, mentre faceva l'amministratrice giudiziaria di un'azienda, la Servicedent, i cui dipendenti, 400, erano in attesa di stipendio e tredicesima.
La vicenda l'ha raccontata Il Corriere della Sera. Qui l'articolo.
Ma torniamo a noi. La perizia, e quindi l'articolo del Fatto, riportano alcune cose che già sappiamo su Birgi, e che valgono in realtà per tutti i piccoli aeroporti, agganciati alle compagnie low - cost. Nel caso di Birgi: la cronica dipendenza da Ryanair e la necessità di continue risorse da parte degli enti pubblici per alimentare il traffico di passeggeri.
Ma ci sono diverse inesattezze. I 15 ex amministratori Airgest non sono indagati per gli "auti di stato" o per il comarketing, ma per la gestione della partita contabile in bilancio, e per alcuni debiti contratti dalla società. E' anche per questo che le difese parlano di "peculato di distrazione". Le somme delle addizionali sono state utilizzate per altri scopi, sono state distratte, appunto, non sono state intascate da nessuno.
Si tratta, purtroppo, di una prassi diffusa in tutti gli scali nazionali, tanto che Enac ciclicamente chiede a tutti gli scali e ai gestori a quanto ammonta il debito relativo alle addizionali non versate. Una vicenda analoga ha riguardato l'aeroporto di Alghero. Due amministratori erano accusati di peculato per aver versato in ritardo addizionali comunali provenienti dalle compagnie aeree. Sono stati assolti, perché i ritardi furono necessari per poter pagare prima gli stipendi dei dipendenti: il fatto non sussiste. Qui l'articolo.
Attualmente, tra l'altro, l'ammontare non versato non è di 18 milioni di euro, ma, secondo fonti interne all'Airgest è di 4,1 milioni di euro.
E se è vero nel 2008 il collegio sindacale espresse dubbi sul primo contratto di co-marketing, è anche vero che la Corte dei Conti aprì un'istruttoria, per l'azione di responsabilità amministrativa, che poi venne archiviata nel Marzo del 2012.
Falsa è anche un'altra circostanza: ovvero che l'Airgest abbia pagato i debiti dei Comuni nei confronti di Ryanair quando alcuni di questi hanno ritardato i pagamenti, o proprio non hanno fatto i versamenti concordati. Non è così perchè Airgest è una società, quasi per la totalità della Regione Siciliana, che non ha alcun potere di "surroga" dei Comuni, rispetto al contratto fatto da loro con la società di Ryanair. A proposito, i Comuni devono ancora alla compagnia irlandese, per il contratto di co - marketing riferito ai vecchi voli, 2014 - 2017, 200.000 euro. E ci sono Comuni, come abbiamo ricordato, che non hanno mai pagato.
Sempre sul Fatto si scrive che con l'arrivo dei turisti a Trapani, "non ci guadagna nessuno".
E' un'affermazione clamorosa. Al di là dell'esperienza degli operatori del settore turistico - alberghiero della provincia, dei ristoratori e dei commercianti, se davvero con l'aeroporto e con i turisti non ci guadagna nessuno, perchè un anno fa venti sindaci della provincia di Trapani sono andati a protestare con la fascia tricolore al petto, e tantissimi cittadini, sotto la Presidenza della Regione Siciliana, a Palermo, per chiedere il rilancio dell'aeroporto?
Il fatto è che si tende a confondere l'azienda - l'Airgest - con il territorio. Detta in maniera semplice, è vero che i contratti di Airgest con Ryanair o con la società collegata non presentano redditività per lo scalo (non ci vuole la perizia per scoprirlo...) ma è vero anche che il guadagno enorme è per il territorio, in termini di ricchezza visibile, che crea posti di lavoro, e quindi genera indotto per l'erario, come per i Comuni.
Sullo sfondo resta la vicenda del co - marketing: dare soldi ad una compagnia aerea in forma di pubblicità, per avere voli, e dunque passeggeri e dunque turisti è lecito o no? Viola le regole della libertà di concorrenza o no? La domanda è interessante, su questo si basa anche gran parte della super perizia. Ecco la risposta sintetizzata nelle conclusioni.
Se si leggono attentamente queste conclusioni, riguardano Trapani, nel caso specifico, ma sono di fatto applicabili agli aeroporti di mezza Europa, e di quasi tutta Italia. La risposta sulla liceità o no del sistema con cui Ryanair sceglie le basi non la deve dare la Procura di Trapani, quanto l'Unione Europea. La vicenda Ryanair, infatti, è nota da tempo, sin dalle prime denunce fatte da Meridiana, in Italia. E' il metodo di Ryanair, che è applicato, in varie forme, a Pisa come a Bergamo. "Ma noi siamo la barzelletta d'Italia e facciamo ridere tutti" è il commento di Salvatore Ombra, sabato scorso, in conferenza stampa, davanti gli assessori regionali venuti in visita a Birgi. Mentre dai piani alti di Birgi si sussurra a mezza bocca un timore: ovvero che quest'azione concentrica contro Birgi potrebbe avere già ripercussioni sul prossimo futuro dell'aeroporto. "Chi vorrà mai aprire una trattiva con il nostro piccolo aeroporto, se sa che va incontro ad inchieste, interrogazioni, articoli di giornale, che da altre parti non si vedono"?
