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30/12/2019 06:00:00

Trapani: le sorelle Fonte e la loro testimonianza al processo per l'omicidio Rostagno/3

 Concludiamo oggi sulle pagine di tp24 il nostro approfondimento sulle testimonianze rese al processo Rostagno dalle sorelle Silvana e Emilia Fonte, che quella sera del 26 settembre del 1988 furono testimoni oculari del passaggio di due auto negli stessi minuti in cui avvenne l’omicidio del giornalista. Qui potete leggere la prima parte e qui la seconda.

Le sorelle Fonte dopo l’omicidio sono state convocate più volte dagli inquirenti e mostrate loro diverse fotografie per i riconoscimenti delle persone a bordo della Uno e della Golf. Come abbiamo già avuto modo di dire ci sono delle contradditorietà sui ricordi e sulle versioni date a distanza di anni dalle sorelle Fonte. I soggetti da riconoscere sulla base degli interrogatori resi dalle due sorelle erano tre, gli occupanti della Fiat Uno non considerando che i quattro che erano a bordo della Golf e che le sorelle hanno visto passare pochi dieci minuti prima rispetto al passaggio della Duna guidata da Rostagno.

Le sorelle Fonte e qui c’è quella contraddittorietà, in cui sono cadute, hanno riconosciuto in totale 5 soggetti o per essere più precisi, hanno riconosciuto le foto che corrispondono a cinque diversi soggetti: Oldrini e Rallo riconosciuti da entrambe; Bonanno e Marrocco, riconosciuti solo da Silvana e Genovese riconosciuto da entrambe. Le due sorelle Fonte hanno riconosciuto o creduto di riconoscere nelle foto n°3 e n°6 degli album fotografici che le sono state mostrate la persona che sedeva accanto al conducente della Fiat Uno.

Il fatto è che le foto 3 e 6 corrispondessero ,a due persone diverse, Oldrini e Rallo e non ad una stessa persona.  Altra contraddizione c’è nel riconoscimento che fa Silvana della foto n°10 con il conducente della Uno che sarebbe secondo lei, corrispondente a Giacomo Bonanno ma su questo non c’è la conferma da parte della sorella Emilia e la stessa Silvana ha creduto di riconoscere la stessa persona ì il conducente della Uno, nella foto n°11, che però corrisponde ad una persona diversa dal Bonanno e cioè Marrocco. Quest’ultimo come il Bonanno è stato riconosciuto solo da Silvana. Entrambe hanno riconosciuto nella foto 7 Genovese quale occupante della Uno e lo hanno fatto con assoluta certezza senza saper dire quale posto dell’auto occupasse.

Le sorelle non possono escludere che si trattasse della persona che sedeva accanto al guidatore ma allo stesso tempo sono così incerte sui lineamenti di questa persona che la riconoscono in tre foto che però sono di tre persone diverse. E con un ulteriore aggravante: nelle ordinanze del Tribunale del Riesame che annullarono le custodie cautelari in particolare di Oldrini e Bonanno si dà atto che dal raffronto delle foto 3, 6 e 7 emerge come i soggetti raffigurati hanno lineamenti e tratti fisionomici decisamente differenti. “Ciò fa capire la gravità dell’errore e della confusione – scrivono i giudici – in cui sono incorse le sorelle Fonte”.

Il 3 maggio 1990, in occasione di uno dei tanti atti di individuazione fotografica, Silvana Fonte ritenne di aver conosciuto in una foto dell’album mostrato dai carabinieri il conducente della Uno. Quella foto corrispondeva a Salvatore Graffeo, un pregiudicato marsalese che a seguito di quel riconoscimento venne arrestato. Ma poi si accertò che non c’entrava nulla e, sottoposto a ricognizione di persona, accertamento che poteva essere effettato visto che erano trascorsi appena meno di due anni dal delitto, non venne riconosciuto dalla stessa Silvana Fonte.

Già prima degli atti individuazione del 13 maggio e del 3 giugno del 1996, c’era stato quindi un precedente atto di individuazione che aveva sortito esito positivo, limitatamente agli occupanti della Uno e in particolare al conducente, ma si era rivelato un abbaglio. Il guidatore della Fiat Uno è stato individuato di volta in volta da Silvana Fonte in diversi quattro soggetti: Bonanno, Marrocco, Genovese (con dubbio) e Graffeo.

Un riconoscimento, dunque poco affidabile ma sempre in buona fede, quello riportato nei verbali che si riferivano al conducente della Uno.
Emilia poi non ha mai preteso di riconoscere il conducente. Riguardo al terzo passeggero, nessuna delle due ha saputo dare indicazioni o descrizioni, anzi non è neppure certo che lo abbiano visto in visto.

Altro elemento suggestivo è che le sorelle, sia pure sbagliando e talora, incorrendo nello stesso errore, hanno indicato soggetti accomunati dall’appartenere alla Comunità Saman. Non è affatto vero che sono stati riconosciuti solo membri della Saman. Non lo era Bonanno Giacomo; non ne ha mai fatto parte Salvatore Graffeo e non era membro della comunità il cittadino tunisino che Silvana ritenne di poter riconoscere come uno degli occupanti della Golf.

Infine, sono approssimative e contraddittorie le valutazioni espresse dalle sorelle Fonte, anzi, nello specifico da Silvana - Emilia non ha affrontato l’argomento -, riguardo alla presumibile età degli occupanti a bordo della Uno. Le indicazioni date da Silvana Fonte, alcune improbabili, hanno dato spunto alla difesa di Vito Mazzara per poter escludere che potesse essere uno degli occupanti della utilitaria Fiat vista dalle sorelle Fonte. Silvana ha detto che erano tre uomini, tre ragazzi. Alla fine ha ribadito che la sua impressione è che fossero tutti e tre giovani, pur non potendo escludere che qualcuno di loro avesse un’età superiore, ma comunque meno di 50 anni. In dibattimento è stato contestato il fatto che il 3 maggio del 1990 aveva detto che: “l’uomo che sedeva al fianco dell’autista aveva 45 anni”.

L’imputato Vito Mazzara, accusato di essere l’esecutore materiale dell’omicidio Rostagno, poi assolto in appello, all’epoca dell’omicidio aveva 40 anni, ma i giudici hanno ritenuto infondato l’argomento della difesa che pretendeva di desumere elementi a favore dell’imputato in base alle approssimative e contraddittorie indicazioni di Silvana Fonte riguardo all’età degli occupanti della Uno.