Cosa fa il resto d'Italia con le compagnie low cost (e senza che nessuna procura indaghi?). Un esempio per tutti, la Regione Umbria, che stanzia ogni anno due milioni e mezzo in bilancio per attirare le compagnie aree nell'unico aeroporto della Regione, quello di Perugia. A Cuneo, invece, non certo lo scalo principale in Piemonte, i fondi sono di sei milioni di euro l'anno. A Sassari, la rete metropolitana, che unisce i Comuni del territorio, ha deciso di stanziare per l'aeroporto di Alghero tre milioni di euro. C'è già un programma di massima con Ryanair per riattivare tredici rotte, dopo che la compagnia irlandese aveva abbandonato lo scalo, per concentrarsi su Cagliari. La notizia è del 31 Dicembre, la leggete qui. Per non parlare di Palermo. L'aeroporto Falcone & Borsellino è quello che beneficia del crollo di Trapani Birgi. Lo sapete quanto spende l'aeroporto per gli incentivi alle compagnie aeree? 17 milioni di euro solo nel 2018. E' chiaramente scritto nel bilancio pubblicato sul sito della Gesap, la società che gestisce lo scalo. Si tratta di "fondi propri" specifica la relazione introduttiva al bilancio. Quindi tecnicamente non sono aiuti di Stato, perché sono soldi della Gesap. Ma la Gesap è per quasi il 100% pubblica...
Quelli per Ryanair, insomma, sono "aiuti di Stato" o no? La risposta non è semplice, perchè si inserisce anche tutto l'aspetto del cosiddetto test "Meo". In soldoni: il test Meo prevede che se si dà un incentivo di un euro ad un vettore, ma poi c'è una ricaduta dimostrabile di un euro e anche un solo centesimo per il territorio, allora l'analisi è positiva e non si configura aiuto di Stato. Lo stabilisce un provvedimento pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea nel 2014. Lo spiega bene, rispondendo ad un'interrogazione, l'ex Ministro dei Trasporti Graziano Delrio, proprio a proposito di co-marketig e aeroporti:
"I gestori degli aeroporti" per rivitalizzare il proprio business, ritengono fondamentale utilizzare la leva degli incentivi ai vettori, che è consentita dalle normative europee, a patto che vi sia una conformità, il cosiddetto test MEO, cioè al fatto che, attraverso un'analisi ex ante, si stimi che l'incentivo è comunque in grado di stimolare una produzione di ricchezza sul territorio molto maggiore".
Dicevamo che il sospetto, alla luce di questa lunga storia, è che i Cinque Stelle ce l'abbiano con l'aeroporto di Trapani. Da loro parte la denuncia alla Procura, sono loro i Sindaci che dichiarano di voler indietro soldi (mai versati). Ma c'è il terzo indizio. Il più importante. Perché il tutto avviene mentre lo stesso governo dei Cinque Stelle si prepara all'ennesimo salvataggio di Alitalia. I Cinque Stelle si stanno esponendo tantissimo con Alitalia. La compagnia di bandiera, dai conti catastrofici, ha avuto l'ennesimo prestito ponte dal governo E' il nono. Questa volta di ben 400 milioni di euro. Si parla di "prestito", perché non si può dire "aiuti di stato", ma tutti sanno che quei soldi pubblici non torneranno mai indietro.
Ma i Cinque Stelle hanno anche presentato la loro proposta di riordino del settore chiaramente "sovranista", cioè contro Ryanair e le compagnie straniere. Nella relazione che l'accompagna, infatti, si legge:
“I benefici dell’espansione del mercato del trasporto aereo italiano vengono assorbiti e sfruttati da compagnie straniere e gran parte di questa fuga di proventi è foraggiata da contributi palesi o occulti erogati da aeroporti o enti locali italiani a favore delle compagnie low cost”.
Insomma, pare proprio che ci sia un disegno ben preciso: allontanare Ryanair dall'Italia, per favorire Alitalia. E Trapani, con la sua debolezza strutturale, nota, si presta benissimo a fare da cavallo di Troia. In un gioco al massacro sui cieli d'Italia, e d'Europa, che vedrà come prima e principale vittima, proprio il territorio di Trapani.
